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Le norme che limitano il numero dei medici restano in vigore

Il Tribunale federale respinge i ricorsi di un gruppo di dottori e della clinica Moncucco che avevano impugnato i decreti ticinesi

Le limitazioni riguardano solo alcune specializzazioni ambulatoriali
(Ti-Press)
2 luglio 2024
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Hanno superato indenni lo scoglio del Tribunale federale le disposizioni legali varate nel 2023 da governo e Gran Consiglio che limitano il numero massimo di medici in alcune specializzazioni, e quindi le autorizzazioni a esercitare a carico della LAMal: questo con l’obiettivo di contenere l’aumento dei costi della salute e di riflesso quello dei premi di cassa malati, già alle stelle. I giudici di Mon Repos hanno infatti respinto i ricorsi di un gruppo di medici e della clinica privata Moncucco contro i relativi decreti approvati nel giugno 2023 dal parlamento cantonale. Le sentenze sono datate 28 maggio, ma sono state pubblicate oggi.

“I ricorrenti – scrive fra l’altro la terza Corte di diritto pubblico del Tf – non possono nemmeno essere seguiti quando pretendono, per di più in termini apodittici e generici, senza alcuna motivazione e dunque già in maniera inammissibile, che vi sia stata anche la violazione del principio costituzionale della libertà economica della professione medica. Essi si limitano difatti ad indicare che la limitazione del numero massimo dei medici nel settore privato limiterebbe il principio costituzionale della libertà economica, senza sostanziare alcunché. Si rileva comunque che, quando la libertà economica viene invocata nell’ambito dell’Aoms (l’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, ndr), ci si trova comunque in un ambito che sfugge già ampiamente alla libertà economica, sia sul piano costituzionale che su quello legale in generale”.

Il modello di regressione

Il cosiddetto “modello di regressione”, che entrerà in vigore dal 1° luglio 2025, permetterà al cantone di pilotare il futuro insediamento di nuovi medici sul territorio e stabilire i numeri massimi, che potranno anche essere inferiori all’attuale numero di medici. Verrà quindi stabilita una soglia massima di medici per ogni settore ambulatoriale – quella ritenuta necessaria per rispondere all’offerta – e una volta raggiunta non verranno rilasciate nuove autorizzazioni. La misura non va quindi a toccare i medici già attivi. Questa possibilità è stata data ai Cantoni dalla revisione della Legge federale sull’assicurazione malattia (Lamal) che dal luglio permette “di limitare, in uno o più campi di specializzazione medica, o in determinate regioni, il numero di medici che forniscono prestazioni nel settore ambulatoriale a carico dell’assicurazione obbligatoria”.

Il caso di Basilea non è paragonabile

La clinica Moncucco portava, tra le sue argomentazioni, il caso di Basilea Campagna dove il Tribunale amministrativo aveva affermato che la questione va regolamentata nel dettaglio. Argomentazione, quella della clinica, però respinta dal Tf: “Il ricorrente ha fondato in larga misura il proprio ricorso sulla sentenza basilese – scrivono i giudici di Mon Repos –. Esso non può però essere seguito quando afferma che la disamina della sentenza basilese varrebbe anche per il caso ticinese. In tale contesto il richiamo, per lo più in modo molto generico e con estrapolazioni dalla sistematica dell’atto, dei considerandi della sentenza basilese e le relative interpretazioni personali, non sono d’ausilio al ricorrente. La fattispecie non è la stessa – oggetto di esame è un’ordinanza e non un decreto legislativo – come neppure l’ordinamento giuridico cantonale è il medesimo e la vertenza è in larga misura una questione che va risolta secondo il diritto cantonale”.

De Rosa: ‘Ora va gestita la fase transitoria’

Ovviamente soddisfatto delle sentenze del Tf, il direttore del Dipartimento sanità e socialità. «In seguito ai ricorsi - afferma Raffaele De Rosa, interpellato dalla ‘Regione’ - si era creata una certa incertezza, anche perché lo strumento che veniva contestato è nuovo. Uno strumento assegnato da Berna ai Cantoni perché possano determinare il volume di autorizzazioni all’apertura di nuovi studi medici. Sempre nel quadro dell’avvenuto aggiornamento della LAmal e della relativa Ordinanza federale, sono stati anche forniti ai Cantoni indicatori statistici per valutare in quali specializzazioni occorre intervenire quando ci si discosta molto dalla media considerata rappresentativa di una copertura adeguata del fabbisogno di cure. Ebbene, in Ticino abbiamo constatato una crescita molto forte della spesa sanitaria in una decina di discipline specialistiche». Per De Rosa «è anche importante che il Tribunale federale abbia confermato la validità dell’agire di Consiglio di Stato e Gran Consiglio e quindi il fatto che si sia optato per il decreto legislativo con conseguente coinvolgimento pure del parlamento». Un decreto, sottolinea il responsabile del Dss, che «costituisce una risposta all’esplosione della spesa sanitaria, che si riflette poi sulla crescita dei premi di cassa malati. Si tratta di gestire ora la fase transitoria, da qui a metà 2025, quando dovrà essere pronto il modello definitivo, del quale si sta occupando un gruppo di lavoro composto dei vari portatori di interesse».

Sarà comunque fondamentale, tiene a precisare il consigliere di Stato, «garantire nel tempo l’equilibrio giusto tra il contenimento della spesa da una parte e un’offerta sanitaria quantitativamente sufficiente e di ottima qualità dall’altra. È anche per questo che ci sono quattro discipline non sottoposte a vincoli: la medicina generale, la medicina di famiglia, la pediatria e la pedopsichiatria. Una buona medicina di famiglia permette di avere un medico di riferimento e di accompagnamento. Ci si reca al pronto soccorso anche quando non è necessario poiché spesso non si ha un medico di famiglia al quale rivolgersi».

Denti: ‘Il Gran Consiglio non ha forse capito bene’

«Non siamo sorpresi della decisione del Tribunale federale», afferma Franco Denti, presidente dell’Ordine ticinese dei medici. «Contrariamente a Basilea, dove non c’era una base legale formale, il Ticino ha agito in modo diverso. È infatti stato il Gran Consiglio a dare una delega al Consiglio di Stato. Una decisione – aggiunge Denti – arrivata sul finire di una seduta del parlamento, con i granconsiglieri stanchi che non hanno probabilmente valutato molto il genere di delega che stavano per dare al Consiglio di Stato». L’Ordine, in ogni caso, non è tra chi ha fatto ricorso. «Abbiamo preferito la via del dialogo con il governo, facciamo infatti parte del gruppo di lavoro per cercare di ‘dare sostanza’ alle cifre piuttosto asettiche fornite dal Consiglio federale sull’approvvigionamento dei medici e dal censimento del Cantone». Ovvero? «Capire bene qual’è la struttura del corpo medico in Ticino. Chi fa cosa, dove e a che percentuale». La speranza, aggiunge il presidente dell’Ordine dei medici, «è che questo lavoro immenso venga poi riconosciuto».