Alla facoltà di Medicina dell’Università dell’Insubria di Como e di Varese, dove al prossimo anno accademico gli iscritti sono risultati inferiori rispetto ai posti a disposizione, chiudono tre corsi di specializzazione medica. Addio a dermatologia, chirurgia plastica e medicina legale. Questo a seguito di un provvedimento della ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini (Forza Italia) che ha deciso di non rinnovare l’accreditamento a ben 41 scuole di specializzazione di medicina. Il motivo principale è l’insufficienza dei volumi di attività, la mancanza degli standard previsti per legge e la carenza di personale docente che riguarda soprattutto gli atenei ‘minori’. La suddivisione delle chiusure nei vari atenei è piuttosto omogenea rispetto alle facoltà italiane. Nel lungo elenco figura, per quanto riguarda l’università dell’Insubria, la chiusura della scuola di specializzazione in chirurgia plastica, della scuola di dermatologia e quella di medicina legale.
La scelta viene applaudita dalle due principali sigle che rappresentano i neo dottori, ovvero Anaao Giovani e l’Associazione liberi studenti. Queste due realtà hanno inoltrato diverse segnalazioni evidenziando i limiti della proposta formativa e l’obbligo di rispondere a precisi criteri. Non solo, i medici in formazione hanno annunciato una serie di prossime visite a sorpresa per verificare requisiti e normative. Non di rado i nuovi dottori denunciano condizioni critiche di lavoro nei reparti, tirocini con turni pesanti.
Più in generale, per quanto concerne le scuole di specializzazione, ci sono settori della medicina molto gettonati i cui posti vanno sempre esauriti. Tra questi, anche dermatologia e chirurgia plastica. Le ragioni sono economiche, con la libera professione i guadagni sono elevati. Mentre altre scuole di specializzazione restano vuote, sono pochi i medici che si candidano a diventare per esempio specialisti di Pronto soccorso o di anestesia, perché non è consentito lavorare anche privatamente e perché le notti e la pressione in ospedale sono faticose.
Quello della fuga dai Pronto soccorso è problema enorme, aggravato dai sempre più numerosi episodi di violenza, tanto che il personale sanitario è tornato a chiedere presidi permanenti di polizia. Con questo provvedimento il ministero ha tentato di riequilibrare l’offerta aumentando i posti per la medicina d’urgenza, mentre ha ridotto un poco i posti in altre scuole più attrattive. Servirà? Sono molti ad avere robusti dubbi, se a monte non si risolvono i problemi legati alla sicurezza e agli stipendi. Comunque, il problema di fondo resta perché, come si diceva all’inizio, i nuovi giovani medici che stanno scegliendo la loro strada sono per numero inferiori ai banchi messi a disposizione.
di Marco Marelli