Il Consiglio di Stato ipotizza una serie di misure per contrastare la criminalità economica. Specialisti per aumentare sequestri (e confische) e controlli
“L’economia illegale è un cancro che si insinua nel tessuto economico, togliendogli progressivamente la linfa e facendo proliferare le cellule malate a scapito di quelle sane. Se non tenuto sotto controllo, a morire sarà il tessuto economico legale di un’intera regione. È perciò indispensabile incidere significativamente e celermente sugli elementi che motivano i criminali a compiere reati sul nostro territorio”. Suonano come un avvertimento le parole del Consiglio di Stato. Figurano nel messaggio/rapporto – sedici pagine – con cui il governo, raccogliendo l’invito avanzato nel 2021 dal Partito socialista con una mozione (firmatari Raoul Ghisletta, Nicola Corti, Danilo Forini e Carlo Lepori; ripresa da Laura Riget), propone alcune misure per rendere (più) performante la lotta alla criminalità economica in Ticino.
Sei provvedimenti “concreti” che, scrive il Dipartimento istituzioni che ha redatto l’importante messaggio, “mirano a dissuadere i criminali dal commettere reati economici (e non solo) sul territorio del Cantone tramite misure finanziarie coercitive più efficaci rispetto alla sola eventuale carcerazione e, con controlli sistematici, ridurre le opportunità ai criminali economici di inserirsi nel tessuto economico ticinese e causare danni all’intera collettività”. Quanto prospettato dall’Esecutivo all’attenzione del Gran Consiglio non si limita infatti all’azione di contrasto messa in atto da magistratura e polizia: le misure riguardano anche settori sensibili dell’Amministrazione e i Comuni. Perché per “combattere efficacemente” la delinquenza economico-finanziaria “sono importanti anche le misure di osservazione sul territorio e lo scambio sistematico di informazioni rilevanti fra autorità”.
Di seguito i sei provvedimenti ipotizzati dal governo: 1) Rafforzamento dei servizi specialistici presso Ministero pubblico e Polizia cantonale; 2) Controlli efficaci e sistematici da parte dell’Ufficio fallimenti: per incrementare tali controlli volti a identificare crac di rilevanza penale, segnalandoli così alla magistratura inquirente, l’Ufficio “deve essere potenziato con un’ulteriore figura specializzata in campo economico-finanziario, incaricata di supervisionare anche attività potenzialmente sospette in collaborazione con l’Ufficio esecuzione”; 3) Verifica da parte dell’Ufficio del registro di commercio dell’attendibilità delle iscrizioni: “Per un controllo sistematico e strutturato dell’attendibilità delle iscrizioni a Registro di commercio l’Ufficio deve essere completato con una figura di giurista-economista, il cui compito sarebbe quello di individuare e far cancellare tempestivamente le società vuote e inattive (mantelli giuridici): l’attività è già in essere presso l’Ufficio ma è necessario rafforzarla ulteriormente”; 4) Ottimizzazione dei compiti attribuiti agli enti locali “nel contesto della lotta al fenomeno delle società bucalettere e delle residenze fittizie”; 5) Sostegno e promozione da parte del Gran Consiglio “di tutti gli atti parlamentari federali intesi a favorire lo scambio di informazioni tra autorità amministrative (e penali) nel contesto della lotta agli abusi”; 6) Adozione da parte del parlamento cantonale “di modifiche di basi legali cantonali intese a favorire lo scambio di informazioni tra autorità amministrative”.
