All'Assemblea generale della Camera di commercio ticinese panoramica a tutto tondo sulla situazione in Ticino e a livello globale. E c'è preoccupazione
Dalla situazione politica «confusa» alla demografia e «alla difficoltà di reperire manodopera», passando «per un contesto normativo sempre più burocratizzato che di certo non aiuta». Sono queste le principali preoccupazioni emerse dalle parole del presidente Andrea Gehri nell’ambito dell'Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi (Cc-Ti) tenutasi oggi a Bellinzona.
Le finanze pubbliche, rimarca Gehri, «soffrono per i continui disavanzi e crescita della spesa pubblica che, senza interventi strutturali importanti e incisivi, costituiranno anche per l'economia privata una zavorra e un handicap destinato a incidere negativamente sull'evoluzione del tessuto economico ticinese». Per Gehri, quindi, «è irrinunciabile poter disporre di conti pubblici in equilibrio, sani e che possano promuovere gli investimenti pubblici e privati, senza gravare su cittadini e imprese». Detta breve: «Si impone una radicale, approfondita e imprescindibile analisi dei costi e dei compiti dello Stato, affinché non inghiottano risorse e mezzi sproporzionati e ingiustificati». Una revisione che, rinnova Gehri, «non può più venir procrastinata. Se le nostre aziende fossero confrontate con disavanzi tali, sarebbero obbligate a intervenire e trovare misure di contenimento, pena il fallimento. Lo Stato preleva semplicemente imposte e grava sul bilancio di cittadini e imprese...».
Un altro cavallo di battaglia di Gehri è la gagliarda lotta a una burocrazia «sempre più invasiva», dal momento che ovviamente servono finanze sane, ma che vadano di pari passo con «una netta e chiara riduzione del carico burocratico e amministrativo a carico delle nostre imprese e dei cittadini». Non usa mezzi termini, il presidente della Cc-Ti: «Stiamo soffocando a causa di uno Stato sempre più invasivo e costoso che ostacola a colpi di regolamentazioni, ordinanze, leggi e commissioni create ad hoc per mettere i bastoni nelle ruote di chi vuol fare».
Non tutto è da buttare però. Ci mancherebbe. Ottimisti sempre. Per questo Gehri riconosce come «ci siano iniziative in corso per sostenere l'economia attraverso l'innovazione, la tecnologia, l'intelligenza artificiale». Si trova riparo perché, in fondo, «l'economia in Ticino è parecchio diversificata, agile, con eccellenze di primo piano e ha le proprie carte da giocare». L'ottimismo di Gehri è giustificato soprattutto «dal settore della finanza, dal turismo, l'industria manifatturiera, l'industria dei settori della medicina». Senza dimenticare le Pmi, «vero tessuto economico».
Insomma, «incertezza e furia regolatrice sono due elementi che possono essere fatali per lo sviluppo economico e per gli investimenti, assi portanti della competitività della nostra economia e tassello fondamentale per creare e mantenere posti di lavoro».
Nel suo intervento, il professore e già rettore del Politecnico federale di Zurigo Lino Guzzella ha analizzato la situazione svizzera e del Ticino dopo la crisi pandemica e quella energetica causata anche dagli scenari di guerra, sottolineando comunque i punti forti della Svizzera: «La buona situazione finanziaria, l'alto livello di formazione e innovazione, sebbene anche in questi ambiti siano in atto cambiamenti importanti che devono indurre a non dare nulla per acquisito». E il Ticino, assicura Guzzella, «ha le potenzialità per essere una piazza idonea a proporre progetti di rilevanza nazionale».
Il direttore della Cc-Ti Luca Albertoni, introducendo Guzzella e tornando anche sull'eccesso di burocrazia «figlio di un fiorire di ordinanze che nascono a ciclo continuo», si è soffermato «sull'importanza di mantenere una visione di sistema da non annebbiare con discussioni sulle questioni più locali». Nel senso che «la dipendenza dall'andamento di partner come la Germania, gli Stati Uniti o la Cina ha un'influenza che deve essere tenuta in considerazione».
Nella tavola rotonda che ha seguito la parte istituzionale, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta ha messo in evidenza «la difficoltà a trovare intese, in particolare sui conti dello Stato» e anche «la pericolosa illusione che arrivi la risposta statale per ogni necessità della società». Il consigliere agli Stati e presidente dell'Unione svizzera arti e mestieri Fabio Regazzi, dal canto suo, ha ribadito «l'importanza della formazione professionale, che continua a giocare un ruolo decisivo in Svizzera e che non va trascurata». Per Regazzi «non vanno nemmeno bloccati progetti infrastrutturali di fondamentale importanza come l'ampliamento della rete autostradale nazionale in votazione il 24 novembre, perché la mobilità è un fattore essenziale per il funzionamento del sistema paese». Tutti i partecipanti alla tavola rotonda, infine, hanno espresso la loro preoccupazione per la difficile trattativa in corso con l'Unione europea.