Retrospettiva

Il cinema messicano, ogni giorno uno spettacolo

Curata da Olaf Möller, ‘Espectáculo a diario’ è una panoramica della produzione tra gli anni 40 e 60 (tanto ricca che ne servirebbe una seconda)

Da ‘Enamorada’ di Emilio Fernández
(YouTube)
2 agosto 2023
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Interessante la storia del cinema messicano, che riflette sempre quel tondo pianeta che noi chiamiamo Mondo. Perché è facile parlare del cinema statunitense e dei suoi periodi, e in parte del cinema europeo e dei suoi tempi e dei suoi autori, ma il cinema messicano più di ogni altro è intriso della storia dell’uomo. Questo perché è la prima cinematografia meticcia, la prima che fa il conto con chi l’ha rappresentata. Facile pensare a quelle di altri paesi, alla loro Storia e Originalità, ma il Messico fa i conti con il suo essere dalle storie di Montezuma e Cortez, con diverse identità e irrinunciabili originalità.

Con questa idea abbiamo scorso il programma di questa Retrospettiva ‘Espectáculo a diario – Las distintas temporadas del cine popular mexicano’ (Ogni giorno uno spettacolo – Le molte stagioni del cinema popolare messicano), curata da Olaf Möller, critico cinematografico, con la partecipazione di Roberto Turigliatto, omologo, organizzata dal Locarno Film Festival, per questa edizione 2023. Tante le idee che la Retrospettiva ispira e tante le prospettive che ci si trova a interpretare. Intanto pensiamo alle date in cui si racchiude il racconto dei curatori: si comincia con ‘En Tiempos De Don Porfirio’ di Juan Bustillo Oro del 1940 e si chiude con ‘Olimpiada En México’ di Alberto Isaac del 1969, un periodo che comprende l’età d’oro del cinema del grande paese latino-americano, iniziata nel 1936 con la prima del film ‘Allá en el Rancho Grande’ e culminata nel 1956. Età che termina con l’inizio de ‘La nueva ola’ nel 1957.

Tabù

‘La nueva ola’ è un nome non ufficiale con cui era noto il cinema messicano che continuò dopo la fine dell’età dell’oro, un tempo che va dal 1957 al 1975. Le produzioni cinematografiche di questi anni hanno cominciato a toccare argomenti che per i decenni precedenti erano tabù. Dall’omosessualità all’erotismo alla presa in giro religiosa... Oltre a questo, debuttarono nuovi giovani attori e attrici, che nel tempo riuscirono ad affermarsi nella recitazione. In generale si tratta di un trentennio di grande sviluppo nel cinema nazionale grazie al contributo tecnico e ideologico portato da autori provenienti da altri paesi come Cuba e Argentina, come la Spagna della Guerra civile, come gli Stati Uniti alle prese con la Seconda guerra mondiale come l’Europa. Ovvero quando, nel 1939, l’Europa e poi gli States furono coinvolti nel conflitto e le industrie cinematografiche di queste regioni furono gravemente colpite, l’Europa per la sua posizione e gli Stati Uniti perché i materiali utilizzati per produrre film (come la cellulosa) scarseggiavano e venivano razionati. È questo il momento in cui l’industria cinematografica messicana, alle porte degli Usa, ha trovato nuove fonti di materiali e attrezzature che hanno così assicurato la sua posizione nella produzione di film di qualità in tutto il mondo.

Il ‘culto dell’attore’

Ma non era solo una questione tecnica. In Francia, Italia, Spagna, Argentina e Stati Uniti tutti erano concentrati sui film di guerra, ed ecco che il Messico poteva, sviluppando altri temi, diventare dominante nei mercati di casa, in America Latina e negli stessi Usa esportando registi, attori e attrici e tecnici. Fu soprattutto il mondo dello star system a prendere piede, imitando il sistema del cinema hollywoodiano, il ‘culto dell’attore’ portò alla nascita di star che fecero scalpore nel pubblico e divennero autentici idoli. Però, a differenza di Hollywood, gli studi cinematografici messicani non hanno mai avuto un potere totale sulle grandi star e queste comunque diedero involontariamente sviluppo alla nascita di vari generi tematici. Tra questi, i più importanti furono: la Comedia ranchera (film che si svolgevano in ranch o città), e fu il film ‘Allá en el Rancho Grande’ (1936), grande successo al botteghino, a dar vita ad altri film simili ambientati in località rurali, con i charros, gli uomini protagonisti, e le donne ‘ranchero’, loro amanti. E poi il Cine de rumberas: la musica tropicale, di moda in Messico e in America Latina dagli anni 30, entrò anche nel cinema messicano, e questa era dedicata all’esaltazione filmica della figura delle ‘rumberas’, ballerine di ritmi musicali afro-antillesi. C’era poi il Cine negro o Gangster Film (popolare a Hollywood negli anni 30 e 40), rappresentato in Messico dal regista cult Juan Orol.

Ispirato dal cinema di gangster, da Humphrey Bogart ed Edward G. Robinson, Orol ha creato un universo cinematografico e uno stile molto particolare mescolando gli elementi classici del film noir con il folklore messicano, le atmosfere urbane e da cabaret e la musica tropicale. Ne è un esempio ‘Gángsters contra charros’ (1948), non nella retrospettiva ma in Youtube. C’era poi il cosiddetto Cine de terror y fantasía, e sebbene gli anni 60 siano considerati l’età d’oro dell’horror e della fantascienza nel cinema messicano, alcune opere degne di nota sono state trovate durante l’età d’oro soprattutto a firma di Chano Urueta, prolifico regista che esordì nell’era del muto, ma aveva già avuto approcci al soprannaturale in ‘Desecration’ (1933) e ‘El signo de la muerte’ (1939).

Queste generiche e importanti retrospettive non possono raccontare tutto, trent’anni di cinema messicano sono tanti e basterebbe un nome a significare i film che mancano: quello di Luis Buñuel, di cui rivedremo ‘El Río Y La Muerte’, una delle pellicole che segnano la sua partecipazione alla Época de Oro del cinema messicano, di cui fu uno dei principali e ineludibili protagonisti. Vedere solo questo non rende giustizia alla sua presenza nello sviluppo del grande cinema latino americano cui diede capolavori capaci di raccontare le epoche di un Paese: ‘Los olvidados’ (1951), ‘Él’ (1953), ‘Ensayo de un crimen’ (1955), ‘Abismos de pasión’ (1954). Servirebbe un’altra retrospettiva, ma va bene così, non avremmo conosciuto i molti registi che affollano questa interessante rassegna, sulla carta degna di Locarno.