laR+ Locarno Film Festival

Una rosa gialla per Maja: ‘Trasparenza, coraggio e umiltà’

Il viatico di Solari durante lo storico passaggio di consegne a Hoffmann. La neopresidente: ‘Amo il Ticino, capisco l'italiano, ma datemi tempo’

Marco Solari (dopo 23 anni) ha lasciato a Maja Hoffmann
(Ti-Press/S. Golay)
20 settembre 2023
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C’è un’intenzione su tutte, a indicare il cammino che Maja Hoffmann intende intraprendere come presidente del Locarno Film Festival: quella di non snaturarsi. Con ogni probabilità, neppure caratterialmente. Lo si è capito dal tono di educata prudenza con cui, all’assemblea straordinaria di mercoledì al GranRex, si è espressa (in francese) attorno a temi come la ticinesità o il legame con il territorio, che coincidono con i grandi punti di domanda che sin dall’inizio hanno accompagnato la sua entrata in scena. «Sono una persona del Sud, amo lo spirito ticinese, anche con il suo misticismo legato al Monte Verità. Credo che tutto questo, per la Svizzera, sia incredibile». Aggiungendo poi che «dell’assemblea, svoltasi in italiano, ho capito tutto, dalla A alla Z». Tuttavia, e rimarrà un segno distintivo indelebile, «se cercavate qualcuno con una visione solo ticinese, beh, non sono la persona giusta».

Un profilo cosmopolita

Lo ha chiarito accarezzando la rosa gialla regalatale dal suo predecessore Marco Solari. Un dono che è stato soprattutto un messaggio: «Questo fiore simboleggia la trasparenza, la purezza, la magnanimità nel senso aristotelico di portare a grandi cose. Poi lei ha parlato di umiltà, e io aggiungo anche il coraggio». Un’investitura in piena regola che la diretta interessata cercherà di far maturare all’interno di quel contesto artistico e culturale cosmopolita che la vede quale importante protagonista come creatrice della Fondazione Luma di Zurigo, e collaboratrice di istituzioni culturali internazionali di primissima grandezza.

La scommessa sarà semmai quella di far convivere quest’aura con l’esigenza di una concretezza, di una presenza comunque empatica a partire dai suoi vertici, che non può smettere di far parte del Dna del Festival di Locarno soltanto perché Solari non c’è più. In questo le sarà di grande aiuto Luigi Pedrazzini, già consigliere di Stato, nominato dall’assemblea quale vicepresidente di un Cda drasticamente ridotto da 27 a 5 elementi (così come espressamente richiesto da Hoffmann), che si completa con il sindaco di Locarno Alain Scherrer, con Nadia Dresti (ex responsabile dell’Industry e già direttrice artistica ad interim) e con il losannese Jean-Philippe Rochat, titolare di uno studio legale in Romandia e membro di Cda in diverse società e fondazioni.

La nuova governance

Cda attorno al quale, dopo la revisione generale della governance della rassegna, sancita dalla revisione degli statuti benedetta dall’assemblea, ruoteranno i due nuovi gremi consultivi che sono il “Policy Advisory Board” – che fornirà supporto in ambito culturale, economico e istituzionale e sarà presieduto da Alain Scherrer – e l’“Industry Advisory Board” – presieduto da Nadia Dresti, dove saranno riunite le diversificate competenze dell’industria di settore, assicurando che le attività del Festival rimangano sempre all’avanguardia dal profilo cinematografico.

Per ora, garantendo buona volontà, ai locarnesi che l’hanno voluta accogliere Maja Hoffmann ha chiesto pazienza: «Sono giorni di grande impegno, ho già incontrato molta gente, ma devo ancora assimilare tante cose e per farlo ho bisogno di tempo – ha detto –, partendo dalla conoscenza delle esperienze all’interno del Cda e dagli incontri con gli attori locali, nel segno dell’inclusività».

‘Non sono una mecenate, ma una produttrice’

Lasciandoli cadere come coriandoli, Hoffmann ha offerto altri significativi scampoli di sè e del suo approccio al nuovo incarico: «Credo che Locarno sia il luogo giusto affinché il cambiamento in atto ovunque nel mondo possa manifestarsi, ma nel segno dell’indipendenza e della libertà, anche artistica, che non mi sognerò mai di mettere in discussione». Più che una mecenate – ha chiarito sin da subito a chi al suo ingentissimo patrimonio familiare già guarda con le “S” barrate al posto delle pupille – «sono una produttrice: cerco di far vivere delle cose all’interno del mio mondo artistico e culturale. Al centro metto sempre gli artisti, e così continuerò a fare», non escludendo (anzi) fruttuose sinergie fra il suo “ecosistema” e quello del Festival.

Proprio quanto alla questione finanziaria, «la rassegna è relativamente solida – ha considerato –, e in questo ha un ruolo la fiducia che ripongo nel sistema svizzero, che contrariamente a quanto accade in molti altri Paesi sostiene la cultura». La speranza umilmente espressa della neopresidente è infine quella di dimostrarsi «all’altezza delle aspettative», creando «qualcosa di nuovo nel segno della continuità».

Marco Solari Presidente onorario

Una continuità “nei secoli” che l’assemblea del Festival ha voluto tributare a Solari, nominandolo Presidente onorario nel giorno successivo alla notizia della volontà municipale di insignirlo della cittadinanza onoraria.

A Solari, ringraziandolo, si erano rivolti in precedenza sia la prima cittadina ticinese Nadia Ghisolfi, sia la ministra della cultura Marina Carobbio, sia Alain Scherrer (il cui futuro politico, ancora indefinito, sembrerebbe potersi ancorare al rinnovato impegno nell’ambito del Festival).

Il sindaco: ‘Il nostro Festival va protetto e difeso’

Ma parole particolarmente significative il sindaco le ha volute dedicare anche alla nuova arrivata: «Maja, adesso tocca a lei. Quanto a noi, la accogliamo con tutto il nostro calore. Prenda il suo impegno come un’opportunità, ma anche come una responsabilità. Locarno è piccola, ma ha una storia importante. E il Festival, che la rappresenta, va protetto e difeso. Difendere il Film Festival vuol dire proteggere l’arte e il cinema, ma anche i nostri sentimenti, le nostre idee e non perdere mai la curiosità, l’apertura, la tolleranza nei confronti di ciò che è diverso ed è sconosciuto». Se era un “benvenuta”, non poteva essere più chiaro.