Era ricoverato all’Ospedale di Varese, la sua città natale, per l’aggravarsi della malattia di cui soffriva da tempo
La sua bisnonna era di Salorino, una Spinedi. E lui, cresciuto nel Varesotto, il Ticino lo aveva sempre nel cuore, tanto da ricordare spesso l'affezionata ava, donna dalla forte tempra, rimasta vedova con sette figli e un lavoro da albergatrice da portare avanti. «La fotografia della bisnonna ticinese – racconta a ‘catt.ch’ Doriana, la sorella del vescovo Giovanni Giudici, morto il 18 gennaio a 83 anni, i cui funerali si sono tenuti lunedì – è ora un quadro, tramandato da tre generazioni, appeso in salotto e venerato quasi come un’icona perché simbolo di una vita dura, faticosa, piena di avversità ma affrontata con grande fede. Anche per mio fratello Giovanni l’esempio di questa donna umile e piena di speranza è stato un faro nella vita di sacerdote e vescovo».
Monsignor Giovanni Giudici è stato vescovo di Pavia dal 2004 al 2015 e presidente di Pax Christi dal 2009 al 2014. Dal 1990 è stato vescovo ausiliare di Milano dove l'anno successivo era stato nominato vicario generale dal cardinale Carlo Maria Martini.
Era ricoverato all’Ospedale di Varese, la sua città natale, per l’aggravarsi della malattia di cui soffriva da tempo: «Una fede pensata, aperta alle grandi domande dell’uomo, non chiusa e arroccata in se stessa, disponibile a lasciarsi inquietare e fecondare dall’incontro con ogni persona, dal dialogo con ogni posizione ideale, una fede nutrita di preghiera, alimentata dall’ascolto amoroso della Parola di Dio, alla scuola del suo grande maestro e amico, che fu il cardinale Carlo Maria Martini, una fede cresciuta nel grembo della Chiesa, nel rapporto con persone amate, come amici e testimoni». Così mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, durante il rito funebre, ha descritto monsignor Giovanni Giudici, suo predecessore e vescovo emerito della Diocesi pavese.
Nato il 6 marzo 1940, entrato nel Seminario arcivescovile di Milano dopo la maturità classica, era stato ordinato sacerdote nel Duomo di Milano il 27 giugno 1964 dall’arcivescovo Giovanni Colombo.
Fra gli incarichi più significativi, quello di assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica, dal 1971. Nel 1988 il cardinale Martini lo designò vicario episcopale della Zona di Varese. Il 9 giugno 1990 Giovanni Paolo II lo nominò vescovo ausiliare di Milano. Il 29 giugno successivo ricevette l’ordinazione episcopale in Duomo da Martini. L’1 febbraio 1991 Martini lo nominò vicario generale. L’1 dicembre 2003 l’elezione a vescovo di Pavia, sempre da parte di papa Wojtyla.
Nel settembre 2010 l’elezione a membro della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Da vescovo di Pavia ha accolto, nel 2007, la visita di Benedetto XVI, e ha portato a termine la riapertura della Cattedrale, rimasta chiusa per molti anni dopo il crollo della Torre civica nel 1989. Il 20 giugno 2013 riconobbe come miracolosa la guarigione di Danila Castelli, avvenuta a Lourdes il 4 maggio 1989. Il 16 novembre 2015 papa Francesco ha accolto la sua rinuncia al governo pastorale della Diocesi, presentata per raggiunti limiti d’età: «È stato un pastore che ha messo al centro la Parola di Dio, ha saputo entrare in dialogo con il mondo della cultura e ha mostrato grande attenzione ai temi della pastorale sociale e alla valorizzazione del laicato», ha ricordato ancora monsignor Sanguineti.