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‘Quale inchiesta coinvolgerebbe l'Amministratore apostolico?’

Dopo le dichiarazioni di don Italo Molinaro a ‘Modem’, scatta l'interpellanza dell'Mps. Che ricorda: il governo vigila sugli enti di diritto pubblico

Alain de Raemy
(Ti-Press)
1 ottobre 2024
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Si traducono in un atto parlamentare – un’interpellanza del Movimento per il socialismo all’indirizzo del Consiglio di Stato – le dichiarazioni don Italo Molinaro, parroco della Basilica del Sacro Cuore di Lugano, durante la puntata di lunedì 23 settembre di ‘Modem’ della Rsi sul caso Rolando Leo, il religioso sotto inchiesta per presunti atti sessuali con fanciulli, e come è stato fin qui gestito dalla Curia. Durante il dibattito, don Molinaro “ha ricordato che l’attuale Amministratore apostolico mons. Alain de Raemy a sua volta sarebbe inquisito dalla Santa Sede. Il vescovo di Coira mons. Joseph Maria Bonnemain, incaricato dell’indagine, che anche ha partecipato al dibattito ha lasciato intendere che si aspetta con impazienza una risposta dalla Santa Sede”, scrivono Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi. Premessa importante: i due deputati dell’Mps ricordano che “secondo l’articolo 24 capoverso 1 della Costituzione cantonale e l’articolo 1 cpv. 1 della Legge cantonale sulla Chiesa cattolica, la Diocesi di Lugano è un ente di diritto pubblico”. E che il Consiglio di Stato “vigila sugli enti di diritto pubblico”. Da qui una serie di domande.

‘E la nomina del nuovo vescovo?’

Al governo Pronzini e Sergi chiedono “a quale genere di inchiesta” l’Amministratore apostolico de Raemy è sottoposto: “Si tratta di un’indagine secondo il codice di diritto canonico?”. Altri quesiti: “Quali sarebbero i fatti imputati/oggetto di indagine nei suoi confronti? Sarebbero fatti occorsi prima dell’entrata in carica quale Amministratore apostolico o di fatti successivi? Perché il Consiglio di Stato, quale autorità di vigilanza, non ha mai informato i ticinesi di tali indagini?”. Perché il governo “non ha perlomeno incitato l’Amministratore apostolico ad agire nella verità e nella trasparenza verso tutti i ticinesi?”. E ancora: “Tenuto conto della delicatezza della questione, il Consiglio di Stato non ritiene ormai necessaria l’adozione di misure di gestione speciale (articolo 201 della Legge organica comunale) per analogia? Non sarebbe il caso nella gestione amministrativo-finanziaria della Diocesi (a tutela di tutti), che l’Amministratore apostolico sia perlomeno affiancato da due gerenti super partes in una sorta di Consiglio di amministrazione della Diocesi? Proprio perché ne va del buon governo della Diocesi, quale ente di diritto pubblico cantonale, il Consiglio di Stato si è fatto parte attiva presso la Santa Sede per sollecitare la nomina del nuovo vescovo di Lugano?”. Pronzini e Sergi chiedono infine al governo se non ritenga di dover proporre una modifica della Legge sulla Chiesa cattolica “in modo da introdurre organi di verifica/indagine interna?”.

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