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Quasi 11mila firme per chiedere meno dipendenti pubblici

Il comitato, Udc e Lega in testa, consegna l'iniziativa popolare. Marchesi: ‘No licenziamenti, solo fluttuazioni’. Frapolli: ‘Serve meno burocrazia’

Molta soddisfazione
(Ti-Press/Benedetto Galli)
8 gennaio 2025
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Circa 11mila firme per tagliare il numero dei dipendenti pubblici, consegnate in una cornice goliardicamente dadaista: nel tempio laico del settore pubblico, Palazzo delle Orsoline, come vuole la prassi, e sotto l'enorme albero di Natale che ancora campeggia con la tristezza degna di ogni festa finita. È questo il bottino con cui si è presentato stamattina il comitato promotore dell’iniziativa popolare ‘Stop all'aumento dei dipendenti cantonali!’, con una nutrita schiera di esponenti di Udc e Lega ma che vede anche esponenti di Plr e Centro, nonché i vertici di Camera di commercio e Aiti e le sezioni giovanili di Plr, Lega e Udc.

Cosa chiede l'iniziativa

In soldoni, l'iniziativa chiede di fissare un tetto massimo al numero di dipendenti dell'Amministrazione cantonale, variabile nel tempo in base al numero di residenti; impedire di riversare compiti ai Comuni o altri enti col fine di raggirare questo tetto massimo; ridurre di conseguenza il personale impiegato. Quindi, “il numero di dipendenti cantonali esclusi i docenti in senso stretto e il personale di cura dell'Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, non dovrà superare l'1,3% della popolazione residente in Ticino”, recita il testo dell'iniziativa. Tradotto? Tradotto “si prevede una riduzione del 10% del personale attuale, quindi 580 unità circa”. Il tutto tramite «fluttuazioni del personale, non licenziamenti».

Marchesi: ‘O si chiudono gli occhi o si affronta il tema, noi per la seconda opzione’

Gagliardo e sorridente è il primo firmatario dell'iniziativa, il presidente cantonale e consigliere nazionale Udc Piero Marchesi. Appena presentata l'iniziativa, le critiche da sinistra e sindacati sono state di voler mettere gli uni contro gli altri e di continuare una sorta di caccia al dipendente pubblico definito come privilegiato. È così?, gli chiediamo appena consegnate le firme. Sorriso sardonico, sguardo che va un attimo verso il cielo, e risposta secca: «Se tutti siamo d'accordo che bisogna risanare delle finanze pubbliche piuttosto disastrate, con un debito pubblico che tocca i 3 miliardi di franchi, da qualche parte bisogna agire. Se si analizza il bilancio dello Stato – sottolinea Marchesi –, il costo del personale è molto importante ed è aumentato in modo altrettanto importante: negli ultimi cinque anni si contano 800 dipendenti in più, per 100 milioni aggiuntivi di spesa. O si chiudono gli occhi, o responsabilmente si affronta il tema per capire come offrire buoni servizi con un personale adeguato». Siamo sempre lì, allo studio dell'Idéhap di Losanna, «che ci vede spendere il 33% in più della media degli altri cantoni in questo ambito. Noi prospettiamo una riduzione del 9/10%, quindi le critiche lasciano il tempo che trovano e confermano che i contrari hanno ben pochi argomenti».

Fluttuazioni qui, partenti là... saranno sufficienti per raggiungere l'obiettivo senza davvero licenziare? Anche qui Marchesi va giù dritto come un piombo: «Abbiamo visto negli ultimi anni che, in media, ogni anno circa 300/350 persone lasciano l'Amministrazione pubblica per vari motivi. Malgrado queste fluttuazioni però il Consiglio di Stato non ha ridotto il personale, ma l'ha addirittura aumentato. In governo e parlamento non c’è la volontà di agire, e quindi speriamo di poter dare un mandato popolare tenendo conto, ripeto, che non c’è l'obiettivo di licenziare nessuno, ma sfruttare le partenze naturali. Quante volte si sono promessi blocchi di assunzioni mai rispettati? Ecco, adesso basta».

Invero in Canton Soletta è andata al voto un'iniziativa simile, e venendo bocciata il mandato popolare è rimasto nei sogni dei proponenti. Cattivo viatico? «Quella era un'iniziativa molto estrema, da noi si tratta di riportare il numero di dipendenti a quello di tre anni fa, dove non mi risulta ci fossero persone sotto i ponti, l'assenza di servizi o nessuno che rispondeva al telefono». D'accordo, ma un'altra critica che viene fatta è che aumentano personale e servizi perché aumentano i bisogni della popolazione. «È un alibi – risponde Marchesi –, è vero che aumentano i bisogni ma la politica non si pone mai la domanda se tutti i servizi offerti, alcuni messi in piedi trent'anni fa, siano davvero richiesti e se abbiano senso. Ogni azienda privata cerca di offrire servizi migliori con le stesse risorse, bisogna cambiare mentalità e pensare più in ottica imprenditoriale anche sfruttando l'intelligenza artificiale e la digitalizzazione».

Frapolli: ‘Queste 11mila firme siano prese sul serio’

Gli fa eco il presidente del comitato e vicecoordinatore della Lega Gianmaria Frapolli: «Siamo davvero soddisfatti di questo risultato, e anche del fatto che ‘Il Mattino della domenica’ abbia avuto un ruolo determinante in questa operazione». Il tema, riprende Frapolli, «è sentito e la nostra volontà è di evitare che tra qualche anno si debba licenziare, quindi vogliamo che il Consiglio di Stato si organizzi per far sì che grazie a migliori processi e una migliore gestione dei compiti tra Cantone e Comuni, si arrivi a una soluzione perché questa situazione non è più sostenibile. Ogni azienda, quando il costo per il personale diventa troppo alto, cerca di risolvere la questione in modo sostenibile senza licenziamenti».

Per il vicecoordinatore leghista non c’è storia: «Queste 11mila firme devono essere rispettate e prese seriamente, per definire una roadmap. Con le aggregazioni, cambiano anche i rapporti tra Cantone e Comuni e quindi anche qui si potrebbero snellire dei processi rivedendo alcune responsabilità». Secondo Frapolli è assolutamente da rivedere «una burocrazia invasiva e che toglie fiducia nel rapporto tra Stato e cittadini, e quando le finanze sono floride occorre responsabilizzare ogni singolo cittadino perché sennò si sente tartassato e, vedendo scoppiare la burocrazia, si arrabbia».

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