Avallato dalla Cddgp un piano che mira a proporre misure per migliorare la situazione. Nel mirino l’introduzione del Codice di procedura penale federale
“Un progetto volto ad analizzare le cause dell’eccessivo carico di lavoro di cui soffrono da tempo le autorità cantonali di perseguimento penale e a proporre misure per migliorare la situazione”. Questo il disegno adottato oggi a Berna dall’assemblea plenaria della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (Cddgp). A presentarlo, il Consigliere di Stato Norman Gobbi, presidente della Commissione affari giuridici penali della Cddgp, e Michel-André Fels, responsabile tecnico del team di progetto e presidente della Conferenza svizzera dei procuratori pubblici. “Si tratta – si legge in un comunicato del Dipartimento delle istituzioni (Di) – della risposta politica dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia alle affermazioni sempre più frequenti secondo cui il sistema giudiziario svizzero è sull’orlo del collasso e che ci sono più di 100mila casi pendenti”. Sul tema si è espresso recentemente anche il procuratore generale Andrea Pagani.
Nel mirino l’introduzione, dodici anni fa, del Codice di procedura penale federale (Cpp) e i numerosi emendamenti sostanziali fatti al codice penale svizzero (Cp) che, secondo i direttori cantonali di giustizia e polizia, avrebbero portato “all’attuale situazione di tensione delle autorità del perseguimento penale nei Cantoni, conseguenza diretta della complicazione – appunto – nella procedura penale”. Non solo. “Nonostante l’attribuzione di nuove risorse all’interno delle autorità del perseguimento penale cantonali, l’attuale organizzazione non permette di affrontare adeguatamente questo fenomeno; il sistema della catena penale rischia quindi di andare fuori regime malgrado l’aumento di personale, senza guadagnarne in efficienza, poiché le nuove disposizioni di legge non lo permettono”. Ma anche. “All’introduzione del Cpp – sottolinea la nota – l’organico nei Cantoni non è mai stato allineato al mandato, ovvero è sempre stato troppo basso per tutti gli attori del sistema di giustizia penale: la polizia, i ministeri pubblici e i tribunali (di primo e secondo grado). Nel corso degli anni, questa situazione ha portato a un carico di lavoro sempre maggiore per tutte le autorità, che è diventato difficile gestire”.
“La procedura che va dall’azione penale all’esecuzione della sentenza – scrive il Di – deve essere intesa come una catena di processi nel senso della terminologia manageriale, nota come catena penale. La catena penale è il risultato di procedure di diverse autorità o unità organizzative, che nel loro ordine cronologico permettono di raggiungere l’obiettivo del perseguimento penale, del giudizio e dell’esecuzione delle pene. Per questo motivo, le risorse finanziarie messe a disposizione delle autorità penali devono essere armonizzate per evitare un sovraccarico unilaterale”.
Il progetto approvato oggi per l’analisi del sovraccarico delle autorità del perseguimento penale cantonali mira a “raccogliere dati affidabili per poter effettuare una disamina approfondita delle cause del sovraccarico”. Tant’è, viene sottolineato nella nota, che “concentrare il lavoro di tale progetto unicamente sulla legislazione (Cpp) è insufficiente. È necessario considerare anche la questione dei cambiamenti sociali, la definizione delle priorità da parte dei Cantoni, l’applicazione del principio di opportunità, l’aumento dell’efficienza attraverso la digitalizzazione e in particolare le possibilità di applicazione dell’intelligenza artificiale”. In tal senso, “se dal lavoro dovesse emergere la necessità di una revisione legislativa, questa dovrebbe essere affrontata in una seconda fase, nell’ambito di un progetto separato”.
A tal fine, il progetto si occuperà di “raccogliere dati statistici e cifre, nonché opinioni degli operatori del settore, che forniscano un quadro complessivo del carico di lavoro e della situazione lavorativa della polizia, dei ministeri pubblici e dei tribunali (di primo e secondo grado e provvedimenti coercitivi) dall’introduzione del Cpp, tenendo conto delle principali riforme del diritto penale sostanziale”. Per quanto possibile, viene precisato, “sarà anche necessario identificare in quali fasi della procedura e in quali aree del diritto vengono allocate le risorse, e se ciò avviene in base a priorità politiche o su base piuttosto casuale”.
Precisando che l’indipendenza della magistratura e l’autonomia dei Cantoni saranno rispettate, la nota chiarisce che i primi risultati del gruppo di lavoro dovrebbero essere disponibili entro un anno. Il rapporto finale ai direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia è previsto per la fine del 2025.