laR+ Pinello Motion

Meno strozzini, più direttori

Davanti al bar Castello lo investe la solita nube di fumi proibiti, attraversata la quale Pinello ha ricuperato una forma di pace con se stesso

‘Cheese...’
(Ti-Press)
19 agosto 2024
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La schiera di accreditati, ospiti, imbucati si affanna verso la Magistrale, attratta dalla festa di chiusura a scrocco, quando in direzione contraria vedo ciondolare Pinello: sta rimuginando qualcosa. La prospettiva di una notte pregna di musica e alcol dozzinali non lo attira, non è dell’umore adatto a questa forma di rituale degradazione di sé. E poi è sdegnato: dalla viva voce di una bella signora dagli occhi luminosi ha appreso che in Piazza chiedevano 30 franchi per la singola proiezione e quattro per una bottiglietta d’acqua: “Insomma, strozzinaggio organizzato”.

Mi sottraggo anch’io alla tentazione dell’abbrutimento e accompagno Pinello. Al solito il tema Palmarès non lo appassiona: quei critici che tuonano furiosi contro le decisioni della giuria gli hanno sempre strappato un sorriso di commiserazione. Però un fremito dell’occhio ribelle tradisce la sua irritazione, dice, verso un certo conformismo culturale che inizia a pesargli sulle parti basse. Insomma, passino i lituani, per quanto non proprio memorabili, ma ‘Mond’ è oggettivamente ridicolo nella sua pretesa di giudicare il mondo arabo dall’alto delle supposte libertà occidentali: “Certo, ci sono la donna alternativa, la donna oppressa, la donna malata… E allora si accetta ogni bestialità. Ormai si danno i premi alle intenzioni, non ai risultati. Ma qua si fa Cinema, non pubblicità progresso!”. Colto da un impeto di fervore, Pinello si guarda attorno, temo in cerca di un membro della giuria al quale sottoporre le sue rimostranze. Ma davanti al bar Castello lo investe la solita nube di fumi proibiti, attraversata la quale Pinello ha ricuperato una forma di pace con se stesso. Infatti passa a una delle sue insospettabili passioni, la statistica, che nel momento del bisogno lo soccorre come un testo sacro, con le sue verità esenti dallo sforzo della fede. Dopotutto, mi fissa, ogni anno quanti film imperdibili ricordo? Ecco, se anche uno ogni tanto passa da Locarno va già bene. Come, ribatto, tutto questo carrozzone per un gran film ogni tanto? Ma Pinello è ormai asceso ad altezze da oracolo: “Di ogni miseria sarà valsa la pena se permetterà la fioritura un giorno di anche una sola opera d’arte”.

Comunque, mi chiede con un accenno sornione, qua l’aria è sempre così pura? Certo, come la neve che fiocca nei cessi di Locarno. Pinello è sinceramente incantato dai costumi locali e dalla larghezza di vedute dei tutori dell’ordine. Ma non sono tutti leghisti? Mi professo ignorante in materia e viro il discorso sulla nuova presidente. A giudizio di Pinello, già il fatto che si sia mai appellata alla Madonna del Sasso rappresenta un grande passo collettivo, culturale, antropologico per questa terra: infatti lei non è ticinese. Poi, non è fornita dell’eloquio fluente di Solari, non sarà sempre pronta a prodursi in chiacchiere amabili con ogni pinco pallino, in compenso ha visto più film lei che lui in 25 anni. Ma la vera questione per Pinello è un’altra. Nelle lunghe notti locarnesi infatti circolano le voci… Ne sono a conoscenza? No, noi siamo sempre gli ultimi a sapere le cose. Beh, con autentica commozione Pinello invoca un trattamento umano con quell’anima candida di Giona Nazzaro. Sarebbe del tutto auspicabile che la presidente, se anche le riesce difficile mettere tre frasi in fila, impugni la sua penna foderata di pelle umana e verghi su carta con chiarezza le sue volontà riguardo la direzione artistica. E poi si ricordi di prendere gli occhiali giusti per leggere quanto ha deciso, se no si fa lunga e arriviamo a Locarno 78… Pinello mi scruta complice. Chiaro, no? Più o meno. Vabbè, ora è stanco, deve ancora salutare i suoi amici kazaki. E si allontana, inghiottito dalla fremente notte locarnese.