laR+ Locarno Film Festival

Renzo Rossellini, un Pardo per tutta la vita

Nel racconto lo aiuta il figlio Alessandro. Il produttore, secondogenito di Roberto, era a Locarno per un premio che non è solo ‘alla carriera’

Lifetime Achievement Award 2023
(LFF)
11 agosto 2023
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«Mi sembra che sia carinissimo, questo incontro». Partiamo dalla fine. Renzo Rossellini, secondogenito di Roberto, uno dei padri del neorealismo, è a Locarno per un riconoscimento che è molto più che ‘alla carriera’. «Siamo qui perché questo premio è uno dei momenti più importanti della vita di mio padre, perché è il riconoscimento di una vita intera».

Questo pardo si chiama, non a caso, ‘Lifetime Achievement’, dove ‘lifetime’ è ‘tutta la vita’, quella che l’81enne (82 il prossimo 24 agosto) produttore e regista italiano ha consacrato al cinema, senza badare a spese e nemmeno ai ritorni (economici, segue aneddoto), assecondando le bizze dei grandi cineasti del nostro tempo. In questa tavola rotonda in cui la tavola è rettangolare, lo aiuta il figlio Alessandro, che con ‘The Rossellinis’ ha portato sullo schermo la storia di una famiglia dal nonno ‘ingombrante’. Il padre Renzo si appoggia a lui, ed è da Alessandro che la stampa avrà il grosso del racconto, «perché queste storie, da papà, le ho ascoltate alcune volte», dice. Andremo per capitoli.

Fellini

«Lo chiamavo zio, ho cominciato a frequentarlo a casa di mio padre», dice Renzo di quella che fu quasi una parentela. Alessandro: «Fellini arrivava con la metropolitana a Cinecittà, ma all’ingresso voleva essere caricato su un’auto e portato allo Studio 5. Nel tragitto, di solito, formulava una delle sue ‘richiestine’, che iniziavano con la frase: “Sai Renzo, ho fatto un sogno…”, e poteva parlargli di uno scivolo, o altro da aggiungere al set, e ogni sogno erano centinaia di milioni di lire. Ma come si faceva a dire di no al regista dei sogni? Dico bene papà?». Renzo annuisce.

Il sesso

Nel 1984, Renzo Rossellini lascia la Gaumont Italia, di cui era presidente dal 1977. Fonda la Artisti Associati e distribuisce ‘9 settimane e ½’ di Adrian Lyne, un capitolo di storia dell’erotismo. A chi gli chiede come sia cambiata la sessualità, Renzo dice che «oggi c’è una grande differenza». Alessandro: «Papà, come tutti gli uomini nati negli anni 40, ha una visione del femminile che è molto poco contemporanea e ogni tanto lo devo correggere. Io credo che l’attenzione alla parità che mostrano le piattaforme e l’apertura al movimento LGBTQ+ siano più che giuste, ma non si può punire chi è nato ottant’anni fa, nemmeno uno come mio nonno che ha fatto scelte evidenti, di donne coraggiose: Anna Magnani, molto poco appoggiata da agenti o mariti, o Ingrid Bergman, femminista ante litteram che lasciò Hollywood per l’Italia».


Keystone
Foto di famiglia (Renzo è alle spalle di tutti)

Papà

Qualche anno fa, Renzo Rossellini ce l’aveva con l’Italia che si è dimenticata di Roberto e se ne frega delle ricorrenze. È l’oblio che Carolina Rosi denunciò alla Regione nel 2022 parlando di papà Francesco, o quello di Elio Petri, iniziato in vita. Alessandro: «Mio padre ha speso gran parte degli ultimi anni a portare avanti il lavoro di Roberto Rossellini e a concluderne l’Enciclopedia umanistica, per la quale da tanto tempo cerchiamo una piattaforma. Crede nella missione di promozione della cultura intrapresa da mio nonno. Fino a pochi anni fa, quando era più energico, era il suo cruccio». Segue ritratto dell’Italia revisionista sulla Resistenza, l’Italia del Centro sperimentale di Cinematografia, dei musei e della Rai, che «salvo Rai 3, è in mano a un pensiero unico che chiama i nazisti di via Rasella “una banda musicale di semi pensionati”» (cit. Ignazio La Russa, presidente del Senato).

Lo sciopero

Il Rossellini impegnato politicamente, cosa pensa degli scioperi? Renzo: «Non sono milioni, ma miliardi di dollari levati a chi lavora, e non è giusto».

I registi

«Sono sempre stato innamorato dei registi e delle loro idee», dice Renzo. Alessandro: «Noi Rossellini siamo molto più poveri di quanto avremmo potuto essere, perché per mio padre la parte economica veniva dopo il valore culturale del film, anche se la cosa portava all’indebitamento. A me un po’ dispiace (ride, ndr), ma abbiamo salvaguardato la qualità». Oggi, tutto è cambiato: «In passato, il produttore metteva subito di suo, e poi cercava coproduttori; ora si attendono prima i soldi dalla Rai, dalla Regione. Non c’è più il fattore di rischio, e forse nemmeno c’è più il credere nelle idee». Si cita ‘Fitzcarraldo’ di Werner Herzog, salvato da Rossellini, un gesto «più da partigianeria del cinema che da produttore oculato». Lo stesso vale per ‘La città delle donne’, «partito da 4 miliardi di lire per finire intorno ai 20. Non fu, per intenderci, il trionfo de ‘Il marchese del Grillo’, inaspettato».

L’amore per i registi è stato anche «suggerire a un collega di tagliare un film che non funzionava perché, secondo mio padre, aveva un atto di troppo». Più tardi, così ridimensionato, ‘Nuovo Cinema Paradiso’ avrebbe vinto l’Oscar.

La militanza

Afghanistan, Algeria, militanza politica e anche militare. “Mio padre mi volle con sé sul set per evitare di seppellire un figlio minorenne”, disse Renzo un giorno alla stampa. Alessandro: «Mio padre si sente sempre non all’altezza di mio nonno, e invece ha vissuto sette vite: quella con lui sul set, quella a Radio Città Futura, al Quotidiano dei lavoratori, poi le interviste ad Allende, l’amicizia con Che Guevara, e i cento film di qualità da subito, come produttore. E poi il calarsi sulla memoria storica del padre e l’aiuto ai giovani autori a diventare professionisti». Una vita così varia che se ne potrebbe fare un film. Gli attori? Renzo guarda Alessandro, che dice: «Ci vorrebbero un De Niro o un Al Pacino giovani, e non so se ce li abbiamo. Il regista? Martino (Scorsese, ndr), un altro parente alla lontana, un altro amante del lavoro di nonno ed ex marito di Isabella (sempre dei Rossellinis, ndr)».


Keystone
Con Marco Solari


Padri e figli (a sinistra, Alessandro)