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‘Lupo, gli allevatori sono esausti e si sentono abbandonati’

Interrogazione del Plr al Consiglio di Stato. Rusconi e firmatari: ‘Il Cantone può e deve fare di più per regolarne la presenza’

Numerose le domande al governo
(Keystone)
10 novembre 2024
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Il Cantone “può e deve fare di più per regolamentare la presenza del lupo sul nostro territorio cantonale”. Ad affermarlo sono i deputati del Plr Patrick Rusconi, Tiziano Zanetti, Alex Gianella, Aron Piezzi e Omar Terraneo. I quali con un’interrogazione pongono al Consiglio di Stato una sfilza di domande. Rusconi (primo firmatario) e colleghi chiedono fra l’altro quali studi siano in corso o si intendano intraprendere “per dare le adeguate ed efficaci risposte soprattutto in ambito di prevenzione e di ricerca di un metodo di convivenza che non penalizzi in maniera così marcata coloro che si occupano di allevamento sui nostri alpeggi”.

‘A rimetterci anche cura del territorio e produzione’

Il ritorno del lupo sul territorio cantonale, si ricorda nell’atto parlamentare, “ha creato situazioni problematiche che necessitano di una particolare e seria attenzione”. Spesso negli scorsi mesi “si sono formati dei fronti contrapposti basati soprattutto su aspetti ideologici e/o emozionali e non su atteggiamenti razionali”. Il Cantone, aggiungono i cinque granconsiglieri, “sta promuovendo la non facile coesistenza fra il lupo, animale protetto, e le attività promosse dall’uomo, in particolare dagli allevatori: allevatori che la per la maggior parte, durante la bella stagione, caricano gli alpeggi situati sulle pendici delle nostre montagne”. Quest’anno in Ticino, continua l’interrogazione, a causa del lupo “sono stati scaricati in anticipo almeno una dozzina di alpeggi e circa mille animali, fra capre e pecore, hanno dovuto forzatamente essere riportati sul fondovalle generando numerosi problemi agli allevatori”. Quest’ultimi, evidenziano Rusconi e colleghi, “sono ormai esausti e si sentono abbandonati dall’autorità, molti di loro desisteranno dal caricare gli alpeggi nei prossimi anni. Ormai sono al limite del sopportabile e probabilmente dismetteranno la loro attività, a scapito della cura del territorio e della produzione di ottimi prodotti locali, e con la prospettiva, non da ultimo, di una perdita di posti di lavoro”.

‘Investimenti che andrebbero persi’

Il settore primario in tutto il Cantone “è in continuo calo e la problematica riguardante i grandi predatori non farà che accelerare questo processo già in corso e di conseguenza porterà delle importanti difficoltà in numerosi ambiti”, avvertono i firmatari dell‘atto parlamentare: “Questii allevatori, nel corso degli anni, hanno giustamente ricevuto degli aiuti finanziari cantonali e federali e se essi dovessero abbandonare la loro preziosa attività questi investimenti andrebbero persi, per cui se lo Stato non interverrà in maniera sollecita e determinata vedrà sfumare nel nulla milioni di investimenti in ambito agricolo!”. Certo, “tutti siamo coscienti che le decisioni in questa delicata materia” sono anzitutto di competenza federale, “ma sicuramente il Cantone deve e può fare di più per regolamentare la presenza del lupo sul nostro territorio cantonale, prima che accada l’irreparabile”.

‘Cosa propone il Consiglio di Stato?’

Numerosi come detto i quesiti formulati all’indirizzo del Consiglio di Stato. Ne citiamo alcuni. Il governo dispone di dati aggiornati e intende diffonderli “in maniera trasparente” affinché possano essere utilizzati “per la gestione corretta del lupo (numero di predazioni dall’arrivo del canide sul nostro territorio, numero degli ovini che hanno dovuto abbandonare gli alpeggi prematuramente, animali tenuti in stalla che si sono in seguito ammalati, calo di produzione di latte e carne, ecc.?”. Solitamente, si legge nell’interrogazione, viene divulgato il numero di predazioni annuali: “Questo dato è però palesemente fuorviante, visto che non tiene in considerazione il numero di capi sugli alpeggi e il numero di aziende che hanno dovuto scaricare prematuramente l’alpe: sono disponibili dati che mettono in relazione capi predati e capi presenti sugli alpeggi?”. Dalla comparsa del lupo “quanti franchi sono stati rimborsati per indennizzare gli allevatori che hanno subìto delle predazioni?”. E ancora: “Quali importi, sempre nello stesso lasso di tempo, il Cantone ha erogato per sussidiare delle misure di protezione? Gli uffici cantonali competenti quali misure preventive, frutto di esperienze pregresse in altri territori, propongono di implementare per prevenire in maniera confacente il problema?”. La Sezione dell’agricoltura sa “quanti alpeggi non saranno più caricati il prossimo anno?”. Inoltre: “Recinzioni elettrificate, cani da protezione, pastori e collari ai feromoni sembrano essere i mezzi più usati per tenere lontano il lupo: lo Stato sussidia questi strumenti? Se sì, in quale percentuale? Se no, perché?” Pensando al prossimo futuro, il governo “cosa propone agli allevatori di ovini per il proseguo della loro attività? Cambiare abitudini evitando il vago pascolo, ma a quale prezzo? Smettere di allevare animali soggetti a predazioni? Portare i loro greggi su alpeggi della Svizzera interna?”. Con quali “mezzi e costi” si intende perseguire “la regolazione dell’espansione dei branchi di lupi, sapendo che si è rinunciato al contributo dei cacciatori per la difficoltà di identificare esemplari giovani da animali adulti?”.

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