L’Ente ospedaliero chiude il 2023 con un attivo di 3 milioni, ma solo grazie al ricorso agli accantonamenti. Soddisfazione per attività medica e clinica
Un anno molto impegnativo ma anche di grandissime soddisfazioni. Così il direttore generale dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) Glauco Martinetti sintetizza il 2023. Sul primo versante si trovano gli sforzi per contenere l’aumento dei costi, sul secondo i numerosi traguardi raggiunti e la crescita di fiducia dei ticinesi nella sanità cantonale. Dal punto di vista contabile e finanziario lo scorso anno è stato «complicato», afferma Martinetti in occasione della conferenza stampa di bilancio. Tradotto in cifre c’è stato un amento dei costi di 46,1 milioni a causa dell’inflazione. Di questi, 31,6 sono andati al personale, mentre i restanti sono stati generati soprattutto dal rincaro energetico (5 milioni), da quello delle materie prime e dall’aumento degli interessi bancari. Maggiori costi che «non sono stati controbilanciati da un rialzo delle tariffe ospedaliere» rimarca Martinetti, sottolineando la necessità di una loro rivalutazione. Grazie a uno sforzo di contenimento da parte dell’Ente, il risultato di esercizio risulta in perdita di 18,8 milioni, ma il 2023 si chiude con un attivo di poco superiore ai 3 milioni di franchi ottenuto facendo capo al fondo di accantonamento.
Sempre in ambito finanziario ma guardando già a quest’anno, quanto pesano i 5,5 milioni chiesti dal Cantone a Eoc e cliniche private come contributo di solidarietà nell’ambito del primo pacchetto di misure di riequilibrio finanziario? «L’Ente ospedaliero negli ultimi anni ha sempre fornito un contributo di solidarietà al Cantone, tranne nell’anno della pandemia – premette Martinetti –. Di solito si trattava di circa due milioni e quest’anno ce ne vengono chiesti circa 4 in più. Considerando che facciamo già molta fatica a contenere i costi, è una misura dal peso enorme».
Passando al fronte delle soddisfazioni, l’Eoc si ripropone come «leader sanitario di riferimento della città Ticino, sia nell’ambito della formazione che in quello della presa a carico dei pazienti», dice il presidente del Consiglio di amministrazione Eoc Paolo Sanvido, che aggiunge: «Quest’anno abbiamo avuto la conferma dall’Ufficio federale di statistica che siamo tra le regioni in Svizzera con minore pendolarità dei pazienti». La percentuale di residenti in Ticino curati in ospedali fuori cantone risulta infatti del 5,6%, il valore più basso dopo Ginevra (4,6%) e Berna (5,4%). «È ormai lontano il tempo in cui si diceva che il miglior medico è il treno per Zurigo», chiosa Martinetti. Altra conferma nel 2023 è la tendenza di aumento dei pazienti in degenza negli ospedali Eoc: oltre 44mila quelli registrati. In crescita sensibile risultano poi le prestazioni ambulatoriali (637mila, +5,9% rispetto al 2022) e il fatturato (930 milioni, tra i più rilevanti in Ticino). 662 sono invece i milioni ridistribuiti nell’economia ticinese tra salari e investimenti.
A presentare una lunga lista di traguardi medici e clinici raggiunti nel periodo 2020-2023 è il capo area medica Paolo Ferrari. Per citarne solo alcuni si va dall’implementazione di una chirurgia sempre meno invasiva al Cardiocentro, a cure sempre più virtuose nel trattamento delle affezioni oculari all’Ospedale Italiano. Da un uso più appropriato delle trasfusioni al San Giovanni di Bellinzona, a una migliore offerta per pazienti geriatrici alla Carità di Locarno, fino a una serie di nuove offerte di cura all’Ospedale regionale di Mendrisio. A livello trasversale si trovano cure sempre più specialistiche per pazienti con affezioni respiratorie e colpiti da Sla. La promozione dell’utilizzo di farmaci biosimilari che sono meno costosi. E molto altro.
L’incontro con i media è anche l’occasione per fare il punto sui rinnovamenti infrastrutturali in corso da qualche anno. «Dopo la costruzione della nuova ala dell’Ospedale di Mendrisio inaugurata nel 2022, ne prevediamo una nuova anche a Locarno – articola Martinetti –. Intanto stiamo terminando i lavori a Bellinzona: il Pronto soccorso sarà inaugurato questa estate, il nuovo blocco operatorio l’anno prossimo, e poi partirà il grande lavoro per il nuovo Ospedale alla Saleggina». Nell’orizzonte temporale di 6-7 anni il cantiere più grande e complesso riguarda il polo luganese, con lavori a incastro. Come ricorda il direttore dell’Ospedale regionale di Lugano Emanuele Dati, gli investimenti previsti per le tre strutture – Italiano, Civico e Cardiocentro – si aggirano sui 200 milioni di franchi. Nello specifico, spiega Dati, quest’anno iniziano i lavori all’interno dell’Italiano, che sarà sempre più votato all’aspetto ambulatoriale. Nel frattempo ha preso il via l’innalzamento del Cardiocentro. Una volta completato quest’ultimo, verso inizio 2026 partirà l’innalzamento della torre del Civico, ospedale dedicato alla degenza. Novità sono previste anche per Pronto soccorso e blocco operatorio. Insomma, si tratta di investimenti «che consolidano l’offerta clinica già estremamente buona», conclude Dati.
Nei prossimi dieci anni la medicina interna generale perderà il 44% degli impieghi a tempo pieno principalmente a causa dei pensionamenti e della riduzione dei tassi di occupazione. La Svizzera avrà quindi bisogno entro il 2033 di oltre 2’300 nuovi medici. A lanciare l’allarme è la Società svizzera di medicina interna (Ssmig) che per scongiurare la situazione raccomanda una serie di misure. La Svizzera dovrebbe ad esempio orientare le università verso l’insegnamento della medicina di base oltre che di punta, ma anche porre fine alle restrizioni nell’ammissione di medici specialisti in medicina interna generale (Mig) nonché mettere a disposizione un numero sufficiente di posti di studio e di formazione post-laurea. ATS