Il Consiglio di Stato ribadisce il suo disappunto a un sistema che penalizza fortemente il Ticino. ‘Nei calcoli van considerati i frontalieri’
Il Ticino riceverà dalla perequazione intercantonale – il sistema di ridistribuzione della ricchezza tra Cantoni e Confederazione – 106,5 milioni di franchi nel 2025, una cifra di 19 milioni più alta rispetto a quella di quest’anno. Briciole se si guarda a quanto riceveranno altri Cantoni svizzeri. Berna, il maggior beneficiario, incasserà 1,4 miliardi di franchi con un aumento rispetto all’anno precedente (132 milioni) che da solo è superiore a quello che spetta in totale al nostro Cantone.
Il tema è noto da tempo. La politica ticinese, Consiglio di Stato e deputazione alle Camere federali in testa, da anni segnala il problema a Esecutivo e Legislativo federali. Per ora senza grandi risultati. Il governo cantonale in ogni caso non vuole mollare la presa ed è tornato a martellare sul tema. “Ribadiamo ancora una volta l’insoddisfazione in relazione al modello attuale di calcolo dell’indicatore delle risorse”, scrive il Consiglio di Stato rispondendo alla consultazione federale in vista di una presa di posizione comune dei Cantoni sull’efficacia della nuova perequazione finanziaria e compensazione degli oneri. La lamentela è di carattere tecnico, ma ha conseguenze sulla quantità dei contributi che ogni anno arrivano in Ticino. “Ci lamentiamo in particolare per quanto concerne l’inclusione dei redditi dei soggetti imposti alla fonte: mentre questi redditi sono considerati (anche se nella misura del 75%) nel numeratore per calcolare il potenziale delle risorse pro capite, i soggetti che li generano non lo sono”. Detto altrimenti: la ricchezza generata dai salari dei frontalieri viene considerata dallo strumento di calcolo, anche se poi la maggior parte di questi salari è spesa all’estero. Allo stesso tempo il numero dei frontalieri (circa 80mila) non viene preso in considerazione nel calcolo. “Questa situazione – scrive l’Esecutivo nella risposta indirizzata al Segretariato generale della Conferenza dei governi cantonali – genera un’importante sovrastima del potenziale pro capite del nostro cantone. E richiede delle correzioni”.
Due le proposte, concrete, avanzate: introdurre al denominatore del potenziale delle risorse anche i soggetti che generano l’imposta alla fonte, principalmente i frontalieri. Oppure, limitare a un massimo del cinquanta per cento i redditi dei frontalieri considerati nel potenziale delle risorse. “In tal senso – scrive il Consiglio di Stato – proponiamo di completare il capoverso 5 del rapporto sull’efficacia 2020-25 della nuova perequazione, quello inerente a questioni sul potenziale delle risorse, inserendo che anche il tema dei frontalieri è da considerare nell’ambito del potenziale delle risorse”.
Altra rivendicazione importante avanzata a più riprese dal Ticino: la possibilità di sedere nelle “stanze dei bottoni” sul tema della perequazione intercantonale. “Vogliamo ribadire un aspetto istituzionale fondamentale – si legge nella presa di posizione –. Al fine di garantire in senso federalista una rappresentanza equa delle diverse regioni e componenti linguistiche e culturali del Paese in seno ai gremi preposti all’accompagnamento dei prossimi lavori sull’efficacia, rivendichiamo esplicitamente l’importanza di garantire anche la presenza della Svizzera italiana. Cosa che non è avvenuta finora”. La proposta ticinese è quindi quella di inserire anche un principio regionale, linguistico e culturale nella scelta dei Cantoni che siedono in questi gremi.
I soldi che muove la perequazione finanziaria sono molti. L’anno prossimo i fondi a disposizione dei Cantoni più deboli saliranno di 331 milioni di franchi, arrivando a 4,8 miliardi. Il 60 per cento di questo importo è finanziato dalla Confederazione, mentre la parte restante dai Cantoni più ricchi. Tra questi c’è Zugo, che con i suoi 431 milioni di franchi è il contribuente più facoltoso, anche se la somma versata è scesa di 48,1 milioni rispetto a quella garantita quest’anno.
Sempre a proposito del Ticino. Osservando i dati nel dettaglio emerge come il Ticino sia fra i Cantoni che registrano le maggiori riduzioni nell’indice delle risorse, ovvero il dato che misura la forza finanziaria del Cantone. A Sud delle Alpi si è passati da 91,9 punti a 90,4.