Villa Florida ospita l’esposizione conclusiva del programma annuale Torte in cielo proposto da Sonnenstube. Vernice: 25 novembre
Idee bizzarre e stravaganti, ragionamenti bislacchi: tanto significa l’espressione "avere le pigne in testa"; un modo di dire che ben s’azzecca al pensiero di chi guarda all’arte contemporanea senza cavarci il proverbiale ragno dal buco. Eppure le pigne – che nell’espressione sono sinonimo di bislaccheria – anche metaforiche, «sono in realtà un simbolo di buon auspicio, in quanto frutto di un albero sempreverde». ‘Le pigne in testa’ è il titolo dell’ultima mostra di ‘Torte in cielo’, programmazione 2022 di Sonnenstube. Protagoniste dell’esposizione curata da Giada Olivotto (suo il virgolettato di poco fa), che abiterà gli spazi di Villa Florida a Lugano, sono le due giovani artiste Djellza Azemi e Giovanna Belossi.
Dopo due anni di nomadismo Sonnenstube, l’offspace (ovvero uno spazio gestito e diretto da artisti, che spesso elude le strutture di centri d’arte pubblici, musei o gallerie commerciali e consente un programma più sperimentale) dedicato all’arte contemporanea, ha trovato casa (e che casa). Dai locali di una vecchia macelleria equina (dal 2013, dove arrivò anche Jozef van Wissem per una esibizione col liuto) alle sale in stile liberty di Villa Florida, che permette al collettivo «di lavorare con professionalità e serenità in uno spazio particolare e accogliente, all’interno del quale le artiste invitate possono – insieme al collettivo – pensare e concepire progetti specifici e unici», spiega la curatrice indipendente, che ha nei fenomeni comunitari e collettivi femministi i suoi principali ambiti di indagine. Fra gli altri, Olivotto è co-fondatrice del progetto La Fornace, di quello sonoro Canale Milva e dell’Associazione Acxsi. Numerosi anche i suoi progetti curatoriali, fra i recenti Palazzina#11; Fotoromanza; La Regionale; Plattform21. Con lei introduciamo la mostra.
Il titolo della programmazione è preso in prestito da ‘La torta in cielo’, favola di Gianni Rodari del 1966 (uscita anche a puntate sul ‘Corriere dei piccoli’). Nella storia raccontata da Rodari, la torta è apparsa nel cielo di Roma «per caso e con sorpresa. Diversi eventi hanno scosso la nostra quotidianità nello scorso anno, sia localmente che globalmente. In questo racconto – che parla di educazione, libertà e tolleranze – una storia di ordinaria fantascienza riesce a deragliare in una sarabanda di gioiose invenzioni» chiarisce. Un fil-rouge quello rodariano che ha avvolto anche le esposizioni precedenti ‘Ce n’è e ce ne sarà per tutte’ (con Osama Alrayyan, Lula Broglio e Pietro Librizzi); ‘Il più bell’errore del mondo’ (con Francesco de Bernardi e Valentina Pini) e ‘Per scale e cortili’ (con Mattia Angelini ed Eleonora Maier).
La decisione di dedicare la mostra conclusiva della stagione al lavoro di Belossi e Azemi è motivata dalla ricerca e «dalle loro pratiche personali, che le vedono coinvolte nella realizzazione di opere d’arte legate al mondo degli oggetti del quotidiano. Entrambe lavorano molto sulla percezione materiale del mondo, creando narrazioni intorno a idee di trasmissione e trasgressione, da un punto di vista femminile», illustra la curatrice.
Ci attardiamo in una parentesi biografica. In ordine alfabetico, partiamo da Djellza Azemi, classe 1998, vive e lavora a Losanna, dopo aver conseguito il master alla European Art Ensemble nel 2022. «Il suo lavoro – racconta Olivotto – mette in discussione lo spazio poetico della casa e del rifugio. Attraverso sculture e oggetti trovati, crea narrazioni intorno a idee di trasmissione e trasgressione». Anche Giovanna Belossi, del Novanta, vive e lavora a Losanna. Si è diplomata all’Ecal in arti visive, conseguendo quindi un master alla Haute école d’art et de design di Ginevra, nel 2021. «Attraverso la sua pratica artistica realizza oggetti che, pur essendo eminentemente fisici, confondono la nostra percezione materiale del mondo, come le gocce di condensa sul retro di una finestra o i guanti fatti di carta di sigaretta che una semplice folata di vento potrebbe cancellare», annota la nostra interlocutrice.
Torniamo a Villa Florida e al concetto d’allestimento: «‘Le pigne in testa’ sarà un percorso fenomenologico (dove la conoscenza primaria avviene attraverso l’osservazione; ndr) che si svilupperà su due piani e raccoglierà un gruppo di opere realizzate per l’occasione, così come lavori precedenti di entrambe le artiste». Questo cammino, trasporterà il visitatore-osservatore in una pseudo dimensione domestica, anche per la sua estetica: «Avremo per esempio l’opera di Djellza ‘The act of letting someone into your home’ che con due caminetti posti uno sopra l’altro evoca il focolare, rendendo però impossibile percepirne il calore. Oppure ‘Fantasmi I’ di Giovanna, che ci trasporterà in un universo disturbante costruito grazie a un paio di pantaloni cuciti con centinaia di cartine per sigarette. Una proiezione tridimensionale di un pantalone che in realtà non esiste. Insieme a queste un’altra decina di opere ritrarranno un’atmosfera sospesa e inusuale nella quale però ci potremo sentire "a casa"», esemplifica Giada.
Ecco le informazioni di servizio: la villa aprirà i battenti venerdì 25 novembre, alle 18, per la vernice; l’esposizione sarà quindi visitabile da sabato 26 al 21 dicembre prossimo.
In occasione di Art Basel, lo scorso anno Sonnenstube era stata insignita del Premio svizzero d’arte, per la categoria Critica, all’epoca era uno spazio itinerante, come scritto nei paragrafi iniziali, che ha abitato anche «edifici pubblici in disuso ottenuti temporaneamente grazie alla collaborazione con la Città di Lugano; oppure spazi indipendenti sparsi sul territorio nazionale; ciò è stato possibile anche alla Nada, una roulotte Tabbert 5000 Silver Edition del 1978», ricorda Olivotto.
Oggi, Sonnenstube è diretta da Giacomo Galletti (1993, curatore e stampatore), Giada Olivotto (1990, curatrice), Sandro Pianetti (1987, artista e interaction designer) Gabriel Stöckli (1991, artista) e Gianmaria Zanda (1985, artista e musicista).