Il gruppo di lavoro ha trasmesso a Gobbi il documento. ‘L'ho presentato in governo e prossimamente lo illustrerò ai Comuni’
«Il Consiglio di Stato ha preso atto del documento mercoledì, dopo che avevo dato ai colleghi una decina di giorni per leggerlo. Prossimamente illustrerò i contenuti dello studio anche ai Comuni: in questa occasione presenterò pure la mia visione circa la futura organizzazione», dice il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. Il gruppo di lavoro denominato ‘Polizia ticinese’ ha dunque consegnato l’atteso rapporto. Il documento, afferma Gobbi da noi interpellato, «chiarisce compiti e competenze della Polizia cantonale e delle Polizie comunali, trattando fra l’altro della delega ai corpi locali di piccole attività di Polizia giudiziaria». Il Dipartimento, continua il suo titolare, «intende poi proporre un modello di organizzazione, alla luce di quanto emerso dal rapporto, per migliorare la collaborazione e il coordinamento tra Cantonale e Polcomunali. Ed è ciò di cui vorrei anche parlare nell’incontro con i Comuni».
Il gruppo di lavoro è stato costituito nel 2016 dal governo. Nella commissione di studio sono rappresentati, sia sul piano tecnico che su quello politico, Cantone e Comuni. A coordinarla è il segretario generale del Dipartimento istituzioni Luca Filippini. Il quale, in un’intervista rilasciata alla ‘Regione’ nel dicembre 2022, aveva spiegato l’obiettivo della missione del gruppo di lavoro. “Quello della polizia unica non è, e non lo è mai stato, un tema al centro delle nostre riflessioni. Il mandato conferitoci – proseguiva Filippini – è di vedere come ottimizzare l’attività di polizia sul nostro territorio, partendo dalla situazione vigente, quindi dall’esistenza in Ticino di una Polizia cantonale e di corpi di Polizia comunale. Dalla nostra analisi e dalle nostre proposte la politica potrà, questo sì, ricavare elementi per decidere se optare per lo status quo, per la polizia unica o per una diversa ripartizione, fissata per legge, dei compiti fra la Cantonale e le Comunali”. Il focus del gruppo “è sui compiti di polizia in generale. Si tratta quindi di stabilire quali debbano essere eseguiti in maniera uniforme su tutto il territorio ticinese e quali debbano essere svolti tenendo conto delle esigenze locali. In altre parole, si tratta di decidere quali mansioni assegnare alla Polizia cantonale e quali alle Polizie comunali. Questo per evitare anche doppioni. Insomma per garantire un efficace apparato di sicurezza, a beneficio dei cittadini, è necessario stabilire, in modo preciso e chiaro, chi fa cosa – rilevava ancora Filippini –. Per ottimizzare l’attività di polizia, compreso il lavoro di prossimità, occorre passare da una migliore ripartizione dei compiti”.
Dal profilo tecnico, riprende Gobbi, «il rapporto è fatto molto bene: il gruppo di lavoro è entrato nei dettagli nel definire quelli che sono i compiti di prossimità e quelli che sono di competenza del Cantone. Oggi ci sono delle sovrapposizioni di competenze e ruoli che alla fine creano frizioni e anche costi importanti». Costi «che possiamo ridurre, senza pregiudicare la qualità, che è elevata e che vogliamo mantenere tale, dell’apparato di sicurezza pubblica in Ticino. Aggiungo che il numero di poliziotti in Ticino è adeguato: la dotazione di personale è corretta».
Lo studio del gruppo diretto da Filippini è arrivato. Gobbi: «Si tratta ora di tradurlo in un’organizzazione che consenta di rendere ancora più efficace ed efficiente il sistema sicurezza in Ticino, pure nella gestione delle risorse, nell’assetto duale, ossia Polcantonale e Polcomunali. Anche se lo scenario polizia unica, che non era un tema per il gruppo di lavoro, non è da escludere: dipenderà dalle scelte della politica». In Gran Consiglio è sempre pendente l’iniziativa parlamentare, depositata nel dicembre 2020 e della quale era primo firmatario l’allora deputato socialista Raoul Ghisletta, per l’introduzione in Ticino di un solo corpo di polizia.
Quello consegnato in tempi recenti, ricorda il consigliere di Stato, «è il secondo rapporto» del gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’. Il primo risale al 2018 e riguardava il numero minimo di agenti perché una Polizia comunale possa definirsi strutturata ed essere riconosciuta dalla LcPol, la Legge sulla collaborazione fra la Polizia cantonale e le Polcom.