Alla nuova mappa mondiale della resistenza nel settore zootecnico ha partecipato anche l'ETH di Zurigo
Il Nordest della Cina e dell'India. E poi il Sud del Brasile, l'Iran e la Turchia. Queste sono le aree del mondo che hanno gli allevamenti più a rischio di resistenza agli antibiotici. È quanto emerge da uno studio internazionale che ha realizzato la prima mappa sulla resistenza nel settore zootecnico nei Paesi a basso e medio reddito.
Si tratta di un tema sempre più sentito visto che, spiegano i ricercatori, dal 2000 a oggi la produzione di carne è aumentata del 68% in Asia, del 64% in Africa e del 40% in Sud America. L'aumento è accompagnato da una crescita degli allevamenti intensivi, aree in cui gli antimicrobici vengono usati per cercare di tenere gli animali in un buono stato di salute.
Secondo l'analisi, tra il 2000 e il 2018, la percentuale di antimicrobici che hanno avuto più del 50% di resistenza è aumentata dallo 0,15 a 0,41 negli allevamenti di polli e da 0,13 a 0,34 negli allevamenti di maiali. Gli antimicrobici (categoria all'interno della quale ci sono anche gli antibiotici) che hanno avuto i più alti livelli di resistenza sono state le tetracicline, i sulfamidici, la penicillina e i chinoloni.
Per condividere i dati sulla resistenza gli studiosi hanno creato il portale resistancebank.org, una banca dati mondiale. La firma di questo lavoro è dei ricercatori dell'ETH di Zurigo, del Centro per lo sviluppo delle malattie di Nuova Delhi, della Princeton University e dell'Università libera di Bruxelles.