Il presidente del Centro dopo l'immagine inoltrata dal presidente del Tpc a una segretaria: ‘E si occupa di processi per reati sessuali o pedofilia...’
«Che la magistratura fosse già malmessa è un fatto noto, ma dopo quanto emerso stamattina possiamo dire di aver toccato davvero il fondo». È secca la reazione del presidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ nonché presidente del Centro Fiorenzo Dadò davanti alla notizia pubblicata da ‘laRegione’ questa mattina riguardo all'immagine che ritrae una donna seduta di fianco a due falli giganti – presa da Internet – e inviata dal presidente del Tribunale penale cantonale, il giudice Mauro Ermani, a una segretaria presunta vittima di mobbing. Notizia emersa a corredo di quella che vede due giudici del Tpc, Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, aver querelato gli altri tre: lo stesso Ermani, Marco Villa e Amos Pagnamenta. Il motivo? Il caos imperante all'interno del Tpc tra segnalazioni e controsegnalazioni scoppiato in primavera.
Ebbene, per Dadò «non è assolutamente più accettabile che atteggiamenti di singole persone vadano a infangare e inficiare il lavoro di tutte le istituzioni, in particolar modo giustizia e magistratura dove la rettitudine e la correttezza dovrebbero essere punto cardinale e segno distinguibile». Per il deputato e presidente del Centro, da sempre molto attivo nella lotta alle molestie di ogni tipo, «non si può più tacere di fronte a questo oltraggio al buon nome e alla credibilità della giustizia».
A questo punto, rincara Dadò, «tutti ci domandiamo se Ermani sia al suo posto e se non sia il caso che faccia una seria e repentina riflessione. Se consideriamo che il giudice che fa circolare queste foto di infimo livello a sfondo sessuale all'interno del Palazzo di giustizia è un giudice che celebra processi importanti per reati contro l'integrità delle persone e per pedofilia raggiungiamo veramente lo sconcerto». Senza dimenticare che «se ad aver inviato quell'immagine a una donna fosse stato un politico come il sottoscritto, giustamente ci sarebbe già stato un sollevamento popolare per chiederne le dimissioni».