Ti-Press/Infografica: laRegione
La prima misura, spiega il Consiglio di Stato, “consiste nel rafforzamento presso il Ministero pubblico e la Polizia cantonale di servizi dedicati alla ricerca, al sequestro, alla gestione e alla confisca di valori patrimoniali nel contesto dei procedimenti penali”. Ovviamente “la ricerca capillare, l’individuazione e la messa in sicurezza di patrimoni, a volte molto ingenti, provenienti da reati economici complessi con reti di attività anche extra cantonali e sovranazionali, necessitano di personale specializzato”, evidenzia il governo. Che tiene però a precisare: “Di principio, si ritiene che dopo un periodo di ‘rodaggio’, vale a dire di organizzazione interna e coordinamento, il rafforzamento di questi servizi genererà dei proventi supplementari dall’attività di recupero dei beni e quindi possa finanziarsi in parte o completamente (come avviene nel Canton Zurigo)”. Gli aspetti organizzativi, in particolare per quanto concerne il fabbisogno di risorse, “saranno approfonditi in seguito alla discussione della mozione da parte del parlamento”.
Annota ancora il Consiglio di Stato: “A livello di Ministero pubblico il servizio specializzato nell’ambito economico-finanziario sarebbe gestito da un procuratore pubblico con conoscenze approfondite nel settore della criminalità economica e finanziaria: verrebbe affiancato da almeno un (o due) segretario giudiziario, anch’egli con esperienza giuridica nell’ambito di questi reati”. Il team comprenderebbe “una segretaria per la gestione amministrativa degli incarti e l’attività organizzativa annessa”. Questo “per garantire un efficace servizio di base”. Per quel che concerne la Polizia cantonale, specifica nuovamente l’Esecutivo, “il servizio dedicato alla suddetta attività di ricerca di patrimoni e di affiancamento nella relativa attività del servizio del Ministero pubblico, richiederebbe alcuni collaboratori con formazione economica finanziaria, specializzati nel recupero crediti”.
Non si scappa. “Fattori geografici, economici, politici concorrono a fare della Svizzera una delle mete privilegiate non solo di strutture e attività economiche lecite, ma anche della delinquenza internazionale – indica il Consiglio di Stato –. Situata al centro dell’Europa, con banche, gioiellerie, negozi, case da gioco, alberghi di lusso e una grande circolazione di denaro, la Svizzera esercita una forte attrazione anche sulla delinquenza cosiddetta transfrontaliera”. In questo contesto “il Canton Ticino è il bersaglio privilegiato della delinquenza proveniente dall’Italia e in particolare dalla regione della Lombardia”.
Già, il contesto. Che viene descritto in maniera chiara e senza sconti. “La Svizzera, in quanto a opportunità, si presta molto bene a essere sfruttata dai criminali poiché nel nostro Paese il diritto e le norme amministrative che regolano i rapporti fra Stato e cittadino si fondano su un presupposto acquisito di onestà di quest’ultimo – osserva il governo ticinese –. Formalità quindi snelle, rapide, che in poco tempo permettono al cittadino di compilare una dichiarazione fiscale, richiedere un sussidio, costituire una società e operare in un libero mercato. Elementi vincenti del nostro Paese ma anche grandi opportunità per i criminali di beneficiare di vantaggi illegali e prestazioni illecite a danno della collettività. Tutto ciò, quindi, suggerisce che in ambito di prevenzione penale è necessario lavorare su due piani distinti ma inscindibili tra loro: aumentare i costi ai criminali, rendendo quindi meno attrattivo il compimento dell’atto illecito, e contenere le opportunità di reati, effettuando controlli più mirati e significativi negli ambiti più vulnerabili e sensibili dello Stato”.
Ma “su quale variabile dei costi si può incidere?”, si chiede il Consiglio di Stato. “In primo luogo con la carcerazione”. Certo... “Tuttavia, le statistiche indicano che rispetto ad altri Paesi, in Svizzera sono davvero pochi i condannati che subiscono pene detentive da espiare e ancor meno chi compie reati di natura economica”. Ciò è dovuto anche al fatto, ricorda l’Esecutivo, che le pene inferiori ai due anni inflitte a chi commette per la prima volta un reato “sono generalmente pronunciate con la condizionale”. Peraltro “il diritto penale in Europa è diventato più ‘umano’ rispetto ad altre parti del mondo perché punire in maniera moderata è considerato un progresso culturale”. Dati alla mano, “il ricorso alla privazione della libertà tende a calare”. Di conseguenza “il rischio di incorrere in una lunga pena detentiva è molto basso e dunque assolutamente non dissuasivo per il criminale che intende compiere un reato in Svizzera”.
