L'accettazione sociale dell'energia verde al centro di un incontro organizzato dell'Usi. Wüstenhagen: ‘Il federalismo talvolta un ostacolo’
Siamo tutti d’accordo sulla necessità di una politica energetica che punti sulle energie rinnovabili. Meno quando si tratta di approvare progetti concreti, come i parchi eolici. È quanto emerge dagli studi realizzati da Rolf Wüstenhagen, professore ordinario di management delle energie rinnovabili all’Univeristà di San Gallo. Questo tema farà parte dell’appuntamento ‘Incontri 2023’ organizzato dall’Università della Svizzera italiana domani, martedì 28 novembre, durante il quale si parlerà di accettazione sociale e sostenibilità. Ovvero le connessioni tra economia, territorio e società.
Professore, partiamo da una domanda semplice: di cosa si occupa lo studio sull’accettazione sociale delle politiche di energie rinnovabili?
Questo ambito di ricerca vuole capire quanto una determinata politica, o anche progetti concreti e specifici, siano accettati dalla popolazione. Se si viene a creare un sostegno maggioritario o minoritario. È un campo di ricerca piuttosto ampio che riguarda tutti i tipi di energia rinnovabile, dal solare fino all’eolico.
E cosa emerge?
Che sostanzialmente c’è un buon sostegno e un ‘clima’ intorno a queste politiche di energie rinnovabili e sostenibilità molto positivo. Nonostante questo quando si parla di progetti concreti, penso ad esempio alla costruzione di parchi eolici, c’è molta più discussione all’interno della popolazione e si creano anche maggioranze che sono contrarie a questo tipo di iniziative. Quello da far capire, quindi, è che gli obiettivi climatici passano attraverso la realizzazione di progetti.
Quali sono le differenze di sensibilità a livello nazionale? E il Ticino come è messo?
Partiamo dall’esempio dell’energia eolica. Da un lato vediamo che ovunque nel Paese i progetti vengono contrastati, quindi possiamo parlare di una situazione simile a livello nazionale. Dall’altro ci sono regioni, specialmente nella Svizzera occidentale, che hanno già dei parchi realizzati. Mentre la Svizzera tedesca, pur avendo relativamente pochi progetti sul tavolo, vede una forte opposizione. Il Ticino si colloca un po’ a metà strada: per molti anni c’è stata contrarietà alla costruzione di un parco eolico sul Gottardo ma ora sembra che il progetto verrà realizzato nei prossimi anni.
Confederazione, Cantoni e Comuni. Quale ruolo giocano i tre livelli politici del nostro Paese?
Restiamo sull’esempio dell’eolico. Questo ci mostra bene come tutti e tre i livelli sono coinvolti. Il Comune per quanto riguarda la domanda di costruzione. Il Cantone per quanto riguarda il Piano cantonale, all’interno del quale si inserisce il parco. E la Confederazione che a sua volta deve coordinare i progetti e avere una visione di insieme sul territorio nazionale. C’è poi la questione del sostegno economico, che riguarda anche questo tutti i livelli. Pure sul piano legislativo sono coinvolti sia Comuni che Cantoni e Confederazione.
Quali le conseguenze di questo sistema?
Il federalismo è a volte un aiuto per questi progetti e a volte un po’ un impedimento.
In che senso?
Se la politica federale stabilisce un determinato obiettivo da raggiungere, per arrivarci dovrà avere bisogno anche del sostegno di Cantoni e Comuni. Altrimenti non riuscirà a realizzare i progetti.
Le ultime elezioni federali sono state vinte dall’Udc. La politica democentrista è tra le meno schierate a favore delle energie rinnovabili. Vuol dire che il sostegno della popolazione è venuto meno?
Ogni partito porta avanti la sua linea in materia di energia. Il vettore eolico è tradizionalmente sostenuto più dall’area di centro sinistra, mentre l’Udc è anche a favore dell’atomico. Sulle votazioni specifiche in materia energetica, penso alla Strategia 2050 che prevede anche un ampio sostegno all’eolico, la maggioranza della popolazione si è detta a favore delle energie rinnovabili e della decarbonizzazione. Fa parte della democrazia del nostro Paese.
Capitolo approvvigionamento: puntando esclusivamente sulle rinnovabili non ci sarà il rischio di avere periodi di penuria?
Serve una diversificazione delle fonti energetiche. Non è che rifornendosi solo di energia atomica o energia solare la Svizzera può avere un buon approvvigionamento. Per entrambe potrebbero infatti esserci problemi di fornitura e a quel punto una dipendenza troppo elevata diventerebbe problematica. Ma è un discorso che vale per tutti i tipi di fonte energetica. Una buona combinazione potrebbe essere eolico e solare. Con il primo che funziona molto bene d’inverno e il secondo che raggiunge la piena efficienza d’estate. Le energie rinnovabili hanno anche il vantaggio di garantire un prezzo stabile, che non varia in base al contesto internazionale come fa invece il gas. C’è quindi anche un discorso di indipendenza energetica.
L’accettazione sociale passa anche dal prezzo... Parlando di costi, le rinnovabili hanno davvero un prezzo maggiore?
No, non è vero. Dipende infatti quali costi si confrontano. Un esempio: negli Stati Uniti vediamo che un kilowattora di energia eolica costa due terzi in meno dell’elettricità proveniente dalle nuove centrali nucleari. Restando sempre sul nucleare, gli ultimi progetti realizzati in Europa hanno dimostrato come i costi effettivi di nuove centrali alla fine dei lavori si siano rivelati molto superiori a quanto previsto inizialmente.