Ocst, Vpod e Sit dopo l’incontro col governo: ‘Continuano i tagli nel socioeducativo e sociosanitario. Rimane in agenda la manifestazione del 16 ottobre’
Un incontro, quello di oggi tra governo e sindacati in vista del Preventivo 2025 e della relativa manovra di rientro, in «chiaroscuro». Così lo ha definito il segretario cantonale dell’Ocst Xavier Daniel. Piatto forte sul tavolo, il riconoscimento del carovita ai dipendenti pubblici. «Sostanzialmente – ci spiega Daniel – al personale dell’amministrazione pubblica verrà riconosciuto strutturalmente il carovita e non una tantum, come lo scorso anno. Non è però ancora chiaro in quale entità». E aggiunge: «Non è stato paventato nessun contributo di solidarietà e neppure nessun tipo di blocco dei salari o della carriera». Ragione per cui, osserva il sindacalista, «partiamo tutto sommato da un punto di partenza un poco più positivo rispetto a dodici mesi fa».
Non c’è a ogni modo piena soddisfazione su quanto discusso oggi da Ocst, Vpod e Sit con il Consiglio di Stato. «Rimane il fatto – prosegue Daniel – che il personale ha già subito una perdita del carovita nel 2024 e, con un riconoscimento parziale, la perdita ci sarà anche nel 2025». Sindacalmente la posizione rimane dunque la stessa, come rileva anche Raoul Ghisletta della Vpod: «Riconoscere integralmente la perdita di potere d’acquisto». Stando alle proiezioni, illustra il segretario cantonale dell’Ocst, «con l’indice di novembre si prospetta un carovita attorno all’1,1% e non sappiamo quale quota verrà coperta. E comunque non è ancora detta l’ultima parola». Già, perché in merito dovrà esprimersi anche il parlamento che, secondo Daniel, «potrebbe anche presentare misure più incisive». Resta inoltre per Daniel «l’interrogativo sui tagli che potrebbero essere proposti sui sussidi di cassa malati. Questo tema rientrerà molto probabilmente tra le ulteriori misure proposte e potrebbe essere molto incisivo. L’aumento dei premi e il non riconoscimento del carovita hanno un forte impatto sulla perdita del potere d’acquisto».
Nei settori sociosanitario e socioeducativo, afferma poi Daniel, «è stato fatto un copia e incolla dei tagli finanziari dello scorso anno, ovvero il prelievo dei fondi e la riduzione dell’importo globale di finanziamento». Di buono, a differenza di dodici mesi fa, «il riconoscimento strutturale del carovita anche in questi ambiti, come previsto nel mandato di prestazione». Anche Ghisletta accoglie positivamente questa novità: «La percentuale che verrà riconosciuta varrà sia per i dipendenti statali che per i dipendenti parastatali. Un trattamento uguale per tutti. Rispetto all’anno scorso è un miglioramento».
La manifestazione prevista il prossimo 16 ottobre e promossa dai sindacati, sottolineano Daniel e Ghisletta, «ci sarà e sarà indirizzata alla difesa del servizio pubblico e al riconoscimento integrale del carovita». Mette in luce Daniel: «Crediamo che ci sia una soglia oltre la quale si rischia di non riuscire più a garantire dei servizi adeguati all’utenza e ai cittadini. Se si continua con questo smantellamento, penso anche alla sanità e all’educazione, ci sarà un punto di rottura che non ci permetterà più di disporre di un apparato pubblico degno di questo nome. Stiamo raschiando il fondo del barile». Per il sindacalista è dunque fondamentale un buon sostegno polare: «Questo è il secondo anno di tagli. Se non si inverte la rotta non ci sono grandi prospettive all’orizzonte, anche perché non penso che nei prossimi anni troveremo il petrolio. Bisogna chiedere alla politica – affonda – di allargare gli orizzonti affinché capisca come gestire la cosa pubblica senza disintegrarla». In generale, riprende Ghisletta, «la preoccupazione è per il servizio pubblico, sia nell’ambito scolastico e sia in quello sociosanitaro. Con il non riconoscimento integrale del carovita i tagli in questi settori si accumulano. Bisogna tenere alta la mobilitazione».
In tal senso, dice il segretario cantonale dei Sindacati indipendenti ticinesi (Sit) Mattia Bosco, «la manifestazione va mantenuta proprio perché il tema dell’adeguamento del salario al carovita è prioritario». E chiarisce: «L’indice del carovita non dice tutto. Di fatto l’aumento del costo della vita è ben più dell’1% indicato ora dalle statistiche: viene per esempio escluso il tema delle casse malati dove sono già previsti degli aumenti». Non riconoscendolo, «si farà un ulteriore passo indietro. Le analisi dicono che l’aumento del carovita sarà strutturale nei prossimi anni. In questo modo andrà a crearsi una voragine che mette a rischio l’intera società, come pure l’intero tessuto economico. Sappiamo che l’inflazione continuerà a esserci, ma il governo dice già di non riuscire a riconoscere completamente il carovita». Stando a Bosco, «è un problema di sensibilizzazione verso tutta l’economia. Abbiamo i salari del 20% più bassi rispetto al resto della Svizzera e i costi di cassa malati tra i più alti. Non va bene. A lungo termine la voragine che non si colma più».
Nel frattempo si conferma la tendenza che vede le finanze cantonali in progressivo miglioramento. Il Preventivo 2024 approvato dal Gran Consiglio il 7 febbraio prevedeva un disavanzo di 130,8 milioni. A fine di aprile, con un balzo di circa 20 milioni, si era scesi a -111,5. Ora, con il rendiconto intermedio di fine giugno, si è scesi a un disavanzo di 104,4 milioni. Un miglioramento, seppur inferiore a quello del precedente aggiornamento, di 7,1 milioni di franchi. A essere aumentate rispetto al Preventivo sono sia le spese (+66,8 milioni) sia, in misura maggiore, i ricavi (+93,2 milioni). Sul fronte delle entrate hanno inciso in particolar modo un miglioramento dei gettiti fiscali per 41 milioni di franchi (10,5 milioni in più rispetto al precedente Preconsuntivo) e maggiori entrate dalle imposte alla fonte (+5 milioni). Per quanto riguarda le uscite, invece, incidono particolarmente la spesa non preventivata di 40,5 milioni di franchi relativa ai contributi per persone con statuto S, i profughi ucraini (compensati però da contributi federali), spese non preventivate nel settore dell’asilo per 10,5 milioni di franchi a seguito dell’aumento di rifugiati e da un incremento di 3 milioni di franchi delle prestazioni complementari Avs e Ai.
La premessa che fa a ‘laRegione’ il direttore del Dfe Christian Vitta è che «bisogna sempre aspettare i risultati definitivi di fine anno. I gettiti tengono bene, ma non crescono col ritmo che abbiamo visto negli scorsi anni. La speranza è che si possa uscire da questa situazione, anche perché ci sono altre voci di spesa sotto pressione che salgono». Per Vitta «il dato essenziale di questo aggiornamento che emerge è che permane un disavanzo importante, assieme alla conferma che gli sforzi devono proseguire. Non si può accumulare disavanzi di anno in anno, o semplicemente essere contenti perché si migliora ma rimanendo sempre nelle cifre rosse. Potremo dire di aver raggiunto l’obiettivo ed esprimere soddisfazione quando le cifre saranno positive. Ma siamo ancora lontani». GAG/JAC