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Aet ancora in cifre rosse, ma pioggia e neve fanno ben sperare

Nel 2023 perdita di 18 milioni. Leonardi: ‘Le scarse precipitazioni hanno abbattuto la produzione idroelettrica, ma il peggio è alle spalle’

In sintesi:
  • A detta del direttore Roberto Pronini, i prezzi scenderanno nei prossimi anni 
  • Allarme rientrato grazie alla sostituzione del gas russo con gas naturale liquefatto e al rientro in esercizio del parco nucleare francese.
Sembra sia tornato il sereno
(Ti-Press)
5 giugno 2024
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La tempesta perfetta del 2022 è ormai alle spalle, ma per l'Azienda elettrica ticinese (Aet) non è ancora il momento per dire di navigare in acque tranquille. «L’anno scorso abbiamo affermato senza troppi giri di parole di essere in sofferenza. Ora le cifre sono ancora in rosso ma mi sento di dire, facendo tutti gli scongiuri del caso, che l’anno prossimo dovremmo poter comunicare un risultato positivo, scritto con un bel nero e in grassetto», spiega Giovanni Leonardi, presidente di Aet presentando il risultato del 2023 che ha registrato una perdita di esercizio di 18 milioni di franchi. Inferiore rispetto al -56 milioni dell’anno precedente (un record), ma pur sempre in rosso. A incidere nel 2022 fu la siccità, che ridusse la produzione idroelettrica in Ticino, e i prezzi alle stelle dell’energia sul mercato causati al conflitto in Ucraina. «Anche nel 2023 la mancanza di precipitazioni si è fatta sentire in maniera importante con la produzione idroelettrica che è risultata inferiore di oltre il 25 per cento rispetto alla media decennale. A questo si è aggiunta la messa fuori servizio per alcuni mesi della centrale del Piottino, che ha fatto calare i gigawatt prodotti. Fortunatamente – continua Leonardi – la parte mancata è stata acquistata sul mercato a prezzi ancora relativamente alti, ma comunque inferiori rispetto all’anno precedente. Questo ci ha permesso di non rivivere la situazione del 2022».

‘La strategia è quella di differenziare l'approvvigionamento’

A far rientrare l’allarme relativo alla sicurezza dell’approvvigionamento, e quindi anche dei prezzi, sono state pure la sostituzione delle forniture di gas russo con gas naturale liquefatto e il rientro in esercizio del parco nucleare francese. «La situazione è sicuramente migliorata, ma serve cautela», avverte Christian Vitta, direttore del Dipartimento finanze ed economia (Dfe). «Quella della sicurezza energetica è una sfida che riguarda tutta la Svizzera. L’Aet non può sottrarsi. La difficile situazione idrologica degli ultimi anni – aggiunge Vitta – ha abbassato la produzione idroelettrica e reso ancora più necessario implementare strategie di differenziamento dell’approvvigionamento energetico». È stato inoltre ricordato il ‘boom’ di richieste, da privati e aziende, per l'installazione di pannelli fotovoltaici. A breve, probabilmente con l’inizio dell’autunno, dovrebbe finalmente arrivare il Piano energetico cantonale e climatico (Pecc). «La consultazione è conclusa – spiega il direttore del Dfe –. Questo strumento fungerà da base per lo sviluppo di una politica energetica e climatica coordinata, con l’obiettivo di raggiungere una maggiore indipendenza».

‘Buone notizie per gli utenti, i prezzi scenderanno nei prossimi anni’

A entrare nel dettaglio delle cifre è Roberto Pronini, direttore di Aet. «Il prezzo dell’energia è sceso in modo importante e sta tornando alle cifre precedenti al conflitto. Questa è una buona notizia a medio termine anche per l’utente finale che vedrà scendere i costi nei prossimi anni». A salire sono però anche i periodi con prezzi negativi, ovvero quando produrre energia genera un costo e non un guadagno, «e questo comporta dei problemi nella gestione della rete». Tornando alla produzione del 2023, ad aver sofferto particolarmente sono state le produzioni idroelettriche nell’impianto del Lucendro, con un -48% rispetto alla media, e in quello del Ritom (-49%). «Sono due impianti molto importanti per la produzione cantonale», dichiara Pronini. La situazione è facilmente spiegata dall’innevamento avuto negli ultimi anni nell’Alto Ticino. «L’inverno 2022/23 ha toccato i minimi storici, mentre quello appena vissuto è stato sopra la media. Questo ci fa guardare con una certa fiducia al futuro».

‘La chiusura temporanea della centrale del Piottino ha fatto mancare 70gigawatt’

Il calo della produzione idroelettrica propria è stato del 39 per cento mentre quello delle partecipate, ovvero aziende di cui Aet ha delle quote, è stato del 18%. Questo perché in Svizzera interna la siccità è stata meno pronunciata. «La messa fuori servizio del Piottino è stato invece un evento pianificato e necessario, che però si è sovrapposto a una situazione energetica già abbastanza complicata – dice Flavio Kurzo, vicedirettore di Aet e responsabile delle finanze –. Questa operazione ha provocato una mancanza di circa 70 gigawatt tra luglio e ottobre».

Durante l’incontro con la stampa l’Azienda idroelettrica ha voluto presentare i progetti strategici per affrontare le sfide future. A cominciare dalla nuova centrale del Ritom, dove è iniziata la messa in esercizio di alcune parti dell’opera. «Sempre sul Ritom è stata deliberata la progettazione dell’impianto fotovoltaico sulla diga», aggiunge Pronini. I lavori alla centrale del Piottino, invece, sono alle prime fasi. «Il completamente finale avverrà nel 2027 e la spesa prevista è di 75 milioni di franchi. Non sono in ogni caso più previsti interventi che necessitano uno stop prolungato alle attività». C’è poi l’innalzamento della diga del Sambuco, che è stato iscritto nel Piano regolatore, «i numeri dopo il progetto definitivo sono addirittura migliori rispetto a quello che avevamo annunciato in precedenza».