Il Gran Consiglio sostiene all'unanimità il rapporto di Rusconi (Plr) che accoglie parzialmente gli atti di Durisch e Forini (Ps): ‘Si parla di dignità’
Un progetto pilota, assieme alla Città di Lugano, che prevede l'istituzione di un punto di consulenza e orientamento su tutte le prestazioni sociali, cantonali e federali, gestito da specialisti sul tema e che fornisca tutte le informazioni necessarie garantendo l'anonimato. Ma non solo: più accessibilità alla conoscenza di quante e quali prestazioni si può avere diritto, aggiornamenti delle relative pagine web, la redazione di schede tematiche apposite in lingua facile, campagne di informazione e, non da ultimo, una formazione particolare per gli addetti alla prima accoglienza.
Il Gran Consiglio ha votato all'unanimità questo pomeriggio dei passi importanti per risolvere il problema del mancato ricorso alle prestazioni sociali da parte di persone che ne avrebbero diritto e che non lo fanno per molteplici motivi, tra i quali appunto la poca informazione sulle possibilità disponibili, ma anche lo stigma e la vergogna nel chiedere un sostegno. Invitando da un lato il Dipartimento sanità e socialità a portare avanti quanto finora già intrapreso, e dall'altro ritenendo parzialmente accolti tre atti parlamentari dei deputati socialisti Ivo Durisch e Danilo Forini.
Il relatore del rapporto commissionale, Patrick Rusconi (Plr), snocciola i motivi per cui può capitare che una persona bisognosa non chieda un aiuto pur avendo diritto a una prestazione: «Succede quando questa prestazione non è conosciuta, quando non viene ricevuta per difficoltà burocratiche nelle pratiche amministrative, quando non viene richiesta per timori di vario genere e quando non è proposta, per mancanza di conoscenza da parte dei professionisti stessi». Il rapporto di Rusconi, che aderisce al messaggio governativo, prova a imbastire un'inversione di rotta: «Condividiamo gli intenti di prestare attenzione a questo fenomeno, anzi, in futuro sarebbe opportuno che il progetto pilota a Lugano possa essere ampliato se del caso negli altri Comuni». E, sempre in futuro, «rivedere l'organizzazione delle agenzie Avs/Ai/Ipg nei singoli Comuni integrandole con i servizi proposti negli Uffici regionali Laps».
Inoltre, per Rusconi è importante spingere anche «sulla semplificazione e sul togliere burocrazia, semplificando le modalità di richiesta di una prestazione. Oggi si assiste a ritardi anche di 6 mesi per una prestazione complementare».
Pur non essendo state accolte tutte le richieste, il capogruppo socialista Ivo Durisch è soddisfatto per «questo primo passo». Si tratta di «un tema di vitale importanza per la democrazia, perché è nostra responsabilità garantire che queste prestazioni siano accessibili a tutti. Pur avendo un buon sistema sociale, il non ricorso agli aiuti è il sintomo del bisogno di miglioramenti urgenti: ogni persona ha una dignità che va rispettata e protetta, negare l'accesso a questi aiuti significa violare tale dignità», aggiunge Durisch. Con la preoccupazione, va da sé, che è rivolta al futuro prossimo: «I tagli che arriveranno con il Preventivo 2024 possono sembrare solo decisioni basate su cifre e costi, ma si tratta anche qui di dignità umana. Quando tagliamo i servizi riduciamo le persone a cifre, e si erode il tessuto morale».
Sempre in casa socialista, Danilo Forini parla di «vergogna» come «uno dei fattori chiave per capire il fenomeno del non ricorso alle prestazioni, non solo finanziarie. Studi nazionali e internazionali dicono che tra il 40 e il 60% di chi avrebbe per legge diritto a una prestazione non la richiede, e i motivi sono quelli elencati tra cui sottolineo quello che in Svizzera è un autentico muro burocratico, senza parlare della stigmatizzazione e, appunto, della vergogna». E in tutto questo «non fanno per niente bene alcuni editoriali o interventi politici che sento spesso, dove si continua direttamente o indirettamente a colpevolizzare chi chiede un sussidio, una borsa di studio, una complementare... come se fossero cittadini che rubano alle persone più abbienti. Sono messaggi subdoli – attacca Forini – che passano negli anziani, ma non solo, e fanno presa. Basta».
Netto è il sostegno del Centro, che con Claudio Isabella afferma come «l'aiuto alle persone più vulnerabili è un compito che lo Stato deve assumersi senza esitazione, avvicinandosi per informarli dei loro diritti invece che porre difficoltà amministrative e burocratiche». La verde Giulia Petralli sottolinea come sia «indispensabile un monitoraggio, il Rapporto sociale che presto verrà pubblicato aiuterà ad avere un quadro completo per comprendere l'ampiezza del fenomeno. Accogliamo favorevolmente tutte le iniziative in corso, auspicando che vengano altresì messe a disposizioni risorse per progetti non istituzionali». Sara Beretta Piccoli (Pvl) afferma dal canto suo che «l'accesso agli aiuti a volte è impossibile senza il sostegno di una terza persona, viene richiesta una mole eccessiva di documenti che costituisce una barriera ai diritti di individui e gruppi della società. L'adozione di qualsiasi misura atta a diminuire le disuguaglianze per noi va bene». Per la Lega parla Omar Balli: «C'è una burocrazia veramente immane, a volte vengono richiesti dati già in possesso».
Il direttore del Dss Raffaele De Rosa, dopo aver elencato quanto portato già avanti dal suo dipartimento, assicura: «Il Consiglio di Stato è particolarmente sensibile a questo fenomeno. Chi ha diritto a una prestazione deve potervi accedere senza difficoltà per avere una vita dignitosa e un progetto di vita sociale e professionale senza ricadute in termini di esclusione e di salute».
Poco prima il parlamento, approvando il rapporto di Laura Riget (Ps) e Alessandro Corti (Centro), ha di conseguenza dato luce verde al messaggio governativo sull'iniziativa popolare ‘Per cure mediche e ospedaliere di prossimità’ e alla mozione di Simone Ghisla (ripresa da Alessio Ghisla), entrambi del Centro, per il ripristino del reparto di geriatria ad Acquarossa. Grazie a questa decisione, scrive l'Associazione per gli Ospedali di valle, “gli ospedali di Acquarossa e Faido avranno un ruolo concreto e importante nella panoramica della sanità ticinese e un futuro più sicuro. Ora l'iniziativa può essere ritirata con l'approvazione dell'assemblea”.