Colpire però i patrimoni illeciti, tramite sequestri e confische del denaro derivante da reati, può costituire, anzi, costituisce un valido deterrente. E allora è importante valutare “la creazione di servizi appunto specialistici presso il Ministero pubblico-Polizia cantonale”. Servizi, ribadisce il Consiglio di Stato, dediti “alla ricerca, al sequestro, alla gestione e alla confisca di valori patrimoniali nell’ambito dei procedimenti penali con i seguenti nuovi compiti: a) Intraprendere inchieste patrimoniali volte alla ricerca attiva in Svizzera e all’estero di beni da sequestrare (articoli 70 e 71 Codice penale svizzero); b) Standardizzare la pratica del sequestro penale a livello cantonale; c) Gestire in modo specializzato e centralizzato tutti i sequestri penali secondo i principi imposti dalla legge”. Gli obiettivi? “a) Ridurre il danno causato dai reati economico-finanziari e dalla criminalità in generale nei confronti dei danneggiati, delle vittime di reato e dello Stato; b) Incidere sulla motivazione a commettere un reato, secondo il motto ‘il crimine non paga’, a integrazione di quanto già fanno in questo senso le condanne penali; c) Ridurre le infiltrazioni sul nostro territorio di patrimoni provenienti da reati all’estero; d) Ridurre i rischi di indennizzi da parte dello Stato legati alla gestione dei valori patrimoniali posti per un certo tempo sotto confisca; e) Incrementare significativamente l’efficacia dell’attività repressiva e preventiva delle autorità di perseguimento penale; f) Introdurre uno strumento a salvaguardia dell’economia legale in Ticino”. Ebbene, questa “struttura dovrebbe a medio termine puntare ad autofinanziarsi attraverso gli introiti derivanti dalle confische a favore dello Stato”.
Quella repressiva non può e non deve essere l’unica risposta. Per un’efficace azione di contrasto agli illeciti economico-finanziari vanno coinvolti anche Amministrazione cantonale e Comuni.
Crac societari. “È un fatto oggettivo che il Ticino – evidenzia il governo – sia costantemente in cima alla classifica nazionale per numero di fallimenti: questo dato non deve essere interpretato superficialmente solo come il segnale di un’economia dinamica e che si evolve, bensì tenendo in considerazione che non è così inusuale riscontrare l’uso illecito dello strumento giuridico del fallimento per avvantaggiarsi sul mercato”. Strumento che esige un particolare monitoraggio, essendone “la vittima finale lo Stato: in modo diretto per il mancato pagamento di imposte, o indiretto quando è chiamato a pagare indennità per insolvenza o di disoccupazione”. Le statistiche fornite dal governo sul fronte fallimentare (vedi infografica) mostrano “inequivocabilmente la necessità di tenere sotto controllo questo particolare settore”, considerando che nel 2022 le sospensioni della procedura di fallimento per mancanza di attivi sono state 425 e 525 nel 2023. Ragione per cui, ipotizza il governo, “si potrebbe prevedere” un “ulteriore” perito contabile (il primo è stato assunto nel 2019 dal Dipartimento istituzioni) in ambito esecutivo e fallimentare, “non solo al fine di aumentare le segnalazioni al Ministero pubblico, ma anche per estendere i controlli alle pratiche trattate dall’Ufficio esecuzione”. Ufficio in cui, suppone il Consiglio di Stato, si potrebbe aumentare l’attività di identificazione di quelle società che, sulla base delle esecuzioni aperte, devono essere rese attente riguardo ai reati penali in ambito fallimentare, e afferma: “Il compito di questa ulteriore unità sarebbe quindi non solo di controllo e di repressione, ma anche e soprattutto di prevenzione, già nella fase di emissione dei precetti esecutivi”. Di più. “Dal profilo criminologico, con questa misura si intende ridurre ulteriormente le opportunità, per chi usa in modo illecito lo strumento del fallimento, di farla franca e di operare una sorta di concorrenza sleale verso quegli attori economici che operano correttamente sul mercato”.
Ti-Press/Infografica: laRegione/Dati: Consiglio di Stato
Tra le misure elencate, quella che preconizza la “verifica dell’attendibilità” delle iscrizioni al Registro di commercio da parte dell’Ufficio competente. L’Ufficio del registro di commercio (Urc) svolge, rammenta il Consiglio di Stato, tre principali attività: l’iscrizione (nuove iscrizioni di enti giuridici, modifiche e cancellazioni), le procedure di iscrizione d’ufficio e il rilascio di documentazione (agli utenti privati ma anche al Ministero pubblico e ad altre autorità giudiziarie e amministrative). “Allo stato attuale – osserva il governo – l’Urc svolge queste attività dando seguito a quanto previsto dalla legge, ma non è in grado di effettuare delle verifiche più approfondite a carattere inquirente”, essendo “un’autorità amministrativa che applica il diritto civile e non quello penale, e questa attività supplementare di verifica non è prevista dal diritto federale”. Stando al messaggio, è quindi ipotizzabile prevedere una risorsa specializzata: un/a “giurista-economista presso l’Urc”.
E poi ci sono gli enti locali. I Comuni. Per il governo, “il primo presidio per un controllo efficace del territorio per quanto riguarda le persone fisiche e le attività economiche è quello dei Comuni attraverso gli Uffici controllo abitanti e le polizie comunali”. Perciò i funzionari comunali interessati dovrebbero essere “sensibilizzati e formati” sulle tipologie di abusi e illeciti riscontrate dalle autorità. Alcuni enti locali si occupano già di questo aspetto: “Si prenda ad esempio – segnala il governo – Mendrisio, che già dal 2018, introducendo una figura specialistica, ha accentuato le misure intese al contrasto delle dimore fittizie, e la Città di Lugano, che effettua controlli sul territorio di persone fisiche, persone giuridiche, convivenze e matrimoni di comodo o fittizi, appartamenti vuoti, tutto ciò grazie alla stretta collaborazione con la Polizia comunale”. L’auspicio: “Si tratta ora di estendere questa attività a tutto il territorio cantonale, attraverso una migliore collaborazione fra le autorità di perseguimento penale e i Comuni”.
Anche la lotta alla delinquenza ha tuttavia un costo. “Sottoponiamo all’esame del parlamento le ipotesi di misure che possono contribuire a rafforzare la lotta contro la criminalità economica. In base alle valutazioni del Gran Consiglio, si tratterà di definire gli aspetti organizzativi tenendo conto del contesto finanziario attuale. Il tema potrà eventualmente essere inserito nell’ambito dell’esame della spesa pubblica voluto dal parlamento”, afferma il governo nel messaggio. «Come Consiglio di Stato aspettiamo ora che si pronunci il Gran Consiglio sulle misure da noi ipotizzate e sulle risorse aggiuntive necessarie, tenuto conto che si andrebbero a recuperare fondi oggi sottratti allo Stato dalla criminalità economico-finanziaria – dice, interpellato dalla ‘Regione’, il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi –. Il rapporto governativo sulla mozione del Ps è stato peraltro discusso e condiviso tra i vari attori istituzionali toccati da questa forma di delinquenza. Dunque, non solo Ministero pubblico e Polizia cantonale. La criminalità economica danneggia, oltre che singole persone fisiche e persone giuridiche, lo Stato, ovvero l’intera collettività. Truffe e abusi passano sovente anche dal mancato versamento degli oneri sociali e di imposte».