L'artista locarnese trapiantato a Zurigo torna nella Pinacoteca comunale di casa con una retrospettiva curata da Noah Stolz
Tre sguardi ticinesi sull’arte “occupano” gli spazi della Pinacoteca comunale di Casa Rusca. Che è casa loro, almeno per quanto riguarda i due locarnesi Aldo Mozzini (classe 1956) e Karim Forlin (1977). Lisa Lurati, nata nell’89, è invece di Lugano. La cura delle tre mostre che convivono è di Noah Stolz, che nell’ambito dei mandati esterni affidati dalla nuova Direzione dei Servizi culturali di Locarno era stato chiamato dal direttore dei Musei Sébastien Peter a promuovere appunto l’opera di artisti ticinesi.
«Siamo un in un’epoca in cui la funzione stessa dei musei e del loro ruolo nella società è fortemente messo in discussione – premette Stolz –. Sostanzialmente fino alla pandemia, il museo ha sempre mostrato ciò che è importante ed alto nella società: le sue “meraviglie”. In quanto forma di autorità e di potere, a volte anche di ostentazione, il museo come forma di espressione democratica deve aiutarci a capire quale sia il suo nuovo ruolo». La presenza di Aldo Mozzini, da 40 anni residente e artisticamente attivo a Zurigo, è paradigmatica di un modello che Stolz aveva recentemente e lungamente sperimentato con Marion Baruch, ebrea rumena sfuggita all’Olocausto e al socialismo di Stalin. «Quando l’ho incontrata ho avuto la sensazione che ho poi provato con Aldo: tutto a un tratto scoprivo grandi artisti che non erano mai stati rivelati. Come Marion – cui ho dato la possibilità di realizzare 5 grosse mostre – anche Aldo non aveva una carriera propriamente detta. Oggi abbiamo fortunatamente la possibilità di mostrare percorsi artistici e forme di creatività atipici, che illustrano come la cultura non solo eleva, ma anche esclude. Mostrare ciò che nasce nell’ombra può aprire a nuove illuminazioni. Raccontare la traiettoria di Aldo è raccontare quella di chi è inadatto a un sistema accademico e molto impostato».
“Quasi una retrospettiva” è la vetrina che mostra al pubblico locarnese le stratificazioni artistiche accumulate da Mozzini in una vita intera. «Per certi versi le costruzioni di luoghi archetipici all’interno di un museo possono ancora creare uno “choc” nel visitatore tradizionalista, che vi trova per altro anche quadri fra il figurativo e l’astratto, secondo me notevoli, e più in generale una porzione significativa dell’opera grafica e pittorica dell’artista», considera Stolz. Una “summa” – raccolta anche in una monografia di 300 pagine in pubblicazione – che per venire apprezzata anche oltre ai valori estetici e alla loro espressione fisica ha bisogno di una guida: ciò che Stolz continuerà a fare fino alla chiusura dell’esposizione (25 febbraio) investendo tempo ed energia nella mediazione, intesa anche come interazione in un luogo di gioco, di ascolto e di convivialità, tradotti in una serie di incontri nel cortile del museo.
Nato e cresciuto a Locarno, Mozzini vi torna dopo una vita, finalmente da protagonista: «Locarno è il mio nido e forse proprio per questo vi trovo un’atmosfera particolare, introvabile altrove in Ticino. Conoscevo Casa Rusca come visitatore, attorno agli anni ‘80, quando appena mi avvicinavo all’arte. Ho sempre sognato di potervi un giorno esporre, poi un giorno Noah mi ha fatto la proposta e quasi non credevo fosse una cosa reale. Oggi, questa esposizione mi trasmette un sentimento di ritorno a casa. E visto che da sempre opero una chiara distinzione fra me e l’artista, non metto in mostra me stesso, ma piuttosto temi forti come la famiglia, l’abitare, l’architettura e luoghi ticinesi, che reputo anche un po’ ambigui, come il grottino, dove l’incontro era, secondo me, soprattutto materia di esclusione».
Il primo degli incontri al museo è in agenda giovedì 18 gennaio dalle 17 alle 19, con “Una voce nel cortile”, con Natalie Peters (musica contemporanea improvvisata). L’elenco completo si trova su www.museocasarusca.ch. Da rilevare le visite guidate alle tre mostre (Mozzini, Forlin e Lurati) di sabato 10 febbraio e il finissage di sabato 24 dalle 18 alle 20.