Il presidente del Centro e coordinatore della commissione parlamentare ‘Giustizia’ a tutto campo su immagine e dignità delle istituzioni
“Un giudice, in questo caso Ermani, che si diverte a diffondere immagini di bambini che baciano maiali, nudi e sporchi, trasformando questi bimbi in oggetti da circo, arreca un danno enorme alla credibilità delle istituzioni”. Firmando l’editoriale (‘Giustizia, immagine, dignità’) del numero di settembre-ottobre di ‘Popolo Libertà’, il presidente del Centro e coordinatore della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò torna sul giudice Mauro Ermani, il presidente del Tribunale penale cantonale al centro delle polemiche per le foto tratte dal Web e da lui spedite via WhatsApp alla segretaria del Tpc presunta vittima di mobbing da parte di una collega. Quella dei due peni di plastica giganti, con una donna seduta in mezzo e la scritta ‘Ufficio penale’. E le tre immagini, anche queste molto discutibili, che ritraggono bambini: un piccolo che bacia/lecca il muso di un maiale; un altro che è seduto in un acquario, con immersi gambe e busto, che sembra aspirare l'acqua con un tubicino (entrambi col volto scoperto); e un bimbo che sta rovistando in una dispensa, ripreso di spalle, con il sederino scoperto, sul quale sono rimasti attaccati biscottini di cereali.
Scrive Dadò sul periodico del Centro: “Chi riveste un ruolo istituzionale, senza pretese di santità, deve comportarsi degnamente rispetto alla carica che ricopre. Per un politico, ma ancor più per un magistrato, il comportamento anche privato è un fatto di interesse pubblico, non una mera questione personale. Il motivo è semplice, ed è direttamente proporzionale al danno potenzialmente enorme che potrebbe recare, con i suoi atteggiamenti, alle Istituzioni e alla loro credibilità. Un giudice, ad esempio, deve garantire indipendenza, imparzialità, correttezza, equilibrio e dimostrare in primis attraverso il suo esempio, il rispetto verso la dignità della persona, che poi è chiamato a giudicare”. Ciò premesso, il presidente della commissione ‘Giustizia e diritti’ entra nel merito ed evidenzia: “Un giudice, in questo caso Ermani, che si diverte a diffondere immagini di bambini che baciano maiali, nudi e sporchi, trasformando questi bimbi in oggetti da circo, arreca un danno enorme alla credibilità delle istituzioni”. Non è tutto. Dadò accenna così a quanto pubblicato dal ‘Mattino della Domenica’. “Altrettanto delegittimante e indecente per le Istituzioni è la copertina apparsa il 25 agosto scorso sull’organo ufficiale del partito (la Lega, ndr.) dei consiglieri di Stato Claudio Zali e Norman Gobbi, in cui si vede raffigurato il giudice Mauro Ermani mentre orina in testa ai suoi colleghi Verda, Quadri, Pagnamenta e Villa”.
Dal ‘Mattino’ al richiamo di quanto sostenuto dal direttore leghista del Dipartimento del territorio la scorsa settimana in Gran Consiglio sull’affossamento del balzello posteggi, il passo è breve. “L’ex giudice Claudio Zali, durante il dibattito in parlamento sulla tassa di collegamento, ha rimproverato ai granconsiglieri non d’accordo con lui: ‘Mi chiedo se siate consapevoli che goccia dopo goccia, una sceneggiata alla volta, state contribuendo alla metamorfosi di questa sfortunata legislatura in un unico grande esercizio di delegittimazione delle Istituzioni’. È vero, purtroppo viviamo in un periodo storico in cui sembra estinta la cultura della vergogna, grazie alla quale nel passato prima di parlare ci si guardava allo specchio. Ma è il caso di ricordare: da che pulpito!”, chiosa Dadò.
Nell’editoriale il coordinatore della ‘Giustizia e diritti’ si sofferma inoltre su uno dei temi sotto la lente della commissione parlamentare, commissione che ha nel frattempo incassato il sì del plenum del Gran Consiglio alla risoluzione concernente una serie di riforme puntuali del potere giudiziario e ad alcune modifiche legislative per aumentare le competenze del Consiglio della magistratura. “Un primo importante passo nella giusta direzione è quindi stato fatto”, commenta Dadò. E aggiunge: “Ora restano da affrontare alcune problematiche importanti, quali ad esempio le interferenze segnalate dalle istanze giudiziarie”. Nel rapporto 2023 del Tribunale di Appello “l’allora presidente Damiano Bozzini solleva importanti preoccupazioni, peraltro già anticipate nel 2018 e nel 2019 anche dal suo predecessore, il già presidente della Corte dei reclami penali, giudice Mauro Mini – annota Dadò alludendo alle presunte ingerenze della Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni) nell’autonomia amministrativa del Tribunale d’appello –. Si tratta di problematiche serie. Il Gran Consiglio, in qualità di autorità di nomina e di vigilanza, ha il dovere di mettere mano a quanto gli viene segnalato e, se le parole hanno ancora un valore e i rendiconti annuali dei tribunali non rappresentano un mero esercizio alibi, un approfondimento è il minimo che il cittadino si possa attendere”.