Nella lettera indirizzata a Manuele Bertoli ‘l’inaccettabile discriminazione tra giovani ticinesi impegnati nella formazione musicale e coetanei svizzeri’
In una lettera aperta a Manuele Bertoli, capo del Decs, la Federazione delle Scuole di Musica Ticinesi (FeSMuT) e la Federazione Bandistica Ticinese (Febati) chiedono una deroga alle attuali misure in vigore per il settore culturale. “Allo stato attuale – si legge nel documento che porta la firma di Matteo Piazza per FeSMuT e quella di Luca Sala per Febati – si sta verificando un’inaccettabile discriminazione tra i giovani ticinesi che seguono un percorso nella formazione musicale e i loro coetanei nel resto della Svizzera”. Nel rimarcare come per l’offerta didattica delle scuole di musica svizzere sia stata trattata “allo stesso modo delle scuole elementari e dei licei di tutti i livelli scolastici (primaria, secondaria I e II) dall’inizio della pandemia nell’ambito delle misure contro il COVID-19”, i firmatari ricordano che “grazie ai piani di protezione introdotti nelle scuole di musica, i regolamenti speciali hanno contribuito a far proseguire le lezioni con pari opportunità a tutti i livelli scolastici. Anche con i provvedimenti attualmente pendenti – sottolineano – l’accesso alle lezioni nelle scuole di musica deve essere concesso con le misure applicabili alle lezioni nelle scuole elementari e medie”. Questo perché “l’offerta delle scuole di musica appartiene al settore educativo e non al settore culturale, a prescindere dal quadro legislativo nel quale sono regolamentate”, una richiesta “in linea con il mandato che la Confederazione da ai Cantoni nel paragrafo 1. Dell’articolo costituzionale 67 A.
Essendo la deroga “in linea anche con quanto già concesso in altri Cantoni dove le scuole di musica sono regolamentate all’interno della Legge sulla cultura, in accordo con il rispettivo Medico Cantonale e Dss”, i firmatari chiedono al Decs di “coadiuvare le necessarie misure affinché alle Scuole FeSMuT, e presso la Febati venga concessa una deroga alle misure previste nelle ordinanze federali per il settore culturale e si possano proseguire le attività in presenza con la stessa modalità in vigore presso le scuole dell’obbligo”.