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Marchesi: basta con il clientelismo di questo governo

Il presidente dell'Udc al Congresso: si assumono funzionari non per migliorare i servizi ma per creare bacini elettorali, ecco perché l'iniziativa

Da sin: Pamini, Marchesi, Morisoli e Chiesa
(Ti-Press)
21 settembre 2024
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Una buona strategia politica impone una percezione del tempo diversa da quella comune: si guarda quindi al futuro, pensando al presente. Lo sa bene l’Udc ticinese che nel 2027, al prossimo appuntamento con il rinnovo dei poteri cantonali, ambisce a varcare l’ambita soglia, quella dell’Esecutivo. E allora bisogna impegnarsi già oggi se si vuole conseguire fra poco meno di tre anni l’obiettivo. Lo ricorda a Mendrisio, aprendo in mattinata il Congresso democentrista, il presidente della sezione locale Pierluigi Pasi. «Abbiamo le carte in regola per far parte del Consiglio di Stato», premette il deputato, richiamando i recenti “successi” che il partito guidato da Marchesi ha ottenuto «ai tre livelli: cantonale, federale e comunale». Successi che, avverte Pasi, «dobbiamo però saper gestire» se si aspira alla poltrona governativa. «Mi appello pertanto alla responsabilità di tutti nostri membri», aggiunge il granconsigliere. Nel frattempo…

‘La tassa di collegamento, una mazzata per i ticinesi’

Nel frattempo sui tavoli della politica cantonale e di quella federale ci sono «temi cruciali», come li definisce Piero Marchesi. A cominciare dalla tassa di collegamento, il balzello sui posteggi mai digerito dall’Udc, che per eliminare l’odiato tributo ha lanciato un’iniziativa popolare: sedicimila le firme raccolte. «Venduta come la tassa per i frontalieri, si è rivelata una mazzata per i ticinesi: in un Cantone dove i salari sono già del venti per cento più bassi rispetto al resto della Svizzera, imporre questo balzello a chi è obbligato a utilizzare l’auto per andare al lavoro è pura follia», afferma perentorio il presidente cantonale del partito. Il dossier è ancora in Gran Consiglio, anzi in commissione Gestione, dopo il controprogetto uscito nei mesi scorsi dal Consiglio di Stato, che «vuole esentare dalla tassa i grandi magazzini». Cioè, osserva caustico Marchesi, «quelli che fino a ieri erano considerati “i grandi generatori di traffico”». E che «ora, tutto d’un tratto, non sono più un problema. Non ci sono più i “soldatini” della grande distribuzione», continua Marchesi rievocando quanto dichiarato anni fa in parlamento dal direttore del Dipartimento del territorio, il leghista Claudio Zali. Ma oggi, segnala il timoniere dei democentristi, il Gran Consiglio «ha la possibilità di abrogare questo balzello ingiusto, senza necessariamente passare dal voto popolare». E insiste: «È una tassa ingiusta e quindi va abolita, soprattutto se è già stata ufficiosamente messa in vigore e ha dimostrato di non produrre alcun risultato positivo nella riduzione del traffico».

Restando all’agenda cantonale, Marchesi conferma il lancio «nei prossimi giorni» dell’iniziativa popolare per «limitare» il numero di funzionari. Titolo: “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”. Verrà lanciata «insieme ai nostri alleati della Lega e con il sostegno di esponenti del Plr e del Centro», indica il presidente dell’Udc. «Solo negli ultimi cinque anni il Consiglio di Stato, con ogni suo singolo membro che ha fatto la propria parte, senza porsi limiti, ha gonfiato l’Amministrazione cantonale con ben 750 nuovi dipendenti: un aumento di spesa di quasi cento milioni di franchi l’anno». Puntualizza Marchesi: «Non ce l’abbiamo con i funzionari, ma intendiamo interrompere una politica governativa di assunzioni finalizzata non a migliorare i servizi ai cittadini, bensì a garantire al Consiglio di Stato un elettorato, un bacino di voti. Questo si chiama clientelismo».

Spesa pubblica e gli altri partiti, la slide di Morisoli

Sulle finanze statali non poteva non intervenire il capogruppo in parlamento Sergio Morisoli. Dal primo al secondo Decreto Morisoli. Scopo immutato: pareggiare i conti del Cantone passando dal taglio della spesa, anzi dal «contenimento» della crescita della spesa pubblica. «Perché siamo fra i cantoni che spendono di più, che tassano di più, che ha il debito che sale di più». Un cantone «con i salari più bassi e con i premi di cassa malati più alti» della Svizzera. Eppure il Decreto bis non piace alla maggioranza delle forze politiche, perlomeno stando alle prime reazioni. Intanto le finanze pubbliche peggiorano, sostiene Morisoli. E con una slide riassume, dal suo punto di vista, la posizione degli altri partiti di governo... “Plr: aspettare la crescita economica; Centro: aspettare l’analisi dei compiti; Lega: aspettare cosa fanno gli altri; Socialisti: non aspettare, aumentare subito le imposte; Governo: aspettare per non aspettarsi niente; Gran Consiglio: intanto spendiamo”.

Chiesa: la Svizzera rischia di diventare un’appendice di Bruxelles

Dalla politica cantonale a quella federale. Con una digressione storica del deputato al Nazionale Paolo Pamini sulla neutralità svizzera. E con il punto, da parte del consigliere agli Stati Marco Chiesa, sul nuovo mandato negoziale con l’Unione europea. L’ex presidente nazionale dell’Udc non ci gira interno: «Il nuovo mandato è un vero e proprio biglietto di sola andata verso l’annullamento della nostra sovranità». Rincara Chiesa: «Qui è in gioco la nostra democrazia diretta, quella che ci distingue dal resto del mondo. Deve essere Bruxelles a decidere per noi cosa fare e come vivere? È questa la Svizzera che vogliamo? Non credo affatto. Io non ci sto a vedere la nostra democrazia ridotta a un esercizio di stile, a vedere la Svizzera ridotta a un appendice di Bruxelles».

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