Per la Federazione ticinese dei funzionari di polizia andrebbe fatta una riflessione seria sull’organizzazione interna e sui compiti della Cantonale
È soprattutto il sovraccarico di lavoro a preoccupare la Federazione svizzera funzionari di polizia, una situazione rimarcata anche dalla sezione ticinese attraverso un comunicato stampa che parte dalle recenti discussioni in merito a un tema che continua a tenere banco, ovvero la polizia unica, che “in Ticino, questa volta – viene evidenziato nella nota – viene visto quale possibile e parziale soluzione al contenimento della spesa dello Stato, o, nel caso di un’associazione del personale, per eliminare il problema della maggiore attrattività di alcune polizie comunali rispetto alla polizia cantonale”.
A preoccupare, e non solo nel nostro cantone, è in particolare il settore dell’interventistica (servizio sulle 24h) e delle indagini: “Gli agenti a disposizione in questi servizi, soprattutto nel primo, sono in costante diminuzione, nonostante il numero di effettivi in Ticino sia aumentato negli anni. Per questo motivo, nel caso del nostro Cantone, al posto di parlare di polizia unica, andrebbe fatta una riflessione seria sull’organizzazione interna della polizia cantonale e sui compiti a essa attribuiti. È bene capire se c’è un problema di risorse allocate per eseguire compiti che non sono di primaria importanza, come invece lo sono quelli delle indagini, dell’interventistica e della presenza sul territorio a scopo preventivo”.
Il comitato ricorda, infatti, che il tema principale del Forum sulla sicurezza interna svoltosi lo scorso mese di novembre a Berna, era incentrato proprio sul problema della mancanza cronica di poliziotti e delle difficoltà nel reclutamento di nuovi agenti, che riscontrano ormai la quasi totalità delle polizie svizzere.
In un recente sondaggio promosso dalla Federazione tra i propri associati, al quale hanno aderito 7'600 agenti, uno dei punti principali emerso è stato quello relativo all’insostenibile sovraccarico di lavoro, costantemente in aumento, principalmente a seguito della diminuzione di personale, dell’aumento di compiti, ma anche dell’aumento di interventi: “È, infatti, ovvio che, più aumenta la popolazione, più aumentano i movimenti delle persone da e per la Svizzera, più aumentano le necessità generali, comprese quelle di sicurezza”.
Già solo per questo motivo, la Federazione ammette di “fare fatica a capire come si possa immaginare di diminuire il numero di agenti in Ticino”. Tanto da ricordare che “in alcuni Cantoni in cui negli scorsi anni si è optato per una polizia unica – Lucerna potrebbe essere preso d’esempio – i problemi della mancanza di risorse sono sempre più accentuati. È della scorsa estate, in effetti, la decisione a Lucerna della chiusura di alcuni posti secondari, allo scopo d’avere a disposizione il personale necessario per eseguire altre attività prioritarie; questo evidentemente non lo si può annoverare tra i servizi resi alla popolazione”.
Quanto alle polizie comunali, il parere della Federazione ticinese è chiaro: “Il lavoro di prossimità che esse svolgono è fondamentale e imprescindibile, anche per l’attività della stessa polizia cantonale. Non è, infatti, un segreto che la riforma della polizia cantonale iniziata negli anni 2000, che ha centralizzato le risorse, passando da un’organizzazione geografica, a un’organizzazione tematica, abbia causato, tra i diversi fondamentali cambiamenti una certa perdita di contatto della polizia cantonale con il territorio e la popolazione. Questo spazio, fortunatamente, laddove esistono corpi di polizia comunale, è stato ben occupato e il lavoro svolto è egregio”.
La conclusione? “L’attuale polarizzazione della discussione, ‘polizia unica sì o no’, non porta a nulla di buono, soprattutto per i temi centrali della sicurezza dei cittadini e del benessere dei poliziotti e delle poliziotte”. Da qui l'invito “a non farne un terreno di strumentalizzazione politica. Sulle legittime preoccupazioni finanziarie di molti cittadini e dei medesimi agenti di Polizia – chiosa il comunicato –, in un Cantone dove si dice che la spesa per l’Amministrazione sia in media più alta del 30% rispetto ad altri Cantoni, spiacerebbe constatare che sull’onda dell’emotività siano adottate modifiche legislative che non potranno – come si è visto in passato – assicurare le promesse di risparmio paventate se prima non si verifica la reale efficacia dell’attuale organizzazione”.