Vincitrice di Sanremo Young, in gara tra i Giovani, canta questa stasera '8 marzo'. 'Ho tante rivoluzioni in testa, le metto in pratica ogni giorno'.
Qualcuno deve avere insegnato a Tecla Insolia che cantare è molto di più che fare i numeri con la voce. O forse lei lo ha sempre saputo. Essere credibili a sedici anni da meno di un mese, in gara nel tempio della canzone, presuppone testa, oltre che corde vocali. «Non lo so. Sto cercando di non crearmi aspettative. Voglio naturalmente che vada tutto per il meglio. Ma per il momento preferisco vivere il momento» dice alla ‘Regione’ Tecla, sedicenne talento nato a Varese, cresciuto a Piombino, allevato a pane, Disney e cantautori. «Mia madre non mi ha mai privato di ascoltare nulla. Ora i miei gusti musicali sono maturati. Mi piace molto il cantautorato italiano, Tenco, De Gregori, Cocciante, Battisti. E Lucio Dalla», il duetto dei sogni «che non si può più fare».
Ma di soddisfazioni in coppia Tecla se n’è tolte alcune durante ‘Sanremo Young’, gara canora under 17 (vinta, da cui l’accesso all’Ariston) in cui colpì nel duetto con Ron in ‘Vorrei incontrarti fra cent’anni’, retto senza emozione di fianco al relativo autore come solo Tosca saprebbe (ha saputo, nel 1996) fare. «Cammuffo molto bene. Molti danno per scontato che sul palco io sia sempre sicura. Ma sono tutto tranne che insensibile».
‘Sanremo Young’ si svolge a Festival concluso, sullo stesso palco. Tecla, che al talento per il canto unsice quello per la recitazione – «Penso che abbia sempre fatto parte di me», il mondo delle fiction Rai lo sa – ha già preso le misure al luogo: «L’Ariston non è così grande come sembra in tv, ma intimidisce, lo dicono tutti. Lì sopra sono saliti così tanti artisti che ti viene la pelle d’oca soltanto ad annusarne il profumo».
E sul quel palco Tecla canterà ‘8 marzo’, una cosa che sa di Mannoia per messaggio e misura interpretativa. «Parla della forza della donna, è chiaro. Non ha bisogno di spiegazioni, si racconta da solo e io non voglio privare chi ascolta della libera interpretazione». L’unico messaggio di cui si fa tramite è che «sedici anni non significa essere sciocchi e immaturi». C’è un verso, a questo proposito, che sposa perfettamente il concetto: “Siamo petali di vita che faranno un giorno la rivoluzione”. E Tecla, quale rivoluzione ha in testa? «Ne ho tante, e le metto in atto ogni giorno».