laR+ Ticino

‘Una riforma fiscale per evitare più imposte a tutti’

Referendum del 9 giugno, il comitato a favore si presenta. Plr, Udc, Aiti e Camera di commercio compatti: ‘Revisione necessaria, moderata e urgente’

Tutti schierati
(Ti-Press)
6 maggio 2024
|

«La società cambia, la legge tributaria va adeguata ai nuovi modelli di società, la concorrenza fiscale esiste e ignorarla non è un'opzione». Punto e stop. Il comitato a favore della Riforma fiscale in votazione il 9 giugno, presentatosi oggi a Lugano, sostiene con fierezza il pacchetto completo: l'abbassamento dell'aliquota massima per le persone fisiche dal 15 al 12%, lo sgravio lineare dell'1,66% per tutti i contribuenti, l'aumento da 2'500 a 3'500 franchi delle deduzioni per spese professionali e correttivi sul prelievo del capitale di previdenza e per successioni e donazioni. Il tutto per compensare il ritorno al 100% del coefficiente cantonale d'imposta e, è questo lo slogan della campagna, per evitare un aumento delle imposte a ogni contribuente.

Lo dicono tutti i relatori, lo dice in entrata la granconsigliera del Plr Cristina Maderni: «Senza questi correttivi, dal periodo fiscale 2024 le imposte aumenteranno per tutti. Quindi siamo qui a sostenere una riforma necessaria e urgente, allo stesso tempo moderata e graduale. Dobbiamo passare dai dibattiti sterili all'azione concreta nell'interesse di tutti i cittadini, il Ticino è agli ultimi posti delle graduatorie intercantonali, è poco attraente per troppe categorie di contribuenti che pagano imposte di cui abbiamo bisogno per finanziare socialità, investimenti e innovazione».

Pesenti (Aiti): ‘Svantaggiate tutte le categorie di contribuenti’

Lancia in resta è il presidente dell'Associazione delle industrie ticinesi (Aiti) Oliviero Pesenti, che attacca a testa bassa sin dall’incipit: «Da quasi 50 anni la fiscalità è ferma al palo, e rimanere fermi significa perdere posizioni per quanto riguarda attrattività e investimenti». Non solo: «Il Ticino è tra i cantoni più costosi per molte categorie di contribuenti». La prima, «è quella dei lavoratori – sottolinea Pesenti –. Nei confronti con tutti i cantoni siamo tra i meno generosi riguardo alle deduzioni per le spese professionali, ridurre questo carico fiscale sui lavoratori migliorerà la loro situazione finanziaria: oggi sono 2'500 franchi forfettari, a Svitto sono il 20% del reddito conseguito con un massimo di 6'900 franchi, gran parte dei cantoni supera la soglia dei 4mila. Noi, a regime, arriveremmo a 3'500 franchi». La seconda categoria di svantaggiati, per Pesenti, «è quella dei pensionati che ritirano il capitale di previdenza». Nel senso che «un uomo di 65 anni, non coniugato, che ritira un milione di franchi a Lumino paga 140mila franchi, a San Vittore 58mila. Spostando di pochi metri il domicilio risparmia il 60%, è evidente che ci sia qualcosa che non funziona». L'elenco continua, perché il presidente di Aiti si concentra anche sui beneficiari di successioni e donazioni, «dove siamo quelli con le aliquote più alte per le successioni tra non parenti, la legislazione non rispetta la complessità delle moderne strutture familiari e le necessità di partner consensuali e dei loro figli. Questa è un'ingiustizia che mette in difficoltà anche le aziende di famiglia».

Poi ci sono loro, l'oggetto del contendere da sinistra: i buoni contribuenti, «quelli che fanno così paura ma che contribuiscono maggiormente all'erario cantonale venendo poi citati come un problema. I ricchi non sono un problema – scandisce Pesenti –, ma una grande risorsa per il nostro cantone. Bisogna essere molto chiari e dire le cose come stanno: chi voterà no, si assumerà una gran parte della responsabilità per l'impoverimento del cantone. Si sta giocando col fuoco».

