Sostiene Morace

Le strade dell’arte

È l’anno degli addii, dei cambi di paradigma. La speranza è che Maja Hoffmann non dimentichi che l’essenza del Festival è il cinema

Partenze e ritorni
(Keystone)
8 agosto 2023
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Il 2023 sarà ricordato nella storia del Festival come l’anno degli addii. Cominciamo da Marco Solari, che dopo 23 anni lascia la presidenza dopo aver dato un contributo fondamentale alla crescita e alla professionalizzazione della struttura del Festival. Ne aveva preso le redini dopo la ventennale gestione di Raimondo Rezzonico, il presidentissimo, che aveva gestito il Festival con grande affetto ed entusiasmo, ma con uno spirito accentratore e poco moderno. Tra i due c’è stata la meteora Buffi, durata purtroppo meno di un anno per la sua prematura scomparsa.

All’inizio degli anni 80 il budget del Festival era di circa 3 milioni di franchi, ora siamo passati a quasi 17! Solari ha creato innanzitutto il ruolo di direttore operativo o managing director (il primo è stato Mario Timbal, attuale direttore della Rsi e artefice della scelta del futuro presidente Maja Hoffmann) e lasciando così al direttore artistico solo la responsabilità del programma e della scelta dei film, poi ha contribuito alla nascita del Palacinema, superando le difficoltà politiche a livello locale e la storica litigiosità dei locarnesi, ha salvato il cinema Rex dalla scomparsa o trasformazione nell’ennesimo supermercato, ha migliorato i rapporti con il mondo politico a livello cantonale e federale, e grazie ai suoi ottimi rapporti con il mondo economico ha dato un impulso eccezionale all’entrata di nuovi sponsor. Ha costruito insomma le basi per il futuro del Festival, e non è poco!

Ma dicevamo che non è l’unica partenza, un altro presidente nella storia del Festival, questo è anche l’ultimo anno in Consiglio federale di Alain Berset che come ministro della Cultura è sempre stato vicino al Festival e lo ha sostenuto nei fatti e nei suoi brillanti interventi.

C’è una nuova parola d’ordine quest’anno, sempre citata nei discorsi di Solari sul cambio di presidenza: “Cambio di paradigma” (dal vocabolario: Paradigma = esempio, modello); la usa ogni volta che parla del futuro del Festival e della nuova presidente. Un’unica cosa mi auguro, vedendo la passione che Maja Hoffmann ha per le diverse forme di espressione artistica, dalla pittura all’architettura alla fotografia: non dimentichiamo che lo spirito, l’essenza stessa del Festival è il cinema, e il cinema deve rimanere, senza disperdere energie in altre strade dell’arte. Per questo ci sono altri luoghi, primo fra tutti Arles e la sua fondazione LUMA.