La rete a difesa delle pensioni boccia le misure di compensazione del governo per il mancato riconoscimento del carovita ai dipendenti dello Stato
“Ridurre i giorni di scuola significa svilire il valore dell’impegno educativo. Significa credere che due o tre giorni di scuola in più o in meno non cambino nulla”. ErreDiPi, la rete a difesa delle pensioni dei dipendenti pubblici, prende posizione rispetto all’applicazione da parte del Consiglio di Stato agli insegnanti del “magrissimo ‘contentino’ pensato a sostituzione del riconoscimento del rincaro”. Ovvero: la conferma del versamento di un’indennità di 400 franchi una tantum e la decisione di prolungare la prossima chiusura natalizia delle scuole di due giorni (20 dicembre 2024 e 7 gennaio 2025). La scorsa settimana anche il comitato del Movimento della scuola aveva bocciato queste misure di compensazione. Ed è sull’onda di questo malcontento che il comitato di ErreDiPi propone agli operatori della scuola di recarsi in sede il prossimo 20 dicembre, non accettando dunque uno dei due giorni aggiuntivi di vacanza.
Sulla prima misura, scrive ErreDiPi in una nota, “abbiamo più volte spiegato i motivi che ci portano a rigettarla: cosa sono 400 franchi di fronte alle decine di migliaia di franchi che ognuno di noi perderà sull’arco della sua carriera? Un giovane docente di scuola elementare perderà, per esempio, più di 60mila franchi sull’arco dei prossimi 40 anni”.
Per la rete, “la novità riguarda la seconda proposta, quella che concede agli insegnanti due giorni di vacanza in più (tanto per consolidare qualche diffuso luogo comune...), riducendo quindi i giorni di scuola per tutti gli allievi del cantone. Già la prima misura suonava alle nostre orecchie come scandalosa, ma questa pare una vera e propria provocazione”.
In tal senso, la rete si pone tutta una serie di domande: “Dove sono andate a finire tutte le rassicurazioni secondo le quali i sacrifici richiesti ai dipendenti pubblici non avrebbero intaccato la qualità del servizio pubblico? E che dire delle preoccupazioni più volte ribadite in occasione dei recenti scioperi secondo cui nelle scuole avrebbe dovuto essere garantito un servizio di accudimento a sostegno delle famiglie che non potevano tenere i figli a casa?”. Stando a ErreDiPi la risposta è semplice: “Sono svanite, come nulla fosse, di fronte alla necessità di risparmiare, costi quel che costi”.
“Il Consiglio di Stato – prosegue la rete – sembra poi avere la memoria corta. Un provvedimento identico a quest’ultimo fu preso nell’anno scolastico 2015/2016, anche allora a compensazione di una misura di risparmio ai danni dei salari dei dipendenti del Cantone (si trattava di un blocco degli scatti). Ci fu una reazione indignata e piuttosto massiccia da parte del mondo della scuola (docenti, studenti e genitori): nel giorno di chiusura previsto, decine e decine di istituti rimasero aperti in segno di protesta”.
Da qui la decisione del comitato dell’associazione di “proporre a tutti gli operatori del mondo della scuola di replicare quanto avvenuto otto anni fa: il 20 dicembre 2024 le scuole rimangano aperte! Per rinfrescare per bene la memoria al governo, si tratterà di farlo con ancora più convinzione e determinazione”.