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Goliarda Sapienza, una vita in cerca di gioia e di verità

A cent'anni dalla nascita si rinnova, doverosamente, l’attenzione per una scrittrice tormentata e dal percorso biografico ed editoriale ‘fuori norma’

Nasceva il 10 maggio del 1924. ‘L’arte della gioia’, il suo libro più importante, è stato pubblicato postumo
(Wikipedia)
10 maggio 2024
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Lo scorso 5 maggio il settimanale La lettura, pubblicato dal Corriere della Sera, ha ospitato un intervento inedito del noto scrittore svizzero Joël Dicker intitolato significativamente ‘Amate i vostri dubbi’. È un invito rivolto agli scrittori (ma anche ai lettori e in fondo a ognuno di noi) a ricordare che il “dubbio non è un male, né una brutta parola. È il vostro alleato, il vostro compagno di scrittura, quello che vi aiuterà a scrivere il miglior libro possibile. (…) I dubbi sono lì per aiutarvi, per spingervi a mettervi in discussione, per ripartire e permettervi di migliorare voi stessi fino a superare i vostri limiti”.

Sono parole che riecheggiano nel ripensare allo strano ‘caso’ di una scrittrice totalmente ‘sui generis’ come Goliarda Sapienza, di cui ricorre il centenario della nascita, quando si pensa al misterioso rapporto che in lei si è sviluppato, in forme diverse, fra vita privata e opera letteraria; un’opera in cui, guarda caso, fra i titoli principali, figura quello di un libro fortemente autobiografico, ‘La certezza del dubbio’ (1987). Un’intrigante insegna ossimorica per raccontare una propria particolarissima esperienza di vita, quella del carcere, a Rebibbia, dopo la condanna subita per aver rubato dei gioielli in casa di una ricca amica napoletana.

Siamo nel 1979, Goliarda Sapienza ha 55 anni e una già lunga e riconosciuta esperienza teatrale e cinematografica (come attrice per Visconti e Blasetti, oltre che come compagna e moglie di Citto Maselli) e un proprio avviato percorso letterario, con dei volumi, naturalmente autobiografici, di grande originalità ma di scarso impatto in critica e pubblico: si pensi a ‘Lettera aperta’ (1967) e ‘Il filo di mezzogiorno’ (1969). Insomma, Goliarda Sapienza è un personaggio di una certa notorietà, tant’è vero che le sue vicende giudiziarie finiscono con titoloni a effetto sui giornali di tutta Italia. Quell’episodio la porterà all’esclusione da una parte cospicua dei ‘giri che contano’, ma, in fondo, è un’esclusione che avviene per sua stessa impulsiva scelta, attraverso un atto di ribellione (uno dei tanti) rispetto a un contesto sociale a cui la scrittrice dubita di appartenere. Non stupirà che, come ritroviamo nelle pagine di ‘La certezza del dubbio’ così come nel precedente volume ‘L’Università di Rebibbia’ (1983), Sapienza volga la sua testimonianza di vita e di reclusione verso un’affermazione di ‘valori alternativi’ che ha scoperto e vissuto nei mesi passati in prigione, a contatto quotidiano con altre donne e altre storie rinchiuse nel carcere femminile. È forse questo il momento in cui riemerge in lei, più incontenibile, quell’educazione libertaria che aveva avuto da bambina, a Catania, come figlia di un avvocato socialista e una sindacalista, entrambi vedovi, con dieci figli in comune: suo padre non l’aveva neppure iscritta a scuola, per non sottoporla all’insegnamento dei dettami fascisti.

Modesta, detta Mody

Una vita alquanto intensa, insomma, quella di Goliarda Sapienza, anche sul fronte sentimentale, con amori e passioni per uomini e per donne non privi di momenti ad alta tensione emotiva che si possono rinvenire anche, e soprattutto, in quello che è il suo libro più importante, ‘L’arte della gioia’ che a sua volta ha una storia tutta particolare. Frutto di dieci anni di lavoro e della collaborazione di Angelo Pellegrino, un compagno che, molto più giovane di lei, le resterà fedele fino alla sua morte (1996), ‘L’arte della gioia’ appare come un libro debordante, infinito, ambizioso, che non convince i maggiori editori italiani, nonostante il sostegno di alcuni critici rinomati; 1’000 pagine, scritte negli anni 70, che finiscono in una cassapanca per oltre 20 anni e che solo grazie agli sforzi di revisione di Pellegrino trovano approdo (parziale) in traduzioni che escono in Spagna, Germania e soprattutto Francia, dove Goliarda diventa un ‘caso’ letterario. Solo nel 2008, dodici anni dopo la morte dell’autrice, Einaudi pubblica il libro che sancisce, anche in Italia, e senza possibili dubbi, la forza dirompente di un romanzo che racconta la storia di Modesta, detta Mody, una donna nata il primo gennaio del 1900, che in una particolare alternanza nell’uso di prima e terza persona, si racconta e racconta di una vita controcorrente, guidata dall’istinto e da una sensuale carnalità che le faranno attraversare gran parte del ‘secolo breve’ nella ricerca costante di una verità anti-ideologica, tutta personale, tutta femminile, di straordinario fascino.

Come scrive Domenico Scarpa nella postfazione al volume, “‘L’arte della gioia’ è qualcosa di più e di meno che un libro bello, è un libro memorabile” che, aggiungeremmo, avvolge, avvince, conquista il lettore, cui resterà forse solo il dubbio relativo a quanto, in Modesta, vi sia di quella straordinaria figura di donna e scrittrice che è stata Goliarda Sapienza, un’autrice oggi ‘di culto’, o ‘di nicchia’, che la storia letteraria italiana del Novecento deve ancora collocare al suo giusto posto.