Il Gran Consiglio segue le indicazioni della maggioranza della commissione ‘Sanità e sicurezza sociale’ e boccia la parificazione degli aiuti
Non saranno ritoccati al rialzo, come chiedeva un’iniziativa parlamentare generica del Partito socialista, gli assegni destinati alle famiglie con difficoltà economiche e figli a carico. Nessuna parificazione quindi tra l’Assegno familiare integrativo (Afi) e l’Assegno di prima infanzia (Api). La maggioranza del Gran Consiglio – 52 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astenuti – ha così seguito le indicazioni della maggioranza della commissione ‘Sanità e sicurezza sociale’ che non riteneva necessaria una modifica della Legge sugli di famiglia e se del caso anche della Laps. «Il sistema attuale risponde già ai bisogni e l’iniziativa non spiega dove recuperare i 15 milioni necessari per parificare gli Assegni», afferma Patrick Rusconi (Plr) relatore del rapporto di maggioranza insieme al leghista Alessandro Mazzoleni. «Qui si vuole sempre aggiungere ma alla fine si va a schiantarsi. In futuro sarebbe bello che le iniziative spiegassero anche dove andare a prendere i soldi». Aggiunge Rusconi: «Abbiamo verificato che non c’è l’obbligo di rimborso per il beneficiario di prestazioni assistenziali ottenute prima dei 18 anni. I figli delle famiglie a beneficio di prestazioni sono quindi già abbastanza tutelati».
Chiaramente d’altro avviso Danilo Forini (Ps), relatore del rapporto di minoranza. «Quello che abbiamo sul tavolo è un tema di fondamentale importanza: la povertà dei bambini. È infatti dimostrato che chi nasce in una situazione di indigenza economica ha più probabilità di andare incontro a tutta una serie di problemi. Per citarne due, l’alimentazione e l’esclusione sociale. Siamo coscienti – riconosce Forini – che la situazione delle finanze cantonali è fragile e una spesa di 15 milioni non è scontata. Bisogna però guardare a questa proposta come a un investimento. Spendiamo ora per impedire che la povertà di alcune famiglie generi persone bisognose domani. Purtroppo però in Ticino tutto è bloccato. Il solito ritornello del ‘non ci sono i soldi’ impedisce di mettere in campo una politica familiare moderna e al passa con i tempi». Sulla stesso lunghezza d’onda il capogruppo socialista Ivo Durisch, che ha ripreso l’iniziativa presentata nel 2022 da Raoul Ghisletta. «La politica familiare del Ticino è stata in passato un esempio per tutti i cantoni che parlavano del ‘Tessiner model’. Purtroppo oggi l’obiettivo di togliere dalla povertà le famiglie è disatteso. Adeguando questi assegni si potrebbe eliminare la necessità di ricorrere all’aiuto sociale, cioè all’assistenza, per le famiglie con minorenni a carico». Aggiunge Durisch: «Negli anni, nonostante alcuni passi avanti, il Cantone ha disinvestito nella politica familiare.15 milioni in meno in pochi anni che sono proprio il costo stimato di questa iniziativa. Se davvero si volesse combattere la povertà infantile i soldi si potrebbero trovare».
Per il direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss) Raffaele De Rosa: «La politica sociale del nostro cantone ha una lunga tradizione, si è sempre aggiornata e dimostrativa innovativa. È invidiata ancora oggi. Gli assegni Afi e Api – dichiara il direttore del Dss – sono stati introdotti nel 1997 e hanno dimostrato di essere uno strumento efficace contro la povertà delle famiglie». De Rosa ha poi ricordato gli adeguamenti al rincaro riconosciuti in questi anni per questi aiuti «nonostante il difficile contesto finanziario del cantone». Per il direttore del Dss una delle strade da privilegiare per migliorare la situazione economica delle famiglie è quella «di favorire la conciliabilità tra lavoro e famiglia».