La Fondazione Ghisla di Locarno dedica un’antologica all’artista contemporaneo italiano Andrea Mariconti. Dal 4 settembre all’8 gennaio 2023
È la forma a determinare il suono. Questo è il fulcro della ricerca che determina l’essenza di ‘Næuma Antimatter’, titolo della la prima mostra antologica in Ticino (e in Svizzera) dell’artista italiano Andrea Mariconti, allestita al secondo piano della Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno. L’inaugurazione pubblica dell’esposizione si svolgerà sabato 3 settembre (alle 17.30), mentre sarà visitabile dal prossimo 4 settembre fino all’8 gennaio 2023.
"Sbrigate" le essenziali indicazioni di servizio, ci concentriamo su ‘Næuma Antimatter’, un’esposizione concepita e realizzata dall’artista lodigiano per la Ghisla. Composta di oltre trenta elementi, la mostra si dipana nelle tre sale al secondo piano del "cubo rosso", secondo una specifica geografia esplorativa che insegue il suono. Ho incontrato Andrea durante una giornata di allestimento serrato, alcuni "cascami" sul pavimento testimoniano l’alacre lavorio. La chiacchierata è magmatica: «Questa mostra – racconta – esplora dieci anni di ricerca», prima di allora il «tema scultoreo era appena accennato. Qui è predominante». L’Andrea artista nasce infatti come pittore, ma è anche scultore e incisore; nonché titolare (dal 2018) della cattedra di Arti Visive e coordinatore di facoltà all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Proseguo spedita con le notizie biografiche: natio di Lodi, Mariconti si forma all’Accademia (meneghina) di Belle Arti di Brera. Del 2003 è la prima personale a Milano e dal 2004 viene presentato regolarmente nelle più importanti fiere di arte contemporanea in Italia e al di fuori. Nel 2011 è vincitore del Premio Unesco per l’Arte contemporanea. In ambito scultoreo collabora con la storica Fonderia Allanconi, nel Cremonese.
«Il mio, è un percorso affatto lineare – sottolinea–. Nasco come pittore e in prevalenza faccio pittura. Negli ultimi otto anni, però, ho approcciato il bronzo a cera persa patinato con turchese, che amo particolarmente. È stato proprio questo colore che mi ha condotto al bronzo. Sono rimasto folgorato da quella patina, dalla matericità della lega. Molti critici e studiosi del mio lavoro hanno sostenuto fin da subito che nelle mie produzioni si intravedeva già insita una ricerca con una forte componente scultorea: le pitture tendevano alla tridimensionalità, anche grazie ai materiali utilizzati, che sono di recupero e naturali».
Un cammino multidisciplinare e prometeico che è cristallizzato nell’esposizione locarnese, dove le opere scultoreo-musicali in bronzo, dal suono oscillatorio pieno e avvolgente – cuore dell’allestimento –, dialogano con pitture e incisioni. Il fine è il suono, indagato e ricercato nella forma in tutte le sue forme – si indulga al bisticcio –, le cui fonti inesauribili sono natura e archeologia. ‘Næuma Antimatter’ è quindi anche una "esperienza sonoro-visiva che ha l’obiettivo di esplorare nuovi percorsi espressivi che possano coniugare la ricerca scultorea, pittorica e musicale contemporanea" (dal foglio di sala).
Ricerca tematica e ricerca materica pare vadano di pari passo…
È così: il mio lavoro parte da una forte componente espressiva data dallo sviluppo del materiale nell’esecuzione delle opere sia pittoriche, sia scultoree. Quest’esposizione traccia, e qui sta l’aspetto avanguardistico, una rotta, percorsi per dare la possibilità allo spettatore di creare la propria navigazione, che (attraverso l’esplorazione) porta al suono e ai materiali delle sculture.
‘Næuma Antimatter’ è sibillino e ossimorico: che cosa racconta?
"Næuma" è un termine greco che significa "nota" o protonota, usato per esempio nel Canto Gregoriano. Con "Antimatter" – cioè antimateria – s’intende il suono che attraversa la materia e la modifica. La forma delle sculture sonore è stata concepita con la collaborazione di un fonico, con cui ho cercato una forma circolare che potesse dare, in durata e in potenza, un suono molto espressivo e al contempo tradizionale. L’andare e tornare fra antico e contemporaneo (anche come "tragitto" artistico; ndr) è una delle trame della mostra.
Quindi, il dialogo fra scultura e pittura?
Uno dei punti cardine del lavoro è il tema dell’interferenza, nella pittura e nella scultura. I lavori figurativi o formali esposti sono sempre interferiti da un elemento "altro": un cretto (cfr. Alberto Burri; ndr), un compasso nautico, una mappa… Elementi di passaggio fra pittura e scultura come gli interventi con la tecnica dell’acquaforte sulle forme di bronzo: dalle calotte riaffiorano i temi della stampa d’arte con il filato dei monotipi che altro non sono che le sagome di acciaio utilizzate per la realizzazione delle campane, con rimandi alla cartografia marina e celeste. La mostra è un’esplorazione in tutti i sensi: dalle profondità oceaniche alle profondità dell’universo.
Menhir, incisioni rupestri… Perché questo legame ombelicale con l’archeologia?
L’archeologia per me è diventata uno strumento di indagine. Ogni tanto mi diverto anche con l’auto-archeologia andando a riprendere miei lavori di vent’anni fa – beninteso senza intento auto-celebrativo –, scoprendoli con occhi nuovi, con nuova meraviglia. Una volta riscoperti questi "reperti", rimetto in circolazione quelle forme attraverso differenti tecniche d’arte, come è stato fatto con queste sculture sonore.
Per saperne di più: www.andreamariconti.com; www.ghisla-art.ch.