Il Museo delle culture di Lugano presenta i vincitori del concorso Unpublished Photo 2021: Khanh Bui Phu, Mouneb Taim, Avinash Mishra e Li Zhang
Quattro giovani fotografi. Non c’è molto altro, a unire Khanh Bui Phu, Mouneb Taim, Avinash Mishra e Li Zhang: sono giovani, sono fotografi e sono i vincitori del concorso Unpublished Photo 2021. Promosso per il secondo anno dal Museo delle culture di Lugano – dove fino al 27 febbraio sono in mostra una selezione dei lavori premiati – in collaborazione con la galleria 29 Arts in progress di Milano, il concorso non ha del resto un tema e l’unico limite è quello dell’età (massimo 36 anni), ovvio che le numerose candidature e di converso anche i vincitori presentassero una notevole varietà e diversità.
Tuttavia, una volta passati dalla sperimentazione di Li Zhang al curioso bianco e nero di Avinash Mishra, dal sofisticato Khanh Bui Phu all’intenso Mouneb Taim, qualcosa in comune emerge: la volontà non solo di mostrare, ma anche di raccontare il proprio mondo; ognuna delle immagini in mostra è una storia. E iniziamo da quella più difficile di Mouneb Taim, arrivato primo, a pari merito, con Khanh Bui Phu. Taim è nato nel 2001 a Douma, in Siria: dettaglio importante non solo perché, tra i fotografi selezionati, è il più giovane, ma anche perché l’attuale conflitto in Siria è iniziato nel 2011 – Taim ha trascorso metà della sua vita in guerra. Scopriamo dalle curatrici Alessia Borellini e Moira Luraschi altri dettagli, il meno duro dei quali è la macchina fotografica avuta dal fratello dopo la sua morte. In che tipo di immagini traduce questa esperienza? Abbiamo sì qualche “classica” immagine di guerra – delle persone che trasportano un ferito, un bambino che viene soccorso dopo un bombardamento –, ma prevalgono altre immagini, altri racconti. Tra le macerie un uomo indossa una parrucca da clown e improvvisa un teatrino di marionette per dei bambini. Per strada, una persona cammina indisturbata e indifferente, mentre alle sue spalle un edificio brucia.
Come detto, Taim divide il primo premio con il fotografo free lance vietnamita Khanh Bui Phu (classe 1987, il più “anziano” del gruppo). Il suo progetto si intitola “Vivere da nomadi in un ecosistema acquatico” e mostra la vita del lago Tuyen Lam. Si tratta del più grande lago della regione, un luogo “dove acqua, foresta e cielo si incontrano in armonia”, come recita il sito dell’ente turistico del Vietnam. Ma quelle di Khanh Bui Phu, per quanto poetiche ed estremamente curate, non sono immagini da cartolina, mostrano l’idillio ma anche la precarietà della vita quotidiana dei pescatori che vanno avanti senza proprietà o terreni da coltivare, privi d’istruzione. La loro esistenza dipende da un ecosistema tanto bello quanto fragile. Il lavoro di avvicinamento a questa comunità nomade è durato quattro anni e la qualità delle immagini, oltre al loro valore sociale, vale tutto il premio speciale assegnato dalle Artphilein Editions di Lugano, la pubblicazione di un volume monografico.
È strano passare dai colori delle immagini di Khanh Bui Phu – una delle sue fotografie sembra un dipinto impressionista – al bianco e nero di Avinash Mishra, nato nella città indiana di Maharajganj, sul confine con il Nepal, nel 1999. A prima vista, le sue immagini sembrano raffigurare dei minatori ricoperti di polvere o di carbone. In realtà si tratta dei partecipanti del festival di Holi, conosciuto come “la festa dei colori”, in cui i partecipanti celebrano l’arrivo della primavera gettandosi addosso polveri dalle tinte sgargianti. Perché ricorrere al bianco e nero per un simile lavoro, intitolato tra l’altro “L’impero dei colori”? La domanda diventa ancora più interessante quando scopriamo che queste immagini fanno parte di un progetto più ampio, e con foto a colori, di celebrazione del fascino delle cerimonie religiose dell’induismo. Dal momento che Avinash Mishra, come gli altri fotografi, non era presente all’inaugurazione, possiamo solo supporre una risposta: il bianco e nero rimuove i colori ma non le persone che diventano anzi centrali. Non stupisce che il presidente della giuria – il fotografo tedesco Hans Georg Berger, le cui magnifiche immagini in bianco e nero sono esposte sempre al museo fino a gennaio – lo abbia voluto premiare.
Infine, il fotografo Zhang Li, nato nel 1991 a Tongling in Cina ma trasferitosi da tempo in Germania. Ha iniziato a studiare biotecnologia, decidendo successivamente di passare alla fotografia frequentando la Hochschule der bildenden Künste di Essen. Tanti “prima” e tanti “dopo”, come si vede, e il suo progetto è appunto una sintesi e una rielaborazione del passato. Li Zhang è partito da alcuni vecchi scatti realizzati dal nonno, anche lui fotografo, e attraverso distorsioni e manipolazioni è arrivato a qualcosa di nuovo.