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Caos nel Tpc, ‘nessuna sospensione dei giudici coinvolti’

Il plenum del Consiglio della magistratura chiarisce e conferma l'apertura di tre procedure disciplinari e la disponibilità a incontrare il parlamento

Si sgombra il campo, che resta però confuso
(Ti-Press)
27 agosto 2024
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Lungamente attesa, è arrivata. Il plenum del Consiglio della magistratura, "consapevole dell'importanza di una corretta informazione ai cittadini", prende posizione in merito al caos scoppiato all'interno del Tribunale penale cantonale (Tpc) e lo fa con un comunicato diffuso alle redazioni in cui mette più di qualche puntino sulle i e precisa alcuni aspetti.

E sgombra il campo: "Al momento attuale non sono date le condizioni, ai sensi della legge, per una sospensione di alcuno dei magistrati segnalati". Precisando che "il Cdm ha aperto tre procedure disciplinari: due nei confronti dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, a seguito della segnalazione dei tre loro colleghi del Tpc, e una nei confronti del giudice Mauro Ermani, a seguito dei fatti segnalati da una segretaria del Tpc alla Sezione delle risorse umane". Vale a dire, il caso di presunto mobbing. Il Cdm precisa che “altri tre fascicoli sono stati aperti d'ufficio, come da prassi, appena siamo stati informati della denuncia/querela penale dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti nei confronti dei colleghi Mauro Ermani, Marco Villa e Amos Pagnamenta”. Sia come sia, però, “la decisione circa l'eventuale apertura di procedure disciplinari per i fatti ivi denunciati avverrà non prima che il Cdm avrà preso conoscenza del contenuto della denuncia/querela, della quale è già stata richiesta copia al procuratore pubblico straordinario”.

‘Istruzione delle procedure immediatamente avviata’

Il Cdm tiene il punto: “L'istruzione delle tre procedure disciplinari menzionate è stata immediatamente avviata. I termini per osservazioni assegnati ai giudici Quadri e Verda Chiocchetti sono stati sospesi, su loro richiesta, essendo stato intrapreso, con l'accordo di tutti i giudici, un tentativo di conciliazione”. Nel frattempo, “tali termini sono stati riattivati”. Pure nel contesto “della procedura nei confronti del giudice Ermani vi è stato un incontro tra le parti, a seguito del quale a quest'ultimo è stato assegnato un termine per esprimersi”.

Il Consiglio della magistratura afferma che “ogni documento ricevuto è stato immediatamente trasmesso ai segnalati interessati, affinché potessero formulare le proprie osservazioni”.

Il messaggio di Ermani ricevuto dal Cdm il 27 giugno 2024

Le precisazioni continuano mettendo nero su bianco che “il messaggio WhatsApp pubblicato da laRegione, che sarebbe stato inviato dal giudice Ermani a una segretaria, è stato ricevuto dal Cdm il 27 giugno 2024 quale complemento della segnalazione nei suoi confronti soprammenzionata; stante la sua potenziale rilevanza disciplinare a causa dell'immagine contenuta (è l'immagine che vede una donna seduta di fianco a due falli giganti e la scritta ‘Ufficio Penale’, ndr), esso è stato trasmesso il giorno stesso al giudice Ermani, per osservazioni”.

Il Cdm, invece, “ha reputato di non dover trasmettere l'immagine – che sarebbe stata ricevuta dalla segretaria nel febbraio 2023 – al Ministero pubblico, avendo escluso che il suo invio potesse configurare un qualsiasi reato penale perseguibile d'ufficio a carico del magistrato”.

Due differenti collocazioni logistiche dei giudici coinvolti

Il Consiglio della magistratura assicura anche che “evaderà il più celermente possibile le procedure, fermo restando il rispetto dei diritti delle parti e la necessità, prima di prendere la decisione finale, di raccogliere tutte le prove rilevanti per valutare i fatti”. Al fine di “garantire il miglior funzionamento possibile del Tpc”, il Cdm informa di aver collaborato con la Commissione amministrativa del Tribunale d'appello per “una soluzione organizzativa temporanea” in merito alle “procedure in corso”. E ha “preso favorevolmente atto della decisione del 26 agosto (ieri, ndr) di detta Commissione di disporre con effetto immediato due differenti collocazioni logistiche all'interno del Palazzo di giustizia dei giudici coinvolti e dei rispettivi collaboratori”.

Infine, come auspicato ieri dalla Commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, il Cdm “ha manifestato la propria disponibilità al Gran Consiglio a fornire chiarimenti, nei limiti concessi dalla legge e dallo stato delle procedure”.