Ticino

Speziali: ‘Il malandazzo del debito è una via senza ritorno’

Il presidente del Plr davanti al Comitato cantonale torna sul Preventivo e sulla situazione delle finanze: ‘Il deficit non è un concetto astratto, anzi’

Si guarda avanti
(Ti-Press)
1 febbraio 2024
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In casa liberale radicale la convinzione è granitica: «C‘è chi vuole portarci a un aumento delle imposte». A ribadirlo a chiare lettere è il presidente Alessandro Speziali davanti al Comitato cantonale del Plr riunito questa sera a Sant'Antonino. Perché in una situazione «complicata e delicata», il pericolo è quello di finire nella morsa tra «il sempre verde tassa e spendi indipendentemente dai tempi che attraversiamo, e l'illegalità del non rispettare il meccanismo del freno ai disavanzi».

Il pensiero va, chiaramente, al dibattito che ha incendiato la commissione parlamentare della Gestione in merito al Preventivo 2024 e alla manovra di rientro, che sarà sui banchi del Gran Consiglio a partire da lunedì: «Con comportamenti che possiamo definire demagogici da una parte si continua a dire di sgravare e far mancare entrate, e dall'altro di assicurare ogni genere di servizio e l'aumento della spesa» attacca Speziali. E su tutto questo «si allunga una seconda ombra», nel senso che «creare debito, creare disavanzi senza poi rispettare la Costituzione vuol dire aumentare le tasse. Un gioco perverso che ha una sola sicurezza: i cocci li raccoglierà chi verrà dopo».

‘Vitta lasciato opportunisticamente da solo in governo’

«Tassa e spendi» da una parte, «illegalità» dall'altra. E il Plr dov’è? «In nessuno di questi due concetti», assicura il suo presidente. Al punto che «su questo Preventivo stiamo cercando una soluzione». Certo, concede, «non abbiamo cercato un posto al sole dei riflettori, per qualcuno sbagliamo se consideriamo una logica iper mediatica». Ma un giorno, per Speziali, «i riflettori arriveranno e saranno di coloro che alzano lo sguardo a cosa l'intero Paese sta andando incontro al di là di strategie, marketing e posizionamento». E anche qui la convinzione è netta: «Qualcuno deve parlare di queste noiosissime finanze sane, o perlomeno non disastrate». In Gran Consiglio, e in Consiglio di Stato. Dove il direttore del Dfe Christian Vitta «è stato lasciato, un po' opportunisticamente, da solo dal governo».

E quindi via coi numeri. Concreti. Perché «il debito non è un concetto astratto – rinnova Speziali –. Costa infatti circa 21 milioni l'anno, oggi. 21 milioni che si prendono, e si consegnano agli istituti di credito. Nel 2024 saranno 32 milioni, nel 2025 saranno 38, nel 2026 saranno 42, nel 2027 saranno 44. Non sono fisime le nostre, se guardiamo queste cifre vediamo nuove scuole, alberghi, startup, servizi per giovani in difficoltà, case anziani, progetti di Usi e Supsi. Non è una mania dei liberali, ma sono risorse tolte al territorio». E ancora: «Questo malandazzo del debito, di spostare i problemi sempre più in là, è una via senza ritorno».

‘Guardiamo ai Paesi frugali, non alla meridionalizzazione dello Stato’

Ogni spesa che aumenta, per Speziali, «diventa un diritto e un fatto acquisito. Mi scuso, ma è un chiaro caso di meridionalizzazione dello Stato. Una crescita incontrollata della spesa porta un fabbisogno incontrollato delle entrate, e il risultato è un pachiderma sempre più fragile. Un meccanismo bulimico impossibile da spezzare, a meno di incamminarsi in una valle di lacrime e sangue».

Davanti alla «meridionalizzazione», il presidente liberale radicale volge lo sguardo a nord, «a quelli che sono i Paesi frugali. Vediamo Olanda, Norvegia, Finlandia, Norvegia, Svezia. In questi Paesi possiamo criticare i servizi e le infrastrutture? Non penso proprio. Il rispetto dei soldi dei cittadini è un elemento culturale, etico e di responsabilità. Occorre saper scegliere, e saper decidere».

‘Non rinnegheremo il nostro spirito critico’

Va da sé che questo «comporta rimettere in questione alcune politiche, capire come correggerle. Sennò si finisce col rinnegare il nostro spirito critico e il coraggio di affrontare la realtà». Malgrado quelle che Speziali definisce «fisime editoriali», per il presidente del Plr «non siamo in questa situazione per la riforma fiscale. La misura per attirare contribuenti facoltosi in Ticino nel 2024 sarà a costo zero, nel 2025 costerà un milione, nel 2026 tre, nel 2027 cinque ed entrerà a regime nel 2030 portandoci molto timidamente nella media svizzera. Non stiamo trasformando il Paese in un paradiso fiscale a scapito delle casse pubbliche». Insomma, «davanti a deficit di 200 milioni vediamo come questa parte della riforma fiscale sia ininfluente».

Di conseguenza, «come partito rivendichiamo il diritto di parlare della realtà delle cose. Chiederci, ad esempio, se i sussidi per chi guadagna 150mila franchi abbiano senso, se ogni servizio non possa essere migliorato. O che un investimento su trent'anni per la giustizia non è uno sperpero, il potere giudiziario non è il fratello povero degli altri due, anche se in Ticino sembra questo».

‘Critico sulle misure per il personale e su pacchetti di risparmio senza prospettiva’

Non mancano però le critiche, e ci mancherebbe altro in casa liberale radicale, su questa manovra. Per «coerenza, anche personale» Speziali infatti sottolinea di «essere molto critico su alcune proposte che penalizzano i funzionari. Modernizzare la macchina statale è assolutamente centrale». Un'altra critica forte è rivolta «a una discussione di pacchetti di risparmio che arrivano di volta in volta, senza una visione di prospettiva». E quindi, tornando al Preventivo 2024, il Plr farà la sua parte: «Cercheremo di dare un Preventivo al cantone – dice Speziali –, bloccare il Paese non è una soluzione anche se tanti cullano nei cassetti segreti questa tentazione. Non è una soluzione, e lo sanno tutti i servizi che gravitano attorno allo Stato».

Però, conclude il presidente liberale radicale, «noi non siamo solo il partito delle finanze, ma dello sviluppo e della crescita». E quindi, presto il Plr tornerà a battere forte «sulla scuola e sulla crescita del Cantone, dicendo chiaramente dove possiamo prendere i soldi da investire. Cosa che non va per niente di moda in questo Cantone».