Marchesi (Udc): ‘Impatto sui Comuni? Spauracchio da contestare’

Il presidente dell'Udc Piero Marchesi sgombra il campo: «Il messaggio è chiaro, se i cittadini non vogliono vedersi aumentare le imposte votino sì. Se non venisse accolta questa mini riforma fiscale, la direzione sarebbe quella». Chi si oppone a questa riforma, «mira a mettere ancora più le mani nelle tasche dei contribuenti aumentando la pressione fiscale, incassando più soldi da redistribuire: ma la ricchezza prima di prelevarla e redistribuirla va prodotta». Ma poi, il Cantone ha bisogno di più risorse? «Lo studio dell'Idehap di Losanna afferma che su nove voci di spesa, otto sono superiori alla media intercantonale: il problema non è che spendiamo poco, ma che spendiamo troppo. Negli ultimi cinque, sei anni malgrado le difficoltà finanziarie il Consiglio di Stato ha assunto 750 persone...».

Marchesi minimizza anche l'impatto sui Comuni, alcuni dei quali – più a parole che coi fatti – si sono detti preoccupati per l'abbassamento dell'1,66% dell'aliquota. La sinistra e i sindacati sono convinti che dovranno agire alzando i moltiplicatori comunali. È così? «Da sindaco assicuro che tanti non la pensano così, questa riforma non mi fa alcuna paura: lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini è un fatto da salutare sempre positivamente, quindi quello dell'impatto sui Comuni è uno spauracchio da contestare».

La capogruppo del Plr Alessandra Gianella va giù secca: «Siamo nei bassifondi per quanto concerne l'attrattività del lavoro: l'incremento graduale delle deduzioni per spese professionali andrà a beneficio di tutti i lavoratori. Non diventeremo un Eldorado fiscale, ma dopo anni di attesa potremo smuovere la competitività allineandoci agli altri Cantoni».

Le fa eco, come portavoce della Lega dei ticinesi, Gianmaria Frapolli: «Gli altri Cantoni non stanno a guardare, hanno una strategia chiara e vanno avanti: dobbiamo sfruttare le nostre competenze per attirare aziende, quindi contribuenti, senza far scappare i facoltosi che già vivono da noi. Non dobbiamo essere una scelta perché c'è il sole, ma per l'essere competitivi in tutto il sistema». E ancora, in risposta ai contrari: «Se vogliamo redistribuire più soldi a chi ne ha bisogno, dobbiamo lasciarli a chi sa come investirli e farli fruttare».

Regazzi (Usam): ‘Per alcune categorie il Ticino è un inferno fiscale’

E non parrebbe essere così, per i favorevoli alla riforma fiscale. A smussare gli angoli e spargere serenità ci pensa il consigliere agli Stati e presidente dell'Unione svizzera arti e mestieri Fabio Regazzi: «Per alcune categorie di contribuenti il Ticino è un vero e proprio inferno fiscale, è un dato di fatto che l'immobilismo degli ultimi decenni ci ha danneggiati». Insomma, «opporsi a questa timida riforma è incomprensibile e irresponsabile, un rifiuto comporterebbe l'ennesimo passo indietro in un contesto che ci vede già penalizzati».

Gehri (Cc-Ti): ‘La matematica non è un'opinione’

Il presidente della Camera di commercio Andrea Gehri snocciola i numeri: «Il 3% dei contribuenti paga il 40% del gettito fiscale delle persone fisiche, il 2% di questi finanzia il 34% del gettito cantonale. Poco meno di mille persone ne finanziano il 22%, in un contesto dove il 26% dei cittadini, quasi 50mila soggetti fiscali, non pagano imposte perché esenti». Ecco spiegato perché «nella categoria dei grandi contribuenti anche una piccola variazione numerica può generare conseguenze, la partenza dei grandi contribuenti rischia di acuire i problemi di finanziamento dello Stato». Con la conseguenza che «il ceto medio sarebbe chiamato in causa, perché senza entrate fiscali anche i servizi per le persone più in difficoltà scricchiolano e si garantirebbero solo aumentando le imposte proprio al ceto medio: la matematica non è un'opinione». Ciò detto, continua Gehri, «questa riforma è quanto di più ragionevole ci sia: non diventeremmo un paradiso fiscale per i più abbienti, ma arriveremmo al 16esimo rango nella classifica intercantonale...».