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Logopediste: ‘Il preventivo dovrebbe adeguarsi ai bisogni’

Nuovo problema per le famiglie di giovani con bisogni educativi speciali e settore della logopedia: budget cantonale superato e certe prestazioni sospese

Le professioniste (nel privato c’è solo un uomo) seguono bambini e ragazzi con disturbi della comunicazione
(Ti-Press)
14 ottobre 2023
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Una situazione di incertezza che genera profonda preoccupazione. È quella che stanno vivendo in Ticino le famiglie di diversi bambini e ragazzi con bisogni pedagogici speciali, nonché le professioniste del settore della logopedia privata convenzionata in conseguenza dell’esaurimento del budget pubblico preventivato per le terapie. «Dal 2008 la logopedia privata è convenzionata con il Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) conformemente alla Legge sulla pedagogia speciale, per cui per i giovani tra gli 0 e i 20 anni risulta gratuita. Il servizio privato è dunque complementare a quello pubblico che è saturo e non riesce a soddisfare tutte le richieste», spiega Nynke Zittema, presidente dell’Associazione logopedisti della Svizzera italiana (Alosi). Da tempo infatti la popolazione, così come la politica, evidenziano la problematica delle lunghe liste di attesa.

‘Comunicazione più che tardiva’

Da un mese e mezzo a questa parte il problema si declina in nuovi termini. «Il 26 settembre la Sezione della pedagogia speciale (Sps, sotto il Decs, ndr) ci ha inviato una lettera in cui ci informava che il preventivo 2023 era stato sorpassato e che dal 1° settembre, quindi da 26 giorni prima, tutte le richieste per il rinnovo della presa a carico di bambini e giovani, così come le richieste di valutazione e quelle di nuovi interventi venivano sospese. Insomma restavano attive solo quelle per cui la garanzia era già stata data in precedenza. Ci siamo quindi trovate all’improvviso, insieme alle famiglie, in una situazione di difficoltà, oltre che confrontate con una comunicazione più che tardiva». Dopo una prima riunione il 3 ottobre tra Alosi ed Sps seguita da altri incontri individuali, rende noto Zittema, «la situazione ad oggi è che le richieste di rinnovo sono state tutte sbloccate, ma restano in sospeso quelle per nuove valutazioni e nuovi interventi che potranno essere trattate solo in caso di dimissioni di altri bambini o ragazzi». Il parziale sblocco della situazione indica che l’esecutivo ha stanziato un supplemento di budget rispetto al preventivo, «ma non sufficiente per dare finalmente una risposta ai bisogni del territorio». In realtà il superamento del preventivo con successiva richiesta di credito aggiuntivo da parte dell’Sps «rappresenta la prassi – dice la presidente Alosi –. Solo che, avendo sempre ricevuto risposte positive dal governo, questo aspetto alla nostra attenzione non era mai emerso».

‘Rischio di chiudere degli studi’

Il capo Sezione pedagogia speciale Mattia Mengoni, interpellato ieri mattina dal portale Tio in replica ai timori espressi da una madre per l’impossibilità di pagare di tasca propria una logopedista privata per il figlio, ha illustrato che in termini di spesa dal 2022 al 2023 l’aumento stimato è del 50% e che l’Sps si sta organizzando per garantire risposte adeguate. «Sappiamo che il preventivo ’23 è stato adattato rispetto al ’22 – commenta Zittema –, ma, ripeto, l’adeguamento non è avvenuto in maniera sufficiente in rapporto alle necessità di educazione speciale di bambini e ragazzi». Il problema più grande, afferma la presidente Alosi, «è il fatto che, secondo quanto comunicatoci, il preventivo 2024 ricalcherà sostanzialmente quello del 2023 e non sappiamo quanto il governo sarà disposto a mettere come supplemento». Il timore è che sia poco o niente, considerando la spada di Damocle del Decreto Morisoli. Insomma, pur non trattandosi di “tagli” propriamente detti, per Zittema la situazione è «estremamente preoccupante», non solo per i bambini e i giovani, ma anche per il settore professionale: «Ci verrà imposto di lavorare di meno, aggravando una condizione di incertezza in un momento congiunturale già difficile. Il paradosso è che quando finalmente era aumentato il numero di professioniste viene limitato loro di praticare. Il rischio concreto – mette in luce la logopedista – è che si arrivi alla chiusura di studi logopedici privati e che si aggravi di nuovo la situazione di carenza di logopedisti. Anche le colleghe del servizio pubblico sono allarmate perché si troveranno ancora più sotto pressione». Nel corso dell’ultimo incontro, la Sezione della pedagogia speciale ha proposto ad Alosi dei criteri su cui riflettere per gestire al meglio il 2024 tenendo conto dei tetti di spesa, che comprendono ad esempio una maggior dilatazione temporale per poter garantire il contenimento delle spese. «Apprezziamo di essere coinvolte dall’Sps, con cui abbiamo sempre avuto ottimi rapporti e che cerca di fare il possibile per noi, e abbiamo istituito un gruppo di lavoro. Ma queste proposte ci mettono in una posizione deontologica difficile perché se avanziamo la richiesta al governo di stanziare più finanziamenti è perché sappiamo che ce n’è necessità». Conclude Zittema: «Non dovremmo essere noi ad adattarci al preventivo, ma il preventivo ad adattarsi ai bisogni della società».

L’interrogazione

‘Maggiore pressione sul servizio pubblico?’

Dopo una prima interpellanza specifica sul tema presentata dal Centro lo scorso 4 ottobre – primo firmatario Maurizio Agustoni –, ad aggiungere ulteriori domande all’indirizzo del Conisglio di Stato è un’interrogazione della deputata dei Verdi Giulia Petralli. Tra i numerosi quesiti chiede: come spiega il governo il ritardo di 26 giorni nell’informazione? Chi dovrebbe coprire i costi delle prestazioni erogate in settembre? Nel caso di un congelamento delle valutazioni e delle nuove terapie fino al 2024, chi dovrebbe pagare i servizi necessari: le famiglie? Perché non è stato accordato tutto il credito suppletivo necessario? E ancora: aumenterà la pressione sul settore della logopedia pubblica? Come mai il preventivo del Cantone per la logopedia privata non riesce da alcuni anni a prevedere la crescita di terapia per bambini e giovani? Il preventivo inoltrato dall’Sps per il 2024 è il medesimo che per il 2023? È consapevole il governo che si va a colpire un settore professionale a prevalenza femminile?