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I segreti del baciar cantando

Il Festival di Bayreuth, fino al 27 agosto, si apre con una nuova produzione di ‘Tristan und Isolde’, per la regia dell’islandese Thorleifur Örn Arnarsson

Sul podio il direttore russo Semyon Bichkov
(Enrico Nawrath)
30 luglio 2024
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Ad appena due anni da ‘Tristan und Isolde’ di Roland Schwab, con la vendita dei biglietti in forte ripresa, il Festival wagneriano di Bayreuth sforna una nuova produzione che inaugura l’edizione 2024, questa volta con la regia dell’islandese Thorleifur Örn Arnarsson, già direttore della Volksbühne a Berlino, e sul podio il direttore russo Semyon Bichkov. L’opera nasce nel momento cruciale dell’incontro di Richard Wagner da una parte con la filosofia di Schopenhauer, e dall’altra con Mathilde Wesendonck, moglie del mercante svizzero che ospita Wagner e consorte nella sua villa di Zurigo durante il lungo periodo dell’esilio. A lei è dedicato quel ‘monumento all’amore’ maturato prepotentemente durante la composizione del ‘Ring’, passione inappagata che costringe Wagner a fuggire a Venezia dove scrive il secondo atto e parte del terzo. La composizione, pietra miliare della musica per l’uso del cromatismo, per la sua esplorazione dei confini della tonalità, per la tensione armonica che l’accompagna, troverà compimento a Lucerna nel 1859.

Sempre sulla nave

Nell’allestimento di Arnarsson i due protagonisti non scendono mai dalla nave e il filtro – espediente inventato da Wagner per dare ai due amanti l’alibi di cui necessitano per soffocare la morale del tempo offrendone uno lui stesso potentissimo a Mathilde, la sua musica – ha un ruolo centrale nello sviluppo del dramma. Il primo atto si svolge, come da libretto, sul ponte della nave che trasporta Isolde insieme alla fedele dama di compagnia Brangäne dall’Irlanda in Cornovaglia per sposare re Marke. Isolde indossa uno stupefacente abito tutto scritto, è lei stessa a scriverlo, (che cosa scrive con la penna d’oca? Il suo diario? O sono parole del libretto dell’opera?) con un ampio strascico a raggiera e maniche gonfie che assomigliano a due ali d’angelo. La scena si illumina all’ingresso di Tristano, ma il primo momento in cui la drammaturgia vira verso altri lidi è quando Isolde getta via il filtro. Nulla di veramente nuovo però: oggigiorno i due non hanno bisogno del filtro per sapere di essere innamorati, è da parecchie regie ormai che non lo bevono più. Al termine del primo atto, invece di scendere dalla nave come da copione, i due si nascondono nella stiva. E nel secondo atto ci troviamo dentro la stiva di una nave, ricolma di anticaglie e oggetti del passato, statue, quadri, orologi, vasi, tappeti, busti, dove gli amanti si rincorrono tra chiaroscuri e luci smorzate, confondendosi con gli oggetti che la stiva nasconde in sé. E quando finalmente si ritrovano (il regista punta molto sull’antefatto, dunque occhi negli occhi come nel loro primo incontro, in cui Isolde gli ha risparmiato la vita proprio a causa di quel loro incontro di occhi) e si avvicinano fino a respirare l’uno dell’altra, per poi abbandonarsi a un bacio infinito, ecco l’invenzione registica semplice ed efficace di un apparente baciar cantando sulle parole di Brangäne che intima loro da fuori di fare attenzione perché la notte sta per finire. Quando i due vengono colti in flagrante, Tristano recupera il filtro e lo beve con voluttà. Ma è filtro di morte, Brangäne ha obbedito alla padrona. Isolde non riesce a berlo per il pronto intervento di Melot.


Enrico Nawrath

Ed eccoci al terzo atto. Dove siamo? Tra i relitti di una nave che sembra aver fatto naufragio, e tra i resti della stiva è adagiato Tristano, in preda al delirio provocato dal veleno, si alza, si contorce, parossistico, sconvolto, fino all’arrivo di Isolde, preannunciato da un enorme faro che abbaglia gli spettatori in platea. E anche lei trova la morte con lo stesso veleno. In questa versione, dunque, Tristano non è ucciso dalla spada di Melot, ma si uccide con il filtro, una scelta in linea con l’idea del regista di proporre non un eroe sfolgorante, ma un eroe depresso, a disagio nel ruolo impostogli dalle circostanze, così come Isolde mal sopporta il suo ruolo sociale. Nei panni dei protagonisti ci sono due beniamini del pubblico del festival.

Personaggi e interpreti

Andreas Schager è cresciuto qui come artista, il pubblico lo ama come Parsifal e come Sigfrido, ma non è l’interprete ideale di questo tormentato Tristano, la sua voce eroica e generosa non possiede sensualità né sfumature intime, e in questo ruolo offre il meglio di sé nel terzo atto, il Tristano pazzo di dolore e di amore, che aspetta il ritorno di Isolde per poter morire. Al contrario Camilla Nylund, anche lei nota al pubblico di Bayreuth, bella di voce (sebbene non voluminosa) e di presenza, interpreta con arte gli spasimi di odio e d’amore di una temperamentosa Isolde. Christa Meyer è la Brangäne di Bayreuth da parecchi anni e padroneggia il ruolo con voce vellutata e piglio sicuro, mentre il Kurwenal di Sigurdarson e il molto atteso re Marke di Günther Groissböck non convincono appieno, soprattutto il secondo. Il direttore d’orchestra Semyon Bichkov ci accompagna nelle profondità di una partitura fortemente interiorizzata, con tempi talvolta lunghi, in una lettura coinvolgente, non del tutto rivelata. In un anno importante per il festival, che ha segnato la riconferma di Katharina Wagner alla direzione artistica fino al 2030, premiando la sua linea fortemente sperimentale, questo ‘Tristan und Isolde’ si colloca tra le regie meno spericolate degli ultimi anni.


Enrico Nawrath

Per la prima volta il festival propone un numero di presenze femminili sul podio superiore a quelle maschili, ci sono Nathalie Stutzmann per ‘Tannhäuser’, Oksana Lyniv per ‘Der Fliegende Holländer’ e Simone Young per il ‘Ring’. Il prossimo anno si inaugura con il ritorno di Daniele Gatti – un’autentica garanzia – a dirigere ‘Die Meistersinger von Nürnberg’ e il 2026 porterà per la prima volta sul palcoscenico del Festspielhaus ‘Rienzi’, opera giovanile e fuori canone di Wagner. Di ciò si dovrà accontentare la ministra tedesca della cultura Claudia Roth che aveva chiesto di introdurre in cartellone opere di compositori diversi, suggerendo come titolo ‘Hansel e Gretel’ di Humperdinck e forse fingendo di ignorare che l’operazione è per statuto quasi impossibile. Il festival prosegue fino al 27 agosto con repliche di questa e delle passate produzioni (www.bayreuther-festspiele.de)

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