“Il costo del denaro che aveva subito un aumento, pur anche contenuto, sta rientrando più velocemente del previsto”. È con “piacere” che la Catef, la Camera ticinese dell’economia fondiaria, prende atto della tendenza in corso. “Per le prime ipoteche a tasso fisso di nuova stipula – rileva in una nota – la riduzione è di circa il 30%, ciò che ha trascinato il tasso di riferimento ai fini locativi a sfiorare per un nonnulla l’asticella che avrebbe determinato la sua riduzione dall’1,75% all’1,5%”. In questa direzione, la Catef prevede che il tasso di riferimento ai fini locativi “scenderà di un quarto di punto fra qualche mese”. Si tratta, per la Camera ticinese dell’economia fondiaria, di “buone nuove, sia per l’utenza che per i proprietari, privati e istituzionali”. Gli affitti esistenti, osserva quindi, “resteranno stabili non da ultimo perché gli intervenuti aumenti del tasso del riferimento in buona parte non sono stati ripercossi”.
Il parlamento federale al termine di una lunga discussione durata anni, si ricorda, ha abolito dopo oltre un secolo d’esistenza il valore locativo sia per la prima che per la seconda residenza. Viene quindi a cadere la qualifica d’investimento, premessa per un affitto virtuale, che legittimava la sottrazione degli oneri ipotecari e delle spese di manutenzione. Per permettere ai cantoni turistici, come il Ticino che conta ben 71mila residenze secondarie, di tamponare la perdita del valore locativo, il parlamento ha deciso di introdurre nella Costituzione federale la facoltà per i singoli cantoni di tassare le residenze secondarie con una sorta di imposta immobiliare sostitutiva. La modifica della Costituzione federale, precisa la Catef, dovrà dapprima essere sottoposta al voto popolare e necessiterà della doppia approvazione di popolo e cantoni. E rimarca: “Non sarà una votazione facile. Bisognerà mettere in conto la resistenza dei cantoni di montagna, dei direttori cantonali delle finanze, le riserve dei puristi del diritto, la presenza di qualche lotta di religione e del classico schieramento del fronte progressista che fra l’altro nelle Camere federali si è opposto all’abolizione”. Insomma, la Catef serra i ranghi: “Dovremo perciò ancora scendere in campo già quest’anno replicando la formazione a testuggine che ci ha permesso di ben figurare in occasione delle ultime due votazioni federali”.
A preoccupare la Camera ticinese dell’economia fondiaria, “il pauroso stallo nella pianificazione del territorio, francamente non più tollerabile e del quale prima o dopo ne dovrà render conto il governo, e lo sfitto cronico negli agglomerati”. Sfitto, si legge nel comunicato, che sfiora ancora le 6mila unità considerando qualche inevitabile sfasatura nella rispondenza al censimento e la produzione di nuove abitazioni in corso. Del resto, viene affermato, “il modesto rientro degli ultimi anni è stato determinato solo dal saldo migratorio, rifugiati compresi, e non dal saldo naturale alla mercé di una natalità decrescente in sintonia con le economie mature”. A ciò si aggiungono la nuova legge edilizia, ancora sul tavolo commissionale, e la legge d’applicazione della Legge federale sulla pianificazione del territorio al calduccio in qualche cassetto.