Anche in Ticino, attirati da facili profitti, alcuni ragazzi investono i risparmi nelle monete virtuali. C’è chi avverte: ‘Simile al gioco d’azzardo’
La prospettiva di un comodo guadagno, magari anche sostanzioso, senza dover far nulla. Basta solo investire i propri risparmi in criptovalute. Un’idea decisamente accattivante – chi non vorrebbe veder lievitare il proprio conto in banca restando sdraiato sul divano? – che ha fatto presa soprattutto sui giovani. Quello che fino allo scorso anno poteva sembrare un Eldorado per arrotondare, si sta però ora rivelando un azzardo (il termine calza a pennello, lo capiremo più avanti) fallito. Il mondo delle cripto è infatti in crisi, con le diverse valute che negli ultimi mesi hanno perso buona parte del loro valore. Se ne stanno rendendo conto i tanti investitori, spesso persone senza una vera conoscenza del settore, che hanno visto svanire pian piano i propri soldi.
Il mercato cripto alle nostre latitudini, per ora, non ha preso piede come altrove. Questo nonostante i tentativi (pubblici e privati) di trasformare il Ticino nella "capitale europea delle criptovalute". Non mancano però gli esempi di chi anche nel nostro cantone, magari con un po’ di vergogna, ammette di aver perso qualche biglietto da mille dopo essere caduto nella tentazione d’investire i propri risparmi. Si tratta soprattutto di giovani, ingolositi da facili guadagni e da un’attività che, almeno fino a qualche tempo fa, era etichettata con uno dei più classici "va di moda".
«Avevo investito 10mila franchi, ora me ne restano circa 3mila. Gli altri sono andati persi» ci spiega Fulvio, 24 anni. «Le cose sono cominciate ad andare male a dicembre. Da lì è stata una perdita continua e ora sono arrivato al punto più basso». Il rischio, in un certo senso, era calcolato. «Sapevo che si tratta di un’operazione incerta, ma speravo in un esito diverso. In ogni caso sono partito con una cifra stabilita, quella che sapevo di poter perdere».
Un ragionamento che solitamente si applica al gioco d’azzardo, ed è proprio Fulvio a fare l’esempio delle case da gioco: «È un po’ come quando vai al casinò. Entri con 100 o 200 franchi e sai che se li perdi non devi più aprire il portafogli. Altrimenti diventa un circolo vizioso e ti fai del male». La tentazione, però, c’è… «L’altra settimana il prezzo delle cripto era davvero ai minimi storici. Il momento migliore per comprare. Però non ho ceduto, visto che mi ero promesso di non investire oltre la cifra iniziale. Non penso lo farò nemmeno in futuro» afferma Fulvio, che nella vita lavora come operaio comunale. Ma come si avvicinano i giovani, magari anche senza una formazione nel settore, al mondo delle criptovalute? «Ho deciso d’investire in ottobre, dopo aver letto un po’ d’informazioni sul tema su internet e sui social network» dice Giovanni, 23enne di professione giardiniere. «Il periodo era positivo e allora mi sono lanciato. Un mio amico me ne parlava sempre bene. Una volta iniziato ho conosciuto in giro diverse persone che gia investivano, e da ognuno ho ‘rubato’ qualche spunto». Ma dove e come si investe? «È piuttosto semplice. Io mi sono affidato a una delle piattaforme più conosciute, che fa anche la pubblicità nella Formula Uno e quindi mi ispirava fiducia. Ho caricato i soldi e iniziato l’investimento». I risultati, però, non sono dei migliori. «Ho perso quasi 9mila franchi. Tornassi indietro non lo rifarei».
Chi conosce bene il mondo dei giovani e le problematiche legate al gioco d’azzardo è Dario Gennari, coordinatore dello Studio medico Rete Operativa e presidente del Gruppo Prevenzione gioco d’azzardo (Gatp).
Si può parlare di una similitudine tra i giovani che investono in criptovalute e i giocatori d’azzardo?
Non ci sono studi approfonditi sul legame tra criptovalute e gioco d’azzardo, alcuni elementi indicano però che ci sono delle connessioni molto strette. Taluni meccanismi sono davvero simili. Si parte dal presupposto, in parte errato, che non servono competenze, proprio come per la maggior parte dei giochi presenti all’interno dei casinò, che si basano sul principio della scommessa. Tutto avviene in maniera digitale spesso priva di un’attenta riflessione.
Proprio la mancanza di conoscenza della materia è un punto che deve far riflettere…
C’è un sistema che fa credere a questi ragazzi privi di particolari competenze di poter avere dei guadagni, magari anche importanti. È chiaro che ci troviamo di fronte a possibili fake news o comunque a delle informazioni perlomeno discutibili e fuorvianti. Una domanda anche molto banale e diretta che si può porre è: "Ma pensate che sono lì ad aspettare voi per farvi diventare ricchi?". È chiaro che ciò si scontra con l’illusione di un facile, importante guadagno. Vi è poi anche un discorso legato all’autostima.
In che senso?
Non è un caso che spesso molti ragazzi attivi in questo settore siano molto lontani professionalmente da un operatore di borsa o un professionista finanziario. Svolgono spesso lavori rispettabili ma erroneamente considerati come umili. Vedono quindi in quest’attività la possibilità di una sorta di rivalsa sociale in una società che pone il denaro al centro dell’interesse collettivo e individuale. C’è poi il tema dell’attenzione selettiva, dove si tende a vedere solo l’esempio positivo di chi ce l’ha fatta.
Le è capitato di seguire dei casi legati alle criptovalute all’interno della sua attività professionale come psicoterapeuta?
Un ragazzo che seguo un giorno si è presentato dicendo che i suoi amici investono in criptovalute. Ho notato in lui un certo interesse, nonostante abbia un lavoretto, oltre a essere uno studente, che gli garantisce delle entrate regolari. Alla domanda se i suoi amici avessero dei profitti da questa attività la risposta è stata negativa. Nessuno di loro era in positivo. Ho dovuto fare un discorso psicoeducativo, sottolineando che era lui il vincente in questa situazione. Alla fine si è convinto, ma ho dovuto insistere.
Quando si parla di criptovalute non si può non citare il discorso legato alla digitalizzazione e alle nuove tecnologie...
Oggi dieci franchi o 10mila vengono entrambi inviati con un click. In passato non era così, bisognava avere il contante in mano e recarsi sul posto. Non c’era l’immediatezza e si aveva quindi uno spazio maggiore di riflessione e consapevolezza.
Aumentano quindi i rischi?
Certo. Va anche detto che fa parte dell’adolescenza essere attratti dal rischio e da quello che non si conosce. Qui però c’è il pericolo che i rischi siano troppo grandi, che drammaticamente vengano generati debiti che poi ci si porta dietro per sempre, con un vissuto di fallimento e scarsa autostima.