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‘Nella protezione del clima gli incentivi da soli non bastano’

Stando a un recente studio del Wwf, il Ticino sta perdendo terreno. Maggi: ‘Il cantone non si è ancora dotato di un obiettivo netto zero emissioni’

In sintesi:
  • Il Ticino è scivolato al ventitreesimo posto su ventisei, passando dalla metà della classifica alla sua coda
  • Maggi (Wwf): ‘Siamo confrontati con un’accelerazione preoccupante del riscaldamento climatico, ma la politica sonnecchia’
‘La politica sonnecchia’
(Ti-Press)
27 agosto 2024
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«Il Ticino è rimasto al palo, mentre molti cantoni hanno nel frattempo adottato ambiziosi piani climatici». Francesco Maggi, responsabile regionale del Wwf, spiega così la perdita di terreno del Ticino in materia di protezione del clima. Stando a un recente studio del Wwf, in un confronto a livello nazionale sulla politica energetica e sulla protezione del clima, il Ticino è scivolato al ventitreesimo posto su ventisei, passando dalla metà della classifica alla sua coda. «Dopo l’adozione delle prescrizioni per gli edifici del 2014 (Mopec) – rileva Maggi – il cantone non ha conosciuto significativi miglioramenti nell’ambito della protezione del clima. Ha mantenuto elevati gli incentivi per i risanamenti energetici degli stabili e per l’energia rinnovabile, questo è positivo, ma gli incentivi da soli non bastano».

‘Il cantone si doti di obiettivi’

Il responsabile regionale del Wwf non nasconde una certa apprensione. «Siamo confrontati con un’accelerazione preoccupante del riscaldamento climatico – afferma –, ma la politica sonnecchia». E aggiunge: «Rispetto al Ticino, alcuni cantoni si sono dotati di piani climatici verso le zero emissioni nette di anidride carbonica: Basilea città, in compatibilità con l’accordo di Parigi, entro il 2037, Neuchâtel entro il 2040, Obvaldo entro il 2045. La maggior parte degli altri cantoni entro il 2050. Questo significa che a partire dalla data fissata le emissioni residue andranno adeguatamente compensate». In tal senso, rimarca Maggi, «ogni persona con un minimo di ambizione si dà degli obiettivi e regolarmente ne verifica lo stato di raggiungimento. Il Ticino, unitamente ai soli Vallese e Sciaffusa, non si è ancora dotato di un obiettivo netto zero emissioni di anidride carbonica. Questo denota una mancanza di ambizione che si riflette anche sulla società e sull’economia tutta. L’adozione di un obiettivo è un segnale forte indirizzato a tutti gli attori chiamati a contribuire al raggiungimento dello stesso». Secondo Maggi, «per dotarsi di una strategia, bisogna misurare a intervalli regolari il grado di raggiungimento e, se necessario, adattare gli strumenti a disposizione. Nella proposta di Piano energetico e climatico cantonale (Pecc) è inserito come obiettivo l’anno 2050. Se confermato dal Gran consiglio, sarebbe un bel passo avanti». Per quanto attiene all’elettromobilità, illustra Maggi, «il Ticino ha tolto gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche limitandoli alle sole colonnine di ricarica. Se vogliamo rispettare gli impegni presi a Parigi e allo stesso tempo risanare la qualità dell’aria, è necessario incentivare maggiormente le auto elettriche».

In alcuni ambiti il Ticino ha però comunque ottenuto buoni risultati. «Il nostro cantone è molto generoso in materia di incentivi per il risanamento energetico degli stabili e per la promozione delle energie rinnovabili, un nostro punto di forza», osserva il responsabile regionale del Wwf. Ma c’è un ma: «Gli incentivi da soli non sono sufficientemente efficaci, devono essere accompagnati da prescrizioni e divieti. Lasciano in effetti mano libera a chi vuole continuare a gravare sul clima. In Ticino, per esempio, il 30% delle vecchie caldaie viene ancora sostituito con quelle alimentate a energia fossile. Un dato preoccupante che, considerata la durata di vita di una caldaia, ipoteca seriamente il raggiungimento di un obiettivo netto zero emissioni nei prossimi decenni. Gli altri cantoni sono meno generosi del Ticino, ma hanno norme e prescrizioni più restrittive che li rendono più efficaci».

Le richieste al Gran Consiglio

Cosa fare dunque? «Il Ticino – dice Maggi – potrebbe migliorare di molte posizioni già solo adottando il Pecc così come proposto dal governo. Tuttavia, più che il rango di una classifica intercantonale, al Wwf sta a cuore la protezione del clima. Al Gran Consiglio pertanto chiediamo un piano climatico più ambizioso. Le principali richieste sono un obiettivo netto zero entro il 2040, vietare nuovi riscaldamenti a energia fossile, inserire un obbligo di legge per un percento minimo di posteggi dotati di colonnina di ricarica per i nuovi edifici, l’obbligo di dotarsi di impianto solare in caso di ristrutturazione del tetto». Non da ultimo, per Maggi, «il Ticino dovrebbe accelerare il risanamento dei riscaldamenti elettrici diretti per ridurre i consumi di elettricità nella stagione invernale. Si tratta di un’opportunità enorme per il cantone e per i ticinesi: tutte queste misure a favore dell’efficienza e delle energie pulite e prodotte localmente hanno un impatto positivo sull’economia locale e permettono risparmi sul medio e lungo termine».

Non va quindi trascurato il ruolo dei cantoni. «Secondo la Costituzione – mette in luce Maggi – i cantoni svizzeri sono responsabili degli edifici, che rappresentano il 40% del consumo energetico della Svizzera e quasi un quarto delle emissioni di gas serra. I cantoni hanno quindi un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi nazionali di politica climatica ed energetica. Possono per esempio imporre norme sull’efficienza energetica e sull’uso delle energie rinnovabili, fornire incentivi finanziari, attuare misure di pianificazione territoriale e lanciare campagne di sensibilizzazione e consulenza per i proprietari di edifici».

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