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‘Dipendenti pubblici massimo l'1,3% della popolazione residente’

Un gruppo di esponenti del fronte borghese e del mondo economico presenta l'iniziativa popolare. Obiettivo: ridurre di 580 unità il personale in 5 anni

In sintesi:
  • Marchesi: ‘Le imposte delle persone fisiche non bastano per i salari…’
  • Frapolli: ‘Serve visione d'insieme, non dipartimentalismo’
  • Maderni e Padlina: ‘La spesa sta crescendo troppo’
Il comitato promotore
(Ti-Press/Crinari)
2 ottobre 2024
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Il numero dei dipendenti pubblici, esclusi i docenti e il personale impiegato presso l'Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc), ambiti legati alla Legge sulla scuola o a un tema «molto delicato», non dovrà superare l'1,3% della popolazione residente. Con il conto che è presto fatto. Nel 2023 in Ticino c'erano 357'720 persone, per 5'189 al lavoro nell'Amministrazione cantonale (sempre esclusi docenti e personale Osc). Troppi, per il comitato promotore dell'iniziativa popolare "Stop all'aumento dei dipendenti cantonali" che si è presentato oggi alla stampa e che ha pronta la sua ricetta. Stando allo studio commissionato all'Idehap di Losanna nell'ambito dell'analisi sulla spesa, è emerso che in Ticino per il personale si spende il 33% in più rispetto alla media intercantonale. Troppo, per il comitato promotore. Che fissa, nella sua proposta, all'1,3% della popolazione residente il numero massimo di dipendenti pubblici portando, quindi, a una diminuzione del 10% entro cinque anni.

‘Le imposte delle persone fisiche non bastano a pagare i salari dei dipendenti pubblici...’

È questo, stringendo, l'obiettivo di un gruppo di esponenti politici di Udc, Lega, Plr e Centro – tutti a titolo personale, tranne il movimento di via Monte Boglia che ha già dato la sua adesione – e del mondo economico rappresentato da Aiti e Camera di commercio. Parte snocciolando numeri il primo firmatario, il consigliere nazionale e presidente cantonale dell'Udc Piero Marchesi: «Il debito pubblico continua a crescere in maniera allarmante, nel 2015 era a 1,9 miliardi di franchi, nel 2024 a 2,7 miliardi e a piano finanziario nel 2028 toccherà i 4,3 miliardi. È dovuto a una spesa fuori controllo che denunciamo da tempo». E in questa spesa, attacca frontalmente Marchesi, «tra le voci più importanti c’è quella della spesa per il personale. Nel 2020 era poco più di un miliardo, nel 2028 è prevista a 1,24 miliardi: il 16% in più». Il primo firmatario dell'iniziativa offre anche una traduzione pratica di questi numeri: «Più della metà dell'introito che arriva dal gettito fiscale viene bruciata per pagare gli stipendi nell'Amministrazione pubblica. Se togliamo le persone giuridiche, con le imposte pagate dalle persone fisiche non si riesce nemmeno a pagare i salari dei dipendenti pubblici: così non si può più andare avanti».

‘È un'iniziativa molto moderata’

Marchesi mette le mani avanti: «Non siamo noi i soli a ritenere che siano troppi: anche lo studio dell'Idehap attesta che il Ticino spende più del 33% della media intercantonale». E da questa spesa, per i promotori, non c’è alcun vantaggio. Anzi: «Ci sono troppa burocrazia, troppe complicazioni, cittadini e chi vuole fare imprese non ottengono mai le risposte che cercano. Chiediamo più imposte ai cittadini per lo stesso servizio degli altri cantoni, o addirittura peggiore».

Da qui la proposta con un'iniziativa, Marchesi dixit, «molto moderata», dal momento che «lascia al Consiglio di Stato i margini di azione per portarla a compimento, se approvata dal popolo, e considerando il fatto che ogni anno partono circa 300 persone. In cinque anni il conto fa 1'500... noi chiediamo di andare indietro di 580 attraverso non sostituzioni e fluttuazioni interne. Mica siamo estremisti».


Ti-Press/Crinari
Richieste e obiettivi

Per il vicecoordinatore della Lega Gianmaria Frapolli «le finanze cantonali sono in grave difficoltà e dobbiamo interrogarci su come risparmiare, e non è più accettabile che metà del gettito finisca per il personale. Un'azienda normale in queste condizioni sarebbe in crisi». L'obiettivo, riprende Frapolli, «non è entrare a gamba tesa e licenziare, ma ragionare sulle partenze, sui ricollocamenti interni... L'abbiamo chiesto tante volte, ma la spesa è sempre e solo aumentata». Per il vicecoordinatore leghista però la strada è una sola: «Si smetta di ragionare, governo in primis, per compartimenti stagni. Serve una visione d'insieme, un ragionamento che superi gli steccati per risolvere insieme la situazione per ricostituire il rapporto di fiducia tra Stato e cittadino oggi un po’ traballante». Per Frapolli, infine, qualcosa si può fare anche sull'assenteismo dei dipendenti pubblici: «La media per persona è di 14,09 giorni, sono quasi tre settimane ogni anno. Non è un tasso naturale o normale nell'economia privata. Non metto in discussione, ma chiedo che il tema venga approfondito. Già riducendolo della metà si risparmierebbero decine di milioni l'anno».

Maderni: ‘Lo Stato non si contrapponga all'economia’

A nome della Camera di commercio di cui è vicepresidente, la deputata del Plr Cristina Maderni va dritta al punto: «I cittadini, la politica e le associazioni economiche sono fortemente preoccupati per la spirale negativa che sta prendendo il deficit del Cantone. Dobbiamo agire subito sul contenimento della spesa, e bisogna per forza toccare il tasto dolente del personale: famiglie e imprese in questi anni hanno cercato di ridurre i costi, ora deve farlo anche il Cantone». Secondo Maderni i benefici per l'economia «non si fermano a mere questioni di conti, ma arriveranno anche dal fatto che se lo Stato ha processi più efficienti e usa meglio le proprie risorse ne guadagnano tutti, e meno opportunità nel settore pubblico saranno un incentivo affinché più persone arrivino a creare imprese stimolando innovazione e crescita. Meno dipendenti pubblici vuol dire meno burocrazia e servizi più efficaci per le imprese, significa ridurre il carico fiscale a persone fisiche e giuridiche con uno Stato che non si contrappone all'economia togliendo risorse al settore privato».

Padlina: ‘Iniziativa popolare strumento giusto’

A ruota, il deputato del Centro Gianluca Padlina: «Abbiamo scelto lo strumento dell'iniziativa popolare perché è uno strumento fondamentale, spesso il solo che ci permette di incedere nella realtà istituzionale. L'Amministrazione cantonale è una macchina che si autoalimenta, ma negli ultimi anni l'accelerata è stata inquietante». E spesso, conclude Padlina, «l'inefficienza si traduce in un freno sia all'iniziativa privata, ma anche alle riforme all'interno dello Stato: basti pensare alla digitalizzazione ferma al palo».

La realtà con cui si confronta il comitato promotore, però, è un Consiglio di Stato che nell'ultimo Preventivo ha deciso un taglio di due dipendenti per Dipartimento più uno per la Cancelleria. E per un Frapolli che conferma «il bisogno di avere una visione d'insieme, cosa che non c’è stata con questo dipartimentalismo», Maderni sorride e affonda: «È stato il trionfo della matematica, noi proponiamo qualcosa di strutturale e che rimane nel tempo. Quello che, mi sembra, è stato detto al governo di non aver fatto...».