Locarno Film Festival

‘Giusto dar loro voce, ma Locarno non diverrà luogo di proteste’

Il presidente Marco Solari dopo l'azione di due attivisti saliti sul palco di Piazza Grande: ‘Nei loro occhi ho visto gli occhi dei miei nipoti’

In sintesi:
  • Nessuna premeditazione
  • Keep kalm… and the show must go on
Locarno Film Festival: protesta in favore del clima lunedì sera in Piazza Grande
(Renovate Switzerland)
8 agosto 2023
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Piccolo fuori programma lunedì, prima della proiezione di ‘Voyage au Pôle Sud’ di Luc Jacquet. Attorno alle 21.30, prima che prendesse la parola il regista francese – grande amante dell'Antartide, che ha diretto anche il documentario ‘La marche de l'empereur’ (‘La marcia dei pinguini’, 2005) – sono saliti sul palco due attivisti, sostenitori della campagna climatica di resistenza civile ‘Renovate Switzerland’.

Il direttore artistico Giona A. Nazzaro e il presidente Marco Solari (che lo ha subito raggiunto) hanno deciso di far parlare i due giovani, Robin Jolissaint (sociologo) e Cécile Bessire (logopedista).

Marco Solari, c’è chi ha avuto il dubbio che quella dei due attivisti per il clima fosse un’azione concordata.

Mi indigna anche solamente l’idea che noi potessimo abbassarci a tanto e ci potessimo prestare a qualcosa di simile. Il Locarno Film Festival è una manifestazione seria e azioni del genere non le farebbe mai. Mai. Mai. Mai. (i quattro ‘mai’ sono tutti suoi, ndr)

Avete reagito in modo assai pacato, dando ‘perfino’ voce ai due attivisti. Come mai?

Credo che fosse essenziale mantenere la calma, e che in quel momento agitazione ed eccitazione non avrebbero portato a nulla. Io eccezionalmente sono salito sul palco; di norma non lo faccio mai se non nella giornata di apertura e in quella di chiusura. Ammetto di essermi liquefatto come neve al sole, quando ho guardato gli occhi dei due giovani. Nel loro sguardo c’erano quella volontà e quel coraggio di dire le cose. Mi sono commosso e ho provato grande tenerezza: in loro ho visto tanta sincerità e nemmeno un briciolo di cattiveria.

Con Giona (Nazzaro, direttore artistico, ndr), e direi anche con il regista (Luc Jacquet), eravamo in assoluta sintonia e abbiamo avuto la medesima reazione; perciò abbiamo fatto esprimere i due manifestanti. Se loro avessero agito o reagito con violenza o con altri modi, magari le cose sarebbero andate diversamente; però in quella circostanza ci è venuto spontaneo dar loro voce. E la cosa è finita lì. Di conseguenza abbiamo pure voluto ‘calmare’ l’intervento della sicurezza, che giustamente era intervenuta facendo il suo lavoro.

L’accaduto mi fa pensare a ciò che avevo detto il primo giorno di questa edizione, quando avevo parlato di libertà e parresia. Avevo voluto citare la libertà, perché il Festival è da sempre libero e dà la voce anche a chi voce non ha. E avevo menzionato la parresia, termine splendido usato anche nell’antichità il cui significato è che occorre dire la verità con assoluta franchezza e senza eccezioni, indipendentemente dalle conseguenze che ne possono derivare. Un tempo c’erano vari luoghi in cui la parresia veniva praticata: ad esempio il Parlamento nella vecchia Atene, o il teatro di Aristofane dove tutto poteva essere detto. Ecco, ritengo che un festival sia un luogo nel quale la verità deve poter essere detta in ogni caso.

Il Festival non sporgerà denuncia per l’irruzione sul palco. Perché?

Ma nooo! Non hanno rotto nemmeno un vaso di fiori. Sì, hanno disturbato una manifestazione ma Santo Cielo!, lo hanno fatto per una causa nobile. Nei loro occhi vedevo gli occhi dei miei nipoti. Io ho quasi ottant’anni: il mondo sarà il loro, mica il mio. Perciò ci mancherebbe altro che il ‘nonno’ non faccia parlare i ‘nipoti’. Tant’è vero che, appena sceso dal palco dopo la protesta, ho subito detto agli agenti che mi assumevo la responsabilità, in qualità di presidente, del fatto che il Festival non avrebbe denunciato nessuno. Ho poi saputo che, una volta sbrigate le formalità, i due giovani hanno potuto proseguire a distribuire i volantini della loro associazione.

Il Locarno Festival tollera o tollererebbe quindi ogni tipo di dissenso o manifestazione volti a sensibilizzare su questo o quel tema?

Mi lasci dire che in 23 anni di presidenza, non c'è stata edizione senza che sia stato sollecitato più e più volte (peraltro non sempre in maniera pacata), affinché il Festival si facesse interprete di determinate cause. Tanto da organizzazioni grandi e internazionalmente conosciute, quanto da associazioni piccole; chi chiedendo di potersi esprimere, chi di interferire nella programmazione con pellicole che parlassero di uno specifico argomento. Poteva essere la tortura, o lo sfruttamento dei minori, o i femminicidi, per fare degli esempi. Tutti problemi reali, seri, profondi; intendiamoci. Noi siamo però stati coerenti, spiegando a questi organismi che il programma è stabilito dal direttore artistico e se un film scelto da lui ha come conseguenza una discussione bene, perché Locarno è sempre stato sede di dialogo; però non selezioniamo i film in funzione della difesa di una causa.

Che Locarno diventi luogo di manifestazioni prima, dopo o addirittura durante l’evento, non è assolutamente tollerabile. Poi ieri (lunedì, ndr) è accaduto e il tema su cui si voleva porre l’attenzione è condivisibile. Sia chiaro però: si può tollerare una volta, non due.

Allora si è indulgenti con una protesta quando si è d’accordo sul messaggio, mentre non lo si è o non lo si sarebbe se il messaggio piace meno? E si chiude un occhio più facilmente, perché dalla Piazza si sono levati soprattutto applausi all'indirizzo degli attivisti?

Per quanto mi riguarda in tutta la mia vita ho costantemente cercato il dialogo; anche quando la situazione appariva disperata o comunque difficile (ricordate lo sciopero degli operai per salvare le Officine Ffs di Bellinzona?).

Tornando alla protesta di lunedì. Inizialmente non avevo nemmeno capito quale fosse l’oggetto dell’azione, avrebbe potuto essere qualcosa di banale. Comunque sia, in primo luogo io cerco il dialogo. Poi sì, quella del clima è una causa assolutamente fondamentale.

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