La Rete a difesa delle pensioni va avanti tutta, scrive al governo e contesta Ocst, Vpod e Sit: ‘In 6mila hanno chiesto miglioramenti, non passi indietro’
Ammesso ci sia davvero mai stata, l'unità del fronte attivo nelle rivendicazioni a difesa dei dipendenti pubblici a seguito dei tagli previsti dal Preventivo 2024 scricchiola. Perché Erredipi non ci sta, e tira dritto. Antefatto: nei giorni scorsi i sindacati Ocst, Vpod e Sit hanno scritto al Consiglio di Stato aprendo a una trattativa e proponendo di indicizzare gli stipendi a partire dal 2026 dopo un congelamento del carovita per 2024 e 2025, e anche di estendere il contributo previsto quest'anno (400 franchi una tantum e due giorni di vacanza extra) anche al settore sociosanitario e universitario contrattualizzato con il Cantone. Ed Erredipi, la Rete a difesa delle pensioni, contesta su tutta la linea scrivendo a sua volta al Consiglio di Stato per distanziarsi da quanto proposto dai tre sindacati. Anche loro chiedono una riapertura delle trattative, «ma per il carovita dell'1,4%, il rifiuto della mancia di 400 franchi una tantum proposta dal governo e il ritiro della non sostituzione del 20% del personale partente» spiega in conferenza stampa a Bellinzona il portavoce di Erredipi Enrico Quaresmini.
Sulla non sostituzione del personale partente anche Ocst, Vpod e Sit continuano a opporsi, ma Erredipi spinge forte e avanti tutta: «In circa 6mila persone hanno partecipato in maniera intensa alla manifestazione e allo sciopero, definito non da noi il più grande mai fatto a difesa del servizio pubblico. Uno sciopero con due rivendicazioni chiarissime – ricorda Quaresmini –: il riconoscimento del rincaro e lo stop alla mancata sostituzione dei partenti, un modo di tagliare con l'accetta i servizi». Ebbene: «Noi chiediamo che si riparta da lì, non da interpretazioni successive fatte dai sindacati senza nemmeno chiedere un parere alla propria base».
Nella missiva, riferisce ancora Quaresmini, «abbiamo chiesto per l'ennesima volta al Consiglio di Stato di essere riconosciuti e di poter partecipare alle trattative come Erredipi. Siamo rappresentativi, se ne sono accorti tutti, non solo perché la gente ci segue ma per il lavoro di informazione che, per servizio pubblico, facciamo a beneficio di chi lavora nel Cantone ma anche a favore di tutta la popolazione». E anche qui torna l'attacco alle tre sigle sindacali: «Se si lascia dire una cosa alla piazza e la si interpreta in modo riduttivo, riteniamo che migliaia di persone non siano rappresentate correttamente».
Ciò detto, che fare ora? «Avvieremo una consultazione presso i dipendenti pubblici nella quale chiederemo se sono d'accordo nel continuare a portare avanti le rivendicazioni e che cosa vogliono fare se il Consiglio di Stato continuasse a non voler ascoltare la piazza. Un Consiglio di Stato, peraltro, che è diviso perché il distinguo della direttrice del Decs Marina Carobbio è stato chiaro». Poi, ed è una questione più interna, «abbiamo convocato per il 20 marzo una assemblea di Erredipi per discutere con la nostra base su come si voglia andare avanti. Non vogliamo forzare la mano a nessuno, ma le manifestazioni non sono un miracolo irripetibile. Sono frutto del lavoro che sta rendendo consapevoli sempre più persone, e che siamo pronti a rifare».
D'accordo, ma la critica che viene posta dalle destre a Erredipi è di far tanta canea in vista della ventura elezione del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto di previdenza del Cantone Ticino per la quale ha presentato una sua lista. Quaresmini, interpellato da ‘laRegione’, risponde secco: «Ma quali poltronari... Abbiamo cominciato questa protesta quando nemmeno si sapeva la data di questa elezione, e rivendichiamo una chiara linearità tra tutti i passi che abbiamo compiuto. In più, abbiamo già detto che chi eventualmente sarà eletto nel Cda devolverà integralmente i gettoni a Erredipi in modo da finanziare e continuare la protesta. Vogliono provare a delegittimarci ma non ci riusciranno».