laR+ Ticino

Lavoro, ristorni dei frontalieri bloccati a Roma

Sono 107 milioni e 482mila franchi già versati da Berna, in attesa che il Ministero dell’economia e delle finanze provveda al decreto per il loro utilizzo

‘Essenziali perché consentono di programmare imponenti investimenti in opere pubbliche’
(Ti-Press)
23 luglio 2024
|

In ballo ci sono 107 milioni e 482mila franchi che al cambio di questi giorni significano 111 milioni e 259mila euro. Ossigeno vitale per i 518 comuni frontalieri italiani che dalla Valle d’Aosta al Trentino Alto Adige, passando da Piemonte e Lombardia, confinano con i cantoni Ticino, Grigioni e Vallese. Sono i ristorni dei frontalieri per il 2022, già versati da Berna ma bloccati a Roma, in attesa che il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) provveda all’emanazione del decreto di determinazione del criterio e di utilizzo dei ristorni stessi. Lo segnala il senatore dem varesino Alessandro Alfieri che, assieme al collega Antonio Misiani (già viceministro delle Finanze che il 23 dicembre 2020 con Daniela Stoffel, segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, ha firmato l’accordo sulla nuova imposizione fiscale dei frontalieri in vigore dallo scorso 1 gennaio), ha presentato un’interrogazione a Giancarlo Giorgetti, ministro del Mef: “Oggi, sulla ripartizione dei ristorni siamo in grave ritardo; un ritardo che crea profonda incertezza e rischia di rimandare opere attese da tempo”.

I due esponenti del Pd (Misiani è responsabile nazionale del Dipartimento finanze) nel loro atto parlamentare ricordano che i ristorni fiscali – sono previsti sino al 31 dicembre 2033, anno ultimo per la Confederazione per riversare in Italia parte delle tasse pagate in Svizzera dai frontalieri – “sono essenziali per gli enti pubblici (Comuni, comunità montane, amministrazioni provinciali, ndr), in quanto consentono di programmare imponenti investimenti in opere pubbliche (strade, scuole, case e tanto ancora a iniziare dal 1976, ndr) nonché di finanziare servizi utili alle comunità territoriali”. Quanto basta insomma per comprendere la diffusa preoccupazione fra i sindaci dei comuni di frontiera per il mancato versamento dei ristorni fiscali che sarebbero dovuti già essere accreditati.

Ddl non ancora calendarizzato

Alfieri e Misiani al ministro Giorgetti chiedono se “non ritenga necessario e urgente procedere in tempi celeri all’emanazione del decreto di riparto dei ristorni alla luce delle pesanti ricadute finanziarie che il ritardo sta provocando sui bilanci dei Comuni di frontiera”. Intanto, non è stato ancora calendarizzato il disegno di legge presentato dal ministro Giorgetti “recante misure relative ai lavoratori frontalieri” occupati nei cantoni Ticino, Grigioni e Vallese. Un ddl che prevede tre tipologie di frontaliere: alle due categorie dei ‘vecchi’ e ‘nuovi’ frontalieri, previste dall’accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione elvetica sull’imposizione fiscale dei frontalieri ratificato il 13 giugno 2023, se ne aggiunge una nuova, quella degli ‘ex frontalieri fuori fascia’, tassati in Italia con le aliquote Irpef in quanto residenti in 72 comuni italiani erroneamente considerati distanti oltre i venti chilometri dal confine con la Svizzera.

Un riconoscimento solo da parte italiana

Il ddl Giorgetti intende far giustizia a chi, pur avendo le carte in regola per essere considerato frontaliere, sulla scorta del reddito imponibile paga tasse comprese fra il 23 e il 42%. A tagliare la testa al toro, come si usa dire, ci ha pensato l’Istituto geografico militare di Firenze che su richiesta del Ministero dell’economia e delle finanze, dopo un’attenta verifica, ha certificato che sono complessivamente 72 i nuovi comuni che distano non oltre i venti chilometri dalla Svizzera, per cui sono da considerare ‘comuni frontalieri’. Un riconoscimento solo da parte italiana, in quanto il tema non è stato affrontato con la Svizzera. Una volta approvato il ddl Giorgetti, i frontalieri residenti nei nuovi comuni di frontiera pagheranno le tasse come i loro colleghi. Venti di questi nuovi ‘comuni frontalieri’ sono lombardi (sedici confinano con il Ticino, quattro con i Grigioni), quindici sono piemontesi (uno del Vco, gli altri della provincia di Vercelli), tre delle province autonome di Bolzano e Trento, confinanti con i Grigioni. Infine, trentaquattro sono comuni valdostani, rapportati con il Vallese. Per i nuovi ‘comuni frontalieri’ il disegno di legge Giorgetti prevede che non beneficeranno dei ristorni dei frontalieri, ma che dal 2025 riceveranno risorse previste dal Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine italo-svizzere, alimentato dalle tasse pagate dai ‘nuovi frontalieri’ (quelli assunti dopo il 18 luglio 2023): un numero destinato a crescere. La dotazione del fondo nel 2025 sarà di 1,6 milioni di euro, per arrivare a 221 milioni di euro nel 2044, anno in cui sarà a regime.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