In commissione ‘Sanità’ Plr, Udc e parte del Centro sottoscrivono il rapporto di Quadranti: ‘Il governo è già intervenuto’. Socialisti e Verdi non mollano
Un no e tre ‘già fatto, a posto così’. In soldoni è questa la conclusione del rapporto di maggioranza firmato oggi dalla commissione parlamentare ‘Sanità e sicurezza sociale’ su quattro mozioni presentate dal capogruppo del Partito socialista Ivo Durisch che chiedevano nell'ordine: l'aumento della percentuale di partecipazione ai premi di cassa malati; l'aumento degli importi massimi degli assegni familiari integrativi di complemento; l'adeguamento delle soglie Laps (Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali) al rincaro subìto dai redditi bassi e medi bassi (stima +7%); l'adeguamento al carovita dei forfait globali dell'assistenza. Socialisti, Verdi, Più donne e l'altra parte del Centro hanno per contro sottoscritto un rapporto di minoranza. Nessuna firma, invece, dai commissari della Lega.
Con ordine. La mozione bocciata dal rapporto del liberale radicale Matteo Quadranti, e sottoscritto da Plr, parte del Centro e Udc, chiedeva di aumentare la Ripam attraverso l'aumento del coefficiente cantonale di finanziamento (Ccf). L'attuale modello, scrive Quadranti, "considera automaticamente l'aumento dei premi di cassa malati attraverso il premio medio di riferimento (Pmr) che è un parametro ‘dinamico’ della Ripam. Ossia il sussidio cresce in funzione dell'evoluzione dei premi, permettendo così il contenimento della spesa a carico dei beneficiari Ripam a fronte di un maggior contributo del Cantone". L'adeguamento dei Pmr già deciso dal Gran Consiglio, ricorda Quadranti, nel 2023 ha comportato rispetto all'anno precedente "un aumento di circa 15 milioni di franchi del contributo della Ripam ordinaria, oltre a circa 14 milioni per la Ripam destinata ai beneficiari". Sempre questo incremento dei Pmr, "permetterà inoltre a circa 1'100 cittadine e cittadine per ora esclusi di rientrare nella cerchia di chi beneficia di Ripam".
Il Consiglio di Stato, rammenta ancora il relatore liberale radicale, "ha deciso di aumentare le soglie Laps a partire dal 2023, con una ripercussione a partire dal 2024. Quest'ultimo adeguamento comporterà un aumento di circa 1'200 persone beneficiarie e un aumento dei sussidi di circa 4,4 milioni di franchi". Per questo il governo rinuncia a un ulteriore aumento del Ccf, e la maggioranza della ‘Sanità e sicurezza sociale’ segue a ruota.
Le altre mozioni socialiste, si diceva, vengono considerate evase perché per Quadranti le richieste hanno già avuto seguito per i meccanismi e gli automatismi previsti dalla legge. Riguardo all'adeguamento delle soglie Laps, si ricorda che il Consiglio federale ha deciso, a partire dal 2023, l'adeguamento degli importi delle rendite Avs all'evoluzione dei prezzi e dei salari con una percentuale del 2,5%. E il Consiglio di Stato "ha deciso di aumentare (come nel 2021 e 2022) della medesima percentuale anche le soglie valide per le prestazioni armonizzate Laps. Pertanto – si legge ancora nel rapporto di maggioranza – chi beneficia di indennità straordinarie di disoccupazione, dell'assegno familiare integrativo e dell'assegno di prima infanzia beneficia anche nel 2023 di un rincaro delle prestazioni".
Sono ritenute evase anche le richieste di adeguare l'aumento degli importi massimi degli assegni familiari integrativi di complemento e l'adeguamento al carovita dei forfait globali dell'assistenza. In entrambi i casi, per Plr, Udc e parte del Centro il Consiglio di Stato ha già agito a sufficienza.
Di tutt’altro parere la minoranza della commissione. Che per l’anno in corso ritiene “opportuno garantire il principio del riconoscimento integrale del rincaro” per quanto riguarda gli importi massimi degli assegni familiari di complemento, le soglie Laps e i forfait globali assistenziali. E i motivi li espone il relatore nel rapporto. “Le persone con redditi più bassi – scrive il socialista Danilo Forini – spendono la maggior parte del loro reddito per l’acquisto di beni di prima necessità, concentrando in maniera maggiore le loro spese su prodotti energetici e alimentari, cioè su prodotti dei quali difficilmente si riesce a fare a meno. E i prezzi di molti beni di prima necessità sono aumentati negli ultimi due anni ben oltre l’indice ufficiale”.
L’aumento del costo della vita, osserva il deputato del Ps, “non è uguale per tutti: il suo effetto sulle economie domestiche può essere paragonato a quello di un’imposta regressiva, perché colpisce maggiormente i ceti bassi e il ceto medio e medio-basso, ma molto meno i nuclei familiari benestanti o molto benestanti”.
Per la minoranza della ‘Sanità e sicurezza sociale’ è quindi “opportuno non incidere ulteriormente sul potere di acquisto della popolazione meno abbiente”: si tratta allora di “applicare il principio del riconoscimento integrale del rincaro per le principali prestazioni sociali di competenza cantonale”. Da qui la richiesta al Consiglio di Stato di “adeguare” per il 2024 – “considerando integralmente l’aumento medio annuo dell’indice dei prezzi al consumo, con base di calcolo la situazione al 31 dicembre 2021 (fonte Ufficio federale di statistica)” – le soglie d’intervento previste dalla Laps, gli importi massimi degli assegni familiari integrativi di complemento e i forfait globali di mantenimento dell’assistenza. «Chiediamo un adeguamento verso l’alto del 2,1 per cento, stimando in circa 6,7 milioni di franchi la spesa supplementare – sostiene, da noi interpellato, Forini –. Un adeguamento che va a favore delle persone più fragili, e che la manovra di risparmi proposta dal Consiglio di Stato renderà ancor più fragili. Parliamo di persone già oggi costrette a rivolgersi per acquistare beni di prima necessità ad associazioni come Tavolino Magico e Caritas o costrette a chiedere un aiuto a enti come il Soccorso svizzero d'inverno, Pro Senectute e Pro Infirmis».
La politica cantonale, sottolinea a sua volta il Partito socialista in una nota, “non può unicamente preoccuparsi dello stato delle finanze cantonali e di come ridurre le tasse agli ultra-ricchi: è nostro dovere rispondere a una situazione economica e sociale estremamente difficile e garantire sempre il principio del riconoscimento integrale del rincaro delle prestazioni sociali cantonali”.
E sulla socialità verte anche un’interrogazione depositata da Boris Bignasca per il gruppo parlamentare della Lega. Il focus è sulle “molte attività” delegate dallo Stato “a enti e organizzazioni esterne attraverso dei mandati di prestazione”. Perché, annota il capogruppo, “pur partendo dal principio della buona fede, possiamo però immaginarci che determinati servizi e prestazioni possano essere svolti con qualche risorsa in meno senza penalizzare gli utenti”. Per valutare la situazione la Lega chiede al governo quanti sono i mandati di prestazione cantonali a organizzazioni attive nell’ambito sociale e formativo, il o i motivi per cui “questi mandati non vengono resi pubblici o almeno messi a disposizione del Gran Consiglio per una valutazione”, quante sono le organizzazioni che ricevono mandati di prestazione “nell’ambito sociale e in quello formativo”, quanti sono i dipendenti di queste organizzazioni, quanti gli utenti di quale “tipo di permesso” beneficiano (“svizzero, domiciliato, dimorante, asilante ecc.”) e quante sono le organizzazioni che ricevono più di un mandato”. E ancora: “È garantita una visione d’insieme dei mandati dati in diversi settori per identificare eventuali miglioramenti nella gestione dei costi?”. Il Consiglio di Stato “intende valutare nuove modalità di contrattualizzazione globale per ovviare a mandati cumulativi, anche in settori diversi, alla stessa organizzazione?”.