Non solo medici e infermieri, ma a Como (è così però in tutta la fascia di confine) anche i farmacisti scappano in Canton Ticino. E il motivo è lo stesso, cioè gli stipendi. In Svizzera la paga arriva senza troppi problemi a 7mila franchi, a Como si inizia da 1’400 euro e si arriva a 2mila euro dopo dieci anni di servizio. Risultato? In provincia di Como manca il 10% dei farmacisti, pochi giovani vogliono stare dietro il bancone, preferiscono la Svizzera o l’industria farmaceutica e cosmetica.
Il grido d’allarme arriva dall’Ordine dei farmacisti di Como che si prepara a rinnovare i propri rappresentanti: dal lontano 1995 il presidente è Giuseppe De Filippis e il farmacista di via Vittorio Emanuele è pronto a candidarsi nuovamente. “Sono quasi trent’anni e non è un fatto del quale vado fiero, serve un ricambio generazionale, l’ingresso di nuovi giovani – ha raccontato De Filippis –. Avevo trovato dei possibili sostituti, ma per ragioni anche personali non c’è stato l’atteso passaggio del testimone. Quindi i colleghi, dandomi ancora fiducia, mi hanno domandato di presentare una lista, per l’ultima volta. Il problema più attuale per le farmacie è che mancano nuove leve. È complicato trovare dipendenti e collaboratori. Per ragioni legate alla remunerazione, di certo più attrattiva nella vicina Svizzera. Ma anche per le scarse prospettive, molti neolaureati guardano all’industria farmaceutica, alla cosmesi, non più alla tradizionale farmacia”.
Il contratto nazionale è fermo da anni, diventare titolare è sempre molto complicato. A Como i farmacisti oggi iscritti all’Ordine sono poco più di settecento, un dato abbastanza in linea rispetto agli ultimi anni e che però vede appunto una perdita di capitale umano dalle farmacie, a favore come detto delle industrie, del Ticino e del settore cosmetico. Sempre l’Ordine stima un fabbisogno di poco più di una cinquantina di nuovi farmacisti da inserire nella rete locale che conta 174 presidi farmaceutici. Come se non bastasse c’è anche un calo delle iscrizioni, iniziato già prima della pandemia, nei corsi di laurea in farmacia, che hanno perso almeno una matricola su dieci nell’ultimo triennio. Insomma, si registra una fuga dalla facoltà di farmacia, così come si sta constatando per il corso di laurea in infermieristica.
Come immaginabile, sul mercato del lavoro tutto questo si traduce in una caccia al farmacista, entro un anno dalla laurea viene assunto l’84% dei neofarmacisti e quasi mai a tempo determinato, nel tentativo di tenersi stretti i nuovi dipendenti. “Con la farmacia dei servizi però abbiamo fatto passi avanti, oggi offriamo i vaccini, ma anche esami cardiologici – ha commentato De Filippis –. Le grandi catene e il mercato online non ci hanno messo all’angolo. Preoccupa piuttosto la progressiva carenza di farmaci, medicinali dirottati verso altri Paesi anche per logiche di mercato”. Molti di questi farmaci vanno verso la Svizzera. La prima chiamata al voto per i farmacisti dell’Ordine comasco è fissata a inizio novembre. Il mandato dura quattro anni. Anche l’Ordine dei medici di Como ha negli scorsi giorni deciso di riconfermare come presidente Gianluigi Spata, che resterà così alla guida dei camici bianchi per un intero ventennio. Insomma, la vecchia guardia continua a restare in sella. M.M.