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Il Consiglio di Stato ha sospeso il prete accusato di abusi

Il Cappellano del Papio era membro della Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri e docente di religione presso le scuole cantonali

(Depositphotos)
14 agosto 2024
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Era un passo dovuto e scontato, certo, ma ora è confermato: don Rolando Leo, il prete accusato nei giorni scorsi per reati di natura sessuale è stato momentaneamente sospeso dalla carica di membro della Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri. La conferma arriva direttamente dal Servizio dell’informazione e della comunicazione del Consiglio di Stato.

Dopo Curia e Collegio c’è anche il Governo

Prima la sospensione delle sue funzioni all'interno della Diocesi di Lugano, così come da quelle di Cappellano al Collegio Papio e ora si aggiunge anche la decisione presa dal Governo ticinese. Interpellato da ’laRegione‘ è lo stesso Servizio dell’informazione e della comunicazione del Consiglio di Stato a rispondere a un'indiscrezione che stava circolando già da qualche ora: "In relazione all’apertura di un’indagine da parte del Ministero pubblico nei confronti di un Presbitero della Diocesi di Lugano, il Consiglio di Stato, appena venuto a conoscenza delle accuse e in attesa degli accertamenti di competenza del Ministero pubblico, ha immediatamente provveduto a prendere le misure amministrative di propria competenza. In particolare, ha provveduto a sospendere l’accusato dalla sua funzione in seno alla Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri e dall’incarico di docente di istruzione religiosa cattolica presso le scuole cantonali, esercitato lo scorso anno scolastico presso un istituto del medio superiore, aprendo altresì un’inchiesta disciplinare sospesa in attesa delle prime risultanze del procedimento penale".

Il 55enne, lo ricordiamo, si trova attualmente in detenzione preventiva alla Farera, ed è accusato di atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere nonché pornografia è stato sospeso.

Monsignor de Raemy scrive ai fedeli: ’Stiamo tutti sperimentando amara sorpresa‘

Il caso di don Leo - logicamente e comprensibilmente - è tema e è discusso all'interno della Chiesa, sia per chi indossa l'abito sacerdotale, sia per chi è semplice fedele. E proprio a quest'ultimi che l’amministratore apostolico della diocesi di Lugano, Alain de Raemy, ha voluto scrivere una missiva, che verrà letta nelle celebrazioni festive della vigilia di questa sera e nelle Messe dell'Assunzione di domani. Una lettera, scritta per dare un segno di vicinanza alla comunità religiosa ma che, stando a nostre informazioni, ha fatto storcere il naso.

Il perché è presto individuabile fra le prime righe del testo: "Carissimi, stiamo sperimentando amara sorpresa, profondo dolore e grandi interrogativi di fronte al fermo e all'incarcerazione preventiva di don Rolando Leo, che aveva importanti responsabilità proprio in ambito giovanile".

’Un'amara sorpresa' che stride però con le informazioni che la stessa Curia ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica, ovvero al fatto che lo stesso de Raemy, che oggi si dice sorpreso in realtà fosse a conoscenza dei fatti già da febbraio, mese in cui aveva ricevuto la segnalazione per presunti abusi.

Ma proseguiamo con la lettera: "Comprendo bene la preoccupazione che sommerge tante persone. Condivido la vostra inquietudine. Ho pianto e piango anch'io. Ma solo la verità ci aiuterà ad andare avanti con consapevolezza. Chiediamo a Dio il grande dono della pazienza nella carità, per aspettare i risultati dell'indagine ancora in corso con fiducia nella giustizia, che bisogna sempre servire, mai ostacolare, nella verità. La tentazione di avanzare ipotesi, chiacchierare o condannare non aiuta nessuno. Oggi, come sempre, da cristiani, bisogna anzitutto pregare per il conforto di chi soffre e per la conversione di chi fa soffrire. Il rispetto, la giustizia e la carità verso tutti rafforzano il cuore di ciascuna e di ciascuno di noi".

L'amministratore apostolico della Diocesi di Lugano continua richiamando alla comunità: "Soffro, prego e spero con voi; in particolare con voi giovani, con voi genitori, con voi docenti e catechisti e con voi diaconi, presbiteri e vescovi emeriti. In questo momento così difficile aiutiamoci a vicenda per riuscire insieme a rimanere fermi nella fede: dobbiamo avere fiducia in Dio, che è sempre all'opera, anche quando a noi non sembra!".

La missiva infine conclude dicendo che "La nostra forza è nel Signore ed è con Lui e per Lui che ogni pastorale, anche quella giovanile, ha un senso. Vi esorto quindi tutti, pur nella fatica, a continuare nel cammino di fede, sapendo di poter confidare in tante persone, laici e consacrati, che costruiscono la loro casa sulla roccia. La Vergine Maria, che ha conosciuto ai piedi della croce del suo Figlio il più grande smarrimento personale della storia dell'umanità, ci aiuti ad accogliere e vivere come lei quell'incondizionato ed infinito Amore di Dio verso tutti, amore che non conosce eccezione alcuna. Il mio cuore è con voi. Vi abbraccio con viva speranza".